domenica, maggio 31, 2009

Disinteresse internazionale sul "caso Somalia"

“L’Unione Africana è stata lasciata sola sulla Somalia”: lo ha detto il presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA) Jean Ping, in un’intervista rilasciata alla MISNA a margine della Giornata dell’Africa celebrata in Italia il 28 maggio al Quirinale alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Agenzia Misna - “Sul futuro della Somalia le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza continuano a tergiversare” aggiunge Ping, che, come i suoi predecessori e come gli ultimi due presidenti della Somalia o tutti gli organismi continentali africani e dei paesi arabi, negli ultimi anni ha ripetutamente chiesto al Palazzo di vetro di inviare una missione di pace nel paese a sostegno delle istituzioni di transizione così faticosamente create. “Crediamo che il governo di transizione in carica abbia tutta la legittimità necessaria. Il presidente è stato scelto dai deputati somali e gode di un vasto sostegno popolare. Il nuovo esecutivo è stato riconosciuto ed è guardato con speranza da buona parte della comunità internazionale” ha aggiunto Ping, evidenziando come, facendo riferimento alla cronaca degli ultimi giorni, questo governo si trovi ora minacciato da poche migliaia di oppositori armati. Oppositori che potrebbero essere contenuti da una forza internazionale degna di questo nome. “L’Onu e il Consiglio di Sicurezza continuano a risponderci che non c’è una pace da mantenere in Somalia e che per mandare una missione di ‘peacekeeping’ serve una pace (‘peace’) da mantenere (‘to keep’)” scandisce sorridendo il presidente dell’Unione Africana, nella sua conversazione con la MISNA. “Ci dicono fate la pace in Somalia e poi invieremo una forza. Ma chi porta la pace in Somalia?” chiede Ping. “La responsabilità di mantenere la pace è delle Nazioni Unite. Cinquantadue paesi africani su 53 sono membri delle Nazioni Unite, che, se non ricordo male, non sono una società a partecipazione limitata” aggiunge ironico il presidente della Commissione dell’Unione Africana, ricordando come l’Unione Africana abbia più volte chiesto l’invio di una missione di pace. “Non riesco a capire quale sia il motivo per i ripetuti ‘no’ ottenuti in risposta alle nostre richieste (l’ultimo solo qualche giorno fa, ndr). La richiesta di attesa della pace in Somalia l’abbiamo già affrontata e credo che sia chiaro come questo approccio porti a un circolo vizioso senza via d’uscita, l’altra cosa che mi viene in mente è che alcuni paesi molto influenti nel Consiglio di Sicurezza siano ancora impauriti per quanto accadde nel 1993 con la missione Onu ‘Restore Hope’” aggiunge Ping, facendo riferimento alla fallimentare missione umanitaria delle Nazioni Unite durante la guerra civile seguita alla caduta di Siad Barre nel 1991 e che si concluse con una ritirata dei caschi blu (a partire dal contingente statunitense dopo le perdite subite a Mogadiscio e immortalate nel lungometraggio hoolywoodiano ‘Black Hawk down’) e l’abbandono totale della Somalia al suo destino. “Se questo è il problema – dice Ping riferendosi ad eventuali paure per episodi passati – basta dirlo e se ne può parlare. Le condizioni di oggi e di allora, infatti, sono molto diverse”. Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, comunque, sottolinea con orgoglio la presenza del contingente inviato dall’Ua in Somalia: Amisom. “Siamo gli unici ad essere presenti sul posto. Abbiamo avuto dei problemi di finanziamento iniziali, ma adesso le cose stanno migliorando. I paesi contributori (Uganda e Burundi, ndr) hanno rinforzato i rispettivi contingenti e altri paesi si aggiungeranno presto alla lista” dice ancora Ping, anticipando un coinvolgimento nigeriano, ghanese e di altri paesi. La situazione di Amisom e il suo potenziale a sostegno del governo di transizione somalo “stanno crescendo” secondo Ping il quale sottolinea come finalmente siano cominciate ad arrivare risposte a due delle richieste avanzate in questi anni. “Alla conferenza di Bruxelles la comunità internazionale si è impegnata a stanziare circa 250 milioni di dollari per la Somalia, anche se finora solo pochi paesi hanno effettivamente versato la quota per cui si erano impegnati (Italia e alcuni paesi scandinavi, ndr), soldi con cui è possibile finanziare Amisom; in secondo luogo altri paesi hanno risposto all’appello di intervenire nella formazione di una forza di sicurezza somala. Stiamo lavorando per creare 10.000 poliziotti somali. Dobbiamo addestrarli, dotarli di attrezzature e pagarli e per fortuna alcuni paesi hanno dato la loro disponibilità ad aiutarci” spiega citando lo Yemen, l’Egitto e l’Algeria. Interrogato sulla discrepanza di attenzione con cui la comunità internazionale ha trattato finora il problema della politica somalo e quello della pirateria a largo delle sue acque, il presidente della Commissione dell’Unione Africana risponde, concludendo l’intervista e sfoderando un sorriso sincero: “i nostri amici dovrebbero capire che i pirati somali non nascono in mare”. Un concetto, quello di curare la malattia (l’insicurezza della Somalia) e non solo uno dei suoi sintomi (in questo caso la pirateria), molto caro a Jean Ping. (Intervista di Massimo Zaurrini)

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domenica, maggio 31, 2009

Sierra Leone: gravidanze e parti più sicuri


'Era mezzanotte, troppo tardi, eravamo in giro a cercare soldi da prendere a prestito. Eravamo confusi e disperati. Non c'era nessuna macchina disponibile.' Kumba Dabor racconta della notte in cui morì sua sorella Hawa. Nel tardo pomeriggio del 19 marzo 2008 iniziò il travaglio e Hawa andò a piedi fino all'ambulatorio del villaggio. La sua gravidanza gemellare non era stata individuata dai controlli prenatali. L'infermiera le disse che doveva andare all'ospedale di Kabala, ma Hawa morì alle 2.30 del mattino. In Sierra Leone le donne rischiano di perdere la vita durante il parto più che in quasi ogni altra parte del mondo e ogni anno, a causa di complicanze della gravidanza che potrebbero facilmente essere curate, perdono la vita a migliaia. Questa non è solo un'emergenza sanitaria, è uno scandalo per i diritti umani.


Ospedali e ambulatori sono a corto di personale, mancano di attrezzature idonee e farmaci essenziali e spesso si trovano in zone distanti dalle case delle pazienti. Per il trasporto in ospedale occorre pagare una tassa di registrazione al momento dell'arrivo nella struttura, il costo del parto, dei farmaci, di attrezzature sanitarie quali guanti e fleboclisi, delle sacche di sangue per trasfusione, degli esami e delle operazioni chirurgiche è troppo elevato e la maggior parte delle donne in Sierra Leone non può permetterselo. Questi costi contribuiscono in modo diretto alla mortalità materna. Molte donne giungono troppo tardi in ambulatori e ospedali perché perdono tempo a raccogliere il denaro, dato che devono pagare in anticipo i servizi, anche se la vita della madre è in pericolo.

A dispetto di una linea programmatica ufficiale del governo adottata nel 2001, secondo la quale le cure mediche per donne in gravidanza e bambini fino ai cinque anni dovrebbero essere gratuite, non è stata adottata alcuna misura per attuarla.

Il monitoraggio da parte del governo sulle morti materne, sul personale medico e sul sistema sanitario nel suo complesso è pericolosamente inadeguato e l'accertamento delle responsabilità nei casi di morti materne evitabili è scarso o del tutto assente. A ogni livello del sistema sanitario pubblico, la formazione professionale del personale e la supervisione delle loro attività sono carenti o del tutto inesistenti. Inoltre, la mancanza di informazioni sanitarie e i bassi livelli di istruzione impediscono alle donne di riconoscere i segnali di pericolo durante la gravidanza.

La capacità delle donne di esercitare il proprio diritto a decidere il numero, l'intervallo e la tempistica delle gravidanze è minima; la pressione sociale ad aver figli è, infatti, molto forte e le donne della Sierra Leone hanno una media di 6-8 figli ciascuna. Inoltre, le complicanze dovute ad aborti praticati in condizioni di rischio sono una delle principali cause di mortalità materna.

Per ridurre la mortalità materna, oltre all'accesso alla pianificazione familiare e alle prestazioni sanitarie gratuite, sono fondamentali la presenza di personale sanitario qualificato al momento del parto, l'assistenza ostetrica d'urgenza e le reti di ascolto e assistenza. La Sierra Leone è un paese povero che con le proprie risorse si trova a far fronte a molti problemi ed esigenze. Nonostante le numerose difficoltà, la Sierra Leone ha l'obbligo di adottare misure concrete e mirate per garantire il diritto delle donne ai più alti standard sanitari possibili.

Incapacità a fornire le cure essenziali
Si stima che, in tutto il mondo, il 15 per cento delle donne incinte rischiano di andare incontro a complicanze della gravidanza, che possono mettere in pericolo la loro vita. L'assistenza ostetrica d'urgenza è essenziale per salvarle. Secondo uno studio condotto nel 2008 dall'Unicef e dall'Unfpa, dei 38 ospedali della Sierra Leone dotati di reparti maternità solo 14 sono in grado di fornire assistenza ostetrica completa (che comprende trasfusioni sanguigne e parti cesarei) e nessun ambulatorio è in grado di fornire le basilari cure ostetriche d'urgenza. Dei 13 distretti in cui è diviso il paese, sei non possiedono strutture per le emergenze ostetriche e centinaia di migliaia di donne sono perciò prive di accesso a trattamenti salvavita.
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domenica, maggio 31, 2009

Senza lo Spirito, la Chiesa sarebbe solo un’agenzia umanitaria

Davanti a oltre 30 mila persone Benedetto XVI sottolinea la “giovinezza” della Chiesa che lo Spirito santo spinge alla testimonianza del Verbo incarnato e alla carità. Un ricordo ai perseguitati a causa di Gesù e ai giovani dell’Abruzzo.

AsiaNews – “Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa”. Senza di esso, la Chiesa sarebbe solo “un’agenzia umanitaria”, come è spesso considerata da coloro che non la guardano con gli occhi della fede. Così il papa alla recita del Regina Caeli quest’oggi, solennità di Pentecoste, che ricorda il dono dello Spirito santo ai discepoli e a Maria riuniti nel cenacolo. Davanti a una fiumana di almeno 30 mila pellegrini, Benedetto XVI ha detto: “Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui a che cosa essa si ridurrebbe? Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto frutto dell’invisibile Spirito divino”.

La solennità di oggi cade nel giorno in cui la Chiesa celebra la Visitazione di Maria ad Elisabetta (31 maggio). Il pontefice prende spunto da questa coincidenza per parlare della giovinezza di Maria e di quella della Chiesa: “La giovane Maria, che porta in grembo Gesù e, dimentica di sé, accorre in aiuto del prossimo, è icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato, chiamata a portarlo al mondo e a testimoniarlo specialmente nel servizio della carità”.

“Invochiamo – ha concluso il papa - l’intercessione di Maria Santissima, perché ottenga alla Chiesa del nostro tempo di essere potentemente rafforzata dallo Spirito Santo. In modo particolare, sentano la presenza confortatrice del Paraclito le comunità ecclesiali che soffrono persecuzione per il nome di Cristo, perché, partecipando alle sue sofferenze, ricevano in abbondanza lo Spirito della gloria (cfr 1 Pt 4,13-14)”.

Dopo la recita della preghiera mariana il papa ha ricordato in particolare i giovani dell’Abruzzo che in questi giorni si sono radunati per ricordare le Giornate della Gioventù. “In comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto – ha detto - chiediamo a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e di speranza”.
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domenica, maggio 31, 2009

Messaggio dei bambini ai politici che parteciperanno al G8

Oltre 350 bambini delle scuole elementari italiane hanno scritto un messaggio per i leader politici che si ritroveranno a luglio in Italia per il G8

RadioVaticana - Nei giorni scorsi, presso l’ambasciata britannica a Roma, è avvenuta la premiazione dei 16 bambini finalisti del concorso “Piccoli autori di grandi pensieri”, promosso dalla Tavola della Pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani con il sostegno dall'Ambasciata Britannica in Italia e dalla Campagna del Millennio delle Nazioni Unite. Stefano Leszczynski ha chiesto a Marta Guglielmetti, coordinatrice della Campagna Onu per l’Italia, quali sono i contenuti principali dell’iniziativa:

R. – Quello che è stato veramente bello leggere nelle loro lettere è come sia possibile che delle persone così importanti - come lo sono gli 8 ministri degli 8 Paesi più ricchi della terra - abbiano fatto delle promesse e non le mantengano. Si tratta poi di promesse che hanno un impatto sui più poveri della terra, su persone e su bambini come loro ma che non hanno nulla per vivere.

D. – Le questioni espresse in varie maniere, sono poi, tutto sommato, quelle che si ritrovano anche negli obiettivi del millennio?
R. – Noi sappiamo che gli obiettivi possono essere raggiunti, la povertà estrema può essere eliminata. Bisogna muoversi, la via è già segnata, ci sono gli obiettivi che indicano cosa bisogna fare. Ci sono delle responsabilità condivise, come è già anche ben definito chi dovrà fare cosa, quindi quali governi dovranno agire e quali obiettivi si dovranno raggiungere. E’ proprio una questione di volontà politica.

D. – E’ stato detto spesso che l’Africa avrà un posto privilegiato tra le attenzioni ed i temi trattati al G8. Tuttavia, a fianco a questi temi, ci sono quelli della sicurezza, dell’immigrazione…
R. – I problemi dell’immigrazione sono strettamente legati anche ai problemi di sviluppo nei Paesi da cui queste persone poi fuggono; ci sono condizioni in cui non riescono a vivere, non hanno un futuro, non hanno possibilità di trovare un lavoro e di far crescere le loro famiglie.

A lodare l’iniziativa che ha coinvolto i bambini che si sono rivolti ai grandi della terra è stato anche il presidente della repubblica italiana Giorgio Napolitano, che ha inviato un messaggio ai ragazzi denunciando i mali che attanagliano il mondo contemporaneo spesso nell’indifferenza generale. Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace:

R. – Povertà, miseria: questi sono i nomi del dramma in cui sono costretti a vivere, oggi, più di 3 miliardi di persone sulla terra. Ed i bambini hanno scritto ai grandi, ancora una volta, chiedendo loro di aprire gli occhi e le orecchie e di fare i conti con quelle che sono le responsabilità che hanno. Si tratta di essere realisti e di fare i conti con le drammatiche conseguenze di questo enorme problema, di questa grande tragedia.

D. – Una miseria che è stata provocata anche da uno sfruttamento delle risorse dei Paesi più deboli da parte di quelli più forti, e alla quale oggi si tenta di porre rimedio, per così dire, manifestando la volontà di investire in questi Paesi per risollevare le loro economie…
R. – Io sono molto preoccupato perché penso che molto spesso dietro a questa idea di novità, ci siano in realtà nuovi piani di sfruttamento di un Continente, di popoli, di territori che abbiamo già depredato. Non possiamo più continuare per questa strada; ieri, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto che dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modo di guardare all’Africa. Noi sappiamo che l’Africa è il Continente che più subisce il dramma della povertà. Dobbiamo cambiare il nostro modo di guardare a questi popoli, a questa realtà, rispettando le loro ricchezze culturali ancor prima che naturali ed economiche.
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domenica, maggio 31, 2009

Pentecoste africana

del nostro redattore Renato Zilio

La processione di entrata nella cattedrale di Nampula (Mozambico) è una lenta e solenne immersione in un’enorme folla nera. Questa riempie tutta la vasta e bianchissima cattedrale di stile coloniale. Volti neri, allineati, fittissimi, con gente in piedi alle tre porte di entrata. Cantano tutti in portoghese, ma il loro volto è di un bel colore ebano-scuro, africano. Con in più i tamburi che colorano ancor meglio l’atmosfera di qui...

Si avanza con la processione tra due lunghissime ali di confirmandi che oggi sono quasi duecento. Danzano, pur restando fermi. Ancheggiano ritmicamente, con quella stupenda eleganza che ti fa avanzare come in un viale di giovani piante, belle e ondeggianti. “La messa da noi è sempre una festa!” mi ricordava in sacrestia un prete nero. Verissimo. Arrivati all’altare, trecento occhietti su sfondo scuro ci attendevano, puntati verso l’assemblea. Tutti i bambini sono ammucchiati, assiepati nello spazio absidale, attentissimi.

Terminato il canto, le prime parole dell’arcivescovo monsignor Tomè cadono sulla folla come le prime, attese gocce di un acquazzone africano. Parole benefiche. “In queste due-tre ore insieme, non tanto di folclore, ma di intimità con Dio, vogliamo pregare per questi giovani cresimandi. E portiamo nella nostra preghiera anche le migliaia di rifugiati nella nostra diocesi e i migranti del Mozambico.” La folla assorta in questa domenica di Pentecoste, festa delle lingue e delle culture, assorbe le sue parole come una spugna. Mentre mi dico, tra me e me: “Qui siamo veramente in Africa, il tempo non si conta mai...”

E così comincia il canto: i tamburi, le voci, le mani, il loro ritmo con due colpi e due pause, un lunghisssimo grido corale al suo acme, al punto più alto... si spengono, infine, d’incanto. E si piomba subito in un silenzio perfetto, immobile. La miriade di volti neri ti fissa dall’assemblea con gli occhi ben aperti. Lunghi momenti di attesa... e una vera emozione mi prende.

Poi, la parola esce dalla bocca del lettore. Viene offerta con gesto lento come gustandola prima, ruotandola nel palato, assaporandola. Parola calma, sonora e solenne. Vedi subito dagli occhi e dal silenzio come ognuno la riceve: la attende, la gusta, gli risuona nelle tempie, gli fa brillare lo sguardo, scende nell’anima, in profondità. Comprendi, allora, concretamente che cosa vuol dire una “civiltà della parola” come questa africana. La parola qui è sacra. È sintesi di cuore, di corpo e di mente. E ancor più dell’amore di Dio, fattosi Parola lui stesso. Essa si posa nella vita di ognuno subito dopo l’ascolto e la penetra per darne forza, bellezza e coraggio.

E corro con il pensiero alle nostre liturgie: letture non proclamate, ma lette semplicemente, spesso in fretta come una poesia a scuola. Senza a volte neanche averle precedentemente assaporate, comprese o interiorizzate... Le parole scorrono veloci e il lettore pure, che sparisce subito con movimento rapido.

A qualche chilometro di distanza dalla nostra splendida cattedrale, nella povertà estrema di un campo di quasi 5.000 rifugiati, padre Rodenei celebra la Parola di Dio con loro. È un missionario brasiliano di fronte a un’assemblea di congolesi, di burundesi, di ruandesi... rifugiati in un Paese straniero. Egli anima così la speranza e l’esistenza di uomini e di donne, che vivono ormai solo di esilio e di Dio. Anche il popolo ebreo, per lunghissimo tempo, si nutriva così.
Oggi per questi la parola del Signore diventa fuoco. Si fa spirito di fortezza e di resistenza nelle loro esistenze fragili e tormentate. Spirito di coraggio e perfino di amore, nonostante tutto.
Sì, per loro oggi è veramente Pentecoste.
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domenica, maggio 31, 2009

Affreschi Giotto su San Francesco esposti in carcere

In Francia, per celebrare gli otto secoli della fondazione dell'ordine dei francescani, sono esposte nelle prigioni alcune riproduzioni dei celebri affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco d'Assisi, padre fondatore dell'ordine.

Sanfrancescopatronoditalia.it - Le opere riprodotte, che grazie a visite guidate possono essre ammirate e comprese dai detenuti, si trovano attualmente nel carcere di Bois-d'Arcy vicino a Parigi. L'iniziativa di Elisabeth de Balanda, responsabile delle edizioni Ars Latina specializzate in mostre e libri sul mondo latino, è stata accolta con entusiasmo dai francescani che le considerano un'opportunità per aiutare moralmente i detenuti. "Come i prigionieri, anche Francesco d'Assisi ha avuto una vita difficile. Essendo stato prigioniero per un anno, conobbe la realtà del carcere", dichiara al quotidiano cattolico La Croix una laica membro della comunità francescana in visita per l'occasione al carcere di Bois-d'Arcy. I detenuti hanno dimostrato subito un profondo interesse durante le visite guidate: "Francesco d'Assisi era un uomo come noi.
Non ho mai visto nulla di così bello" afferma uno di loro a Bois-d'Arcy.

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sabato, maggio 30, 2009

Rinvenuto a Gerusalemme un sigillo in osso recante il nome Saul

Il presidio della Knesset ha visitato la città di Davide a Gerusalemme

Costodia.org - Durante la visita è stato esposto per la prima volta un sigillo riconducibile al periodo del Primo Tempio. Il sigillo è stato trovato durante uno scavo condotto presso le Mura del National Park di Gerusalemme, a nome dell'Israel Antiquities Authority e in cooperazione con la Nature and Parks Authority, sotto la direzione del Professor Ronny Reich dell'Università di Haifa e di Eli Shukron dell'IAA, e finanziato dalla 'Ir David Foundation'. Il sigillo, in osso, è rotto ed è mutilo di un pezzo nella parte superiore. Due linee parallele dividono la superficie del sigillo in due registri dove sono incise delle lettere ebraiche: לשאל ]ריהו

Alla fine dell'ultimo nome vi è uno spazio seguito da un'immagine floreale o piccoli frutti. Il nome del possessore del sigillo si è perfettamente conservato ed è scritto nella forma abbreviata לשאל '(di) Saul'. Il nome è noto sia grazie alla Bibbia (Genesi 36,37 ; 1 Samuele 9,2 ; 1 Cronache 4,24 e 6,9) che ad altri sigilli ebraici.
Secondo il Professor Reich questo sigillo è legato ad un altro sigillo ebraico ritrovato in precedenza e a tre bullae ebraiche (pezzi di argilla con impressa l'impronta di un sigillo) trovate vicine.

Questi cinque oggetti rivestono una grande importanza cronologica nello studio dello sviluppo dell'uso del sigillo, mentre le numerose bullae ritrovate presso le rocce della piscina adiacente insieme a frammenti di vasi della fine del nono e l'inizio dell'ottavo secolo a.C. non recano lettere semitiche.
Del resto i cinque manufatti epigrafici ebraici sono stati scoperti nel suolo scavato al di fuori della piscina e contengono frammenti di vasi databili all'ultima parte dell'ottavo secolo. A quanto pare lo sviluppo del disegno dei sigilli è avvenuto in Giuda nel corso dell'ottavo secolo a.C. In quel periodo si incominciò a incidere figure su sigillo e ad un certo punto anche i nomi dei possessori. Sembra che questo abbia avuto inizio quando si sentì la necessità di identificare il possessore del sigillo col suo nome piuttosto che con qualche rappresentazione grafica.

Sembra anche che "l'ufficio" che amministrava la corrispondenza e riceveva i beni che venivano tutti sigillati con le bullae abbia continuato ad esistere e operare con regolarità anche dopo la costruzione di un'abitazione residenziale nei pressi della piscina scavata nella roccia. Sicché la terra e gli scarti, che contenevano molte delle summenzionate bullae, rimasero bloccati nel fondo della piscina.
Questo "ufficio" continuò a produrre scarti che comprendevano le bullae aperte e rotte, come pure sigilli che, quando non venivano utilizzati, andavano a finire nel cumulo dei rifiuti nelle vicinanze.


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sabato, maggio 30, 2009

In Italia 260mila nuovi casi di cancro all'anno

La Giornata Nazionale del Sollievo. Si celebra oggi, domenica 31 maggio 2009, l'VIII Giornata nazionale del sollievo per la promozione delle cure palliative

La Stampa - Il Vicemin. alla Salute prof. Ferruccio Fazio con il Sottosegr. alla Salute Francesca Martini, il Sottosegr. alla Salute Eugenia Roccella, Bruno Vespa, Presidente della Fondazione “Gigi Ghirotti”, Angelo Michele Iorio, Vicepresidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, e Annarosa Racca, Presidente di Federfarma hanno presentato l'VIII Giornata Nazionale del Sollievo. La Giornata nazionale del sollievo per la promozione delle cure palliative e, in particolare, della terapia del dolore, promossa dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti si celebra in Italia domenica 31 maggio.
Lo scopo della manifestazione è informare e sensibilizzare gli operatori sanitari e i cittadini sull’importanza di promuovere la "cultura del sollievo" ed estendere la consapevolezza che il sollievo non è solo desiderabile ma anche possibile.
In questa giornata, infatti, si afferma la centralità della persona malata e il suo diritto ad essere informata su quanto si può fare per controllare il dolore e la sofferenza attraverso le terapie più avanzate, ma anche l’importanza di considerare il malato nella sua interezza, ponendo attenzione a tutti bisogni, psichici, fisici, sociali e spirituali, in modo di creare la migliore qualità di vita per lui e per la sua famiglia.
Il miglioramento dell’aspettativa di vita ha portato anche al nostro Paese un incremento dell’incidenza delle patologie croniche e del peso assistenziale delle fasce anziane e fragili della popolazione.
In questo contesto l’attenzione per la qualità della vita diviene parte integrante e strutturale dei percorsi assistenziali, tanto quando si sarà costretti a convivere a lungo con una patologia cronica che quando restano pochi mesi di vita.

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sabato, maggio 30, 2009

Clan Ricci-Sarno, agguato per riaffermare la supremazia

Colpita sul nascere la voglia di emergere del clan Mariano

Liberainformazione - Un'altra vittima innocente nella guerra di camorra. Siamo a Napoli. Quartiere Montesanto, centro storico. Un proiettile calibro nove colpisce la schiena di Petru, un giovane rom, musicista on the road, e gli trapassa il cuore. Unica colpa: trovarsi nel momento sbagliato, nel luogo sbagliato. I colpi impazziti dei killer della camorra feriscono anche un ragazzo di quattordici anni che giocava in strada con i suoi coetanei. Per lui, fortunatamente, i colpi lo colpiscono di striscio alla spalla. Diagnosi quaranta giorni.Il set della Gomorra napoletana è piazzetta Montesanto, conosciuta ta tutti come "a Pignasecca". In gioco il predominio degli affari dei Quartieri Spagnoli.

Alle 19 della sera del 26 maggio, in una strada affollata da centinaia di persone, nella vicinanze di uno dei piu’ grandi e serviti ospedali napoletani, e dove nel giro di pochi metri ci sono la stazione della Cumana e della metropolitana, otto persone in sella a quattro moto, sparano all’impazzata. Uno, due , dieci proiettili calibro nove. Due gruppi contro. Da un lato la famiglia che fa capo al capo Enrico Ricci collegato alla potente famiglia dei Sarno di Ponticelli. Clan potente dell’area est di Napoli. Clan vincente. E poi ci sono i Mariano. Famiglia storica dei Quartieri. Il reggente Marco Mariano, scarcerato due mesi fa, dopo vent’anni di galera ma già irreperibile, nonostante il decreto di sorvegliato speciale. Con lui libero anche Salvatore, figlio del boss Ciro Mariano, condannato all’ergastolo. Voci di quartiere sostengono che i Mariano vogliono riprendersi la gestione dei Quartieri . E non cedere al clan Ricci-Sarno. Ma come una partita a scacchi, tutti attendono la prima mossa. Ed ad agire sono per prima il clan Ricci-Sarno. Un'azione per anticipare i rivali. E per dimostrare che sono loro che comandano. Un’ azione eclatante. Violenta. Senza esclusione di colpi.

Gli investigatori sostengono che il raid aveva come obiettivo un palazzo dove abita e gestice un caseificio,Salvatore Mariano detto “Tortoriello”, figlio del boss Ciro. Salvatore era in strada ma . molto probabilmente, avvisato dalle vedette, riesce a scappare. E i colpi sparati dai sicari traffigono il cuore del povero Petru, rumeno, musicista di strada, mentre cercava di mettersi al riparo all’interno della stazione della Cumana. Un vero e proprio atto di forza del clan Sarno. Bossoli sparati per far capire che il clan una volta definito di periferia, ora si muove alla conquista della città. E nei quartieri si respira aria pesante. Si attende la risposta dei Mariano.In codice di camorra, al fuoco si risponde con il fuoco. Ancora guerra di faida. Ancora a Gomorra. E ancora un volta gli unici a pagare sono vittime innocenti. E sullo sfondo una città che si lecca le proprie ferite. Sanguinanti.

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sabato, maggio 30, 2009

Le Chiese di Gerusalemme in preghiera mondiale

Le Chiese di Gerusalemme convocano una preghiera mondiale per questo sabato 30 maggio

Una preghiera straordinaria di tutte le Chiese avrà luogo a Gerusalemme questo sabato, 30 maggio, alle 18.00 ora locale. L'evento verrà trasmesso in diretta da numerosi canali cattolici di tutto il mondo. Tutte le comunità cristiane di Gerusalemme e tutti i cristiani ovunque nel mondo sono invitati a prendere parte a questa preghiera straordinaria, che mira a compiere una grande preghiera di intercessione al Padre per questo momento da parte di tutti i cristiani da Gerusalemme”, spiegano gli organizzatori.

“I cristiani di Gerusalemme che parteciperanno a questa preghiera esorteranno i cristiani di tutto il mondo a unirsi spiritualmente a loro, in una comunione di preghiera per la riconciliazione, l'unità e la pace”, aggiungono. La preghiera verrà celebrata nella chiesa di St. Mark di Gerusalemme e verrà trasmessa dai seguenti canali televisivi: Telepace (17-00 ora italiana), Telelumiere (18.00 ora libanese), Canção Nova (18.00 ora brasiliana), Copt TV (18.00 ora egiziana), Telechiara (17.00 ora italiana), e più tardi da altri canali cristiani.

E' possibile unirsi alla preghiera sulla pagina web www.prayrup.info/new.
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sabato, maggio 30, 2009

Cave: 6000 attive, ma ogni anno 500 mln di euro persi

Alle Regioni va solo il 4%, a chi le sfrutta 1 mld e 735 mln annui

E' di 1 mld e 735 mln di euro il guadagno di chi sfrutta le cave per l'estrazione di sabbia e ghiaia per l'edilizia. Alle Regioni va solo il 4% (circa 53 mln). A denunciarlo è Legambiente con un dossier. La perdita per le Regioni si aggira sui 500 mln l'anno. In Italia ci sono 6 mila cave da cui vengono estratti 142 mln di metri cubi l'anno di inerti, di cui metà in Puglia, Lombardia e Lazio. In Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna si cava gratis, la tariffa più alta è in Abruzzo.
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sabato, maggio 30, 2009

Rifugiati: non solo asilo

Nasce un Coordinamento di associazioni per porre in atto i diritti riconosciuti dei rifugiati politici e titolari di protezione umanitaria presenti a Torino e favorire un loro inserimento sociale

PeaceReporter - Torino. Corso Peschiera. Una clinica privata in disuso da anni. Qui, dal 2008, hanno trovato rifugio alcune centinaia di immigrati di nazionalità somala, sudanese, eritrea ed etiope in possesso dello status di rifugiato politico e titolari di protezione internazionale. Stessa situazione in via Paganini, angolo via Bologna, dove ad essere occupata è, dal 2007, una vecchia caserma dei vigili urbani. Strutture in disuso e fatiscenti, senza acqua, riscaldamento, servizi o cucine, in cui vivono centinaia di persone in fuga da guerre, violenze e povertà. Chi ottiene lo status di rifugiato politico, assegnato da una delle dieci commissioni nazionali, in teoria ha accesso al permesso di soggiorno e a tutti quei diritti che vengono garantiti dalla Costituzione italiana e dalle leggi internazionali. Nella pratica, però, tutto questo si risolve in qualche corso di italiano e sei mesi di passaggi nei dormitori, alla fine dei quali si immagina che il migrante sia in grado di essere autonomo, capace di trovarsi una casa e un lavoro. E' evidente che questo percorso di legge non è in grado di rispondere ai diritti e ai bisgono dei rifugiati. Per questo sono nati dapprima un Comitato di solidarietà e da novembre 2008 in parallelo diverse associazioni torinesi hanno creato un Coordinamento per favorire l'inserimento abitativo e sociale dei rifugiati, che tenga conto delle loro capacità, esperienze, attitudini e desideri. L’idea del progetto non è solo quella di rispondere a un'emergenza attraverso la pura logica dell'asistenza, ma il tentativo di creare un percorso che favorisca l'autonomia dei rifugiati. Il primo passo è stato quello di conoscere il percorso di studi, le precedenti esperienze lavorative, le aspettative e i desideri di ogni Rifugiato/a. La seconda fase prevede, invece, l'ospitalità abitativa in strutture gestite dalle associazioni e dalle cooperative, a spese del progetto e l'accompagnamento attraverso un percorso formativo e lavorativo per favorire l'autonomia. Al progetto "Piemonte: non solo asilo" hanno aderito una trentina di associazioni, fra le quali San Vincenzo, Caritas, Migrantes, Amnesty Piemonte, Emergency Torino, Gruppo Abele, Chiesa Evangelica Valdese e molte altre realtà locali, in coprogettazione con il Comune, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte. Fra gli obiettivi che sono stati prefissati, anche quello di ristrutturare un edificio in grado di ospitare un'ottantina di persone, da dedicare all'accoglienza degli aventi permesso umanitario. Il lavoro di raccolta e di condivisione delle informazione è partito a metà febbraio e da allora ha portato a metà maggio all'inserimento dei primi trenta rifugiati sul territorio piemontese: 2 ad Avigliana, 3 a Condove, 2 a San Mauro, 6 a Rivoli, 6 ad Ivrea, 6 a Biella e 3 a Torino. Un lavoro sicuramente lento e difficile ma che potrebbe rappresentare un valido modello di accoglienza, replicabile nelle tante città italiane che ospitano persone con permesso umanitario.
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sabato, maggio 30, 2009

Si chiude con un bilancio positivo l'Agorà dei giovani

Chiusura, oggi e domani, del triennio dell’Agorà dei giovani promosso dalla Cei

RadioVaticana - L’iniziativa avviata dal Papa a Loreto nel 2007 è stata pensata per rilanciare la pastorale giovanile in Italia. Nel corso di questo fine settimana sono tanti gli eventi in programma nelle singole diocesi: concerti, momenti di festa e spettacolo, preghiera, liturgie penitenziali e adorazioni eucaristiche. Per un bilancio sull’Agorà Paolo Ondarza ha sentito don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della CEI.

R. – Sono stati tre anni molto belli, molto vivaci. Effettivamente, i gruppi giovanili delle associazioni in varie forme sono scesi un po’ nell’Agorà, si sono resi visibili, hanno collaborato tra loro e hanno annunciato il Vangelo con modalità nuove, grazie alla presenza del Santo Padre, che a Loreto nel 2007 e poi a Sydney, ha incoraggiato molto questo cammino.

D. – Benedetto XVI chiedeva ai giovani di andare controcorrente, di essere critici verso modelli di vita improntati all’arroganza, preferire le vie alternative improntate all’amore vero...
R. – Mi ha colpito molto che abbia chiesto ai giovani non tanto di essere semplicemente un po’ più bravi, ma di essere i costruttori di una nuova era, di un nuovo modo di vivere. Questo desiderio di una nuova età più evangelica, mi sembra che abiti nel cuore dei giovani, ma non solo, anche di tanti adulti.

D. – Un invito a un nuovo modo di vivere, basato sulle relazioni con il prossimo, sul rapporto con il Vangelo, un nuovo stile di vita, ma anche un nuovo rapporto con il Creato...
R. – Certo, è vero. Aveva parlato proprio appunto così di un nuovo rapporto con il Creato, con la natura, che è un dono che Dio ha fatto a tutti: non essere egoisti, nell’utilizzare i beni naturali e la natura solo per pochi, ma essere rispettosi del bene di tutti.

D. – Don Nicolò, si tirano le somme di questi tre anni. Da lunedì cosa succede per i giovani italiani?
R. – La speranza è che si continui con questo stile estroverso, aperto, semplice, soprattutto nelle comunità parrocchiali, dove la vita ordinaria si svolge. In particolare, qui in Italia, come ci ha detto l’assemblea dei vescovi italiani che si è appena conclusa, siamo tutti in attesa di progettare insieme, giovani e adulti, un decennio legato alle grandi tematiche dell’educazione.

D. – Ed è importante che i giovani, ma non solo, anche gli educatori, percepiscano questo senso dell’emergenza educativa?
R. – L’emergenza dell’educazione mi sembra sia sentita un po’ da tutti, non soltanto nel mondo cattolico. C’è molta sensibilità. Speriamo di riuscire davvero a lavorare insieme, perchè l’educazione ha bisogno – come ha detto il Santo Padre – di grandi alleanze educative. Tutti siamo responsabili, non soltanto alcuni tecnici, alcuni specialisti.
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sabato, maggio 30, 2009

Il premio anti-schiavitù ad una Ong della Mauritania

Nel paese ci sono ancora 600 mila schiavi, quasi un quinto della popolazione

PeaceReporter - Una Ong della Mauritania, fondata dal figlio di uno schiavo e da un ex proprietario di schiavi, ha vinto l'Anti-Slavery International Award di quest'anno. Il premio verrà consegnato mercoledì prossimo a Londra. Fra le motivazioni che hanno portato all'assegnazione, Anti-Slavery International ha addotto gli importati risultati conseguiti nel 2007, che hanno portato alla criminalizzazione della pratica. Nonostante questo, però, dal 2007 nessuno è mai stato arrestato o portato davanti ad un tribunale per riduzione in schiavitù. In Mauritania esistono ancora 600 mila schiavi, un quinto della popolazione, anche se Nouachkott continua a smentire il fenomeno. "Sos Esclaves opera in un contesto estremamente ostile, dove le autorità possono essere profondamente intolleranti verso coloro che le mettono in discussione" si legge nella motivazione del premio. Boubacar Messaoud, che ha fondato il gruppo nel 1995, è stato arrestato tre volte e nell'aprile scorso è stato picchiato dalla polizia fino a perdere i sensi, durante una manifestazione contro la schiavitù. E, ha aggiunto il direttore di Anti-Slavery International, il colpo di stato, avvenuto in Mauritania lo scorso agosto, ha peggiorato la situazione e ha rinnovato la violenza contro gli attivisti.
Boubacar Messaoud, figlio di uno schiavo, secondo la legge tradizionale avrebbe dovuto seguirne le sorti, ma, ha dichiarato ad un giornalista della Bbc che lo ha intervistato "insieme con alcuni amici, ho realizzato che la schiavitù è estremamente ingiusta e che non dovevamo rispettare la legge tradizionale della società mauritana. Di conseguenza io mi considero un uomo libero ed indipendente, e rifiuto di accettare questa legge che ha cercato di condizionarmi sin dalla nascita".
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sabato, maggio 30, 2009

Gli avvocati di Suu Kyi si augurano un esito ‘positivo' del processo

L'avvocato di Aung San Suu Kyi si dice "ottimista" e spiega che non ci sono "motivi legali" per condannare la leader dell'opposizione per violazione dei termini degli arresti domiciliari

PeaceReporter - La leader della Lega nazionale per la democrazia rischia 5 anni di carcere per l'intrusione di un cittadino statunitense nella sua abitazione. Secondo quando riferisce l'agenzia stampa AsiaNews, gli avvocati della Premio Nobel per la Pace si augurano un esito "positivo" del processo, anche se, riconoscono che non sia "facile che possa essere liberata".

Uno dei suoi avvocati, Nyan Win, ha assicurato che "non vi sono i termini per condannarla" se "il processo è condotto secondo la legge". Domani 30 maggio è il sesto anniversario del massacro di Depayin, in cui la giunta militare ha cercato di assassinare Aung San Suu Kyi.
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sabato, maggio 30, 2009

Effetto serra: catastrofe da 300 mila morti all'anno

Il cambiamento climatico e' una "crisi silenziosa" che sta distruggendo il mondo provocando circa 300mila morti l'anno e coinvolgendo circa 300 milioni di persone

PeaceReporter - L'allarme arriva oggi dalla think tank dell'Onu, Global Humanitarian Forum che, nel suo ultimo rapporto, denuncia che, entro il 2030, le vittime dell'effetto serra potrebbero addirittura quasi raddoppiare arrivando a oltre 500mila. "Si tratta - ha detto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan presentando il rapporto - della più grande sfida di emergenza umanitaria dei nostri tempi che causa sofferenza a centinaia di milioni di persone". Annan si è augurato che sarà questo il compito più importante per i capi di stato e di governo che si incontreranno a dicembre a Copenhangen: quello di "mostrare la volontà politica per un accordo ambizioso che affronti il problema ". Il prezzo che si paghera' altrimenti, ha proseguito Annan, e' quello della fame e della malattia su scala mondiale". Delle 300mila vite perse ogni anno, spiega il rapporto, nove su dieci sono legate al "degrado ambientale". Anche le morti per inedia, oppure per malattie come la diarrea o la malaria, sono spesso una conseguenza di disastri correlati al cambiamento climatico. La maggior parte delle vittime, pari al 99%, sono nei paesi in via di sviluppo che hanno contribuito - spiega lo studio - solo per l'1 percento alle emissioni di ossido di carbonio. Circa 45 milioni dei 900 milioni di persone che soffrono la fame sono una conseguenza dell'effetto serra, una cifra destinata a raddoppiare in 20 anni. Una catastrofe globale che ha le sue conseguenze sull'economia: secondo lo studio infatti il costo dell'effetto serra e' di circa 125 miliardi di dollari l'anno, cifra che comunque non comprende "i costi della salute, dell'emergenza acqua e di altri shock". Il rapporto Onu esce a una settimana dal vertice di Bonn che dovra' raggiungere un accordo sul cambiamento climatico da portare sul tavolo di Copenhangen "Il mondo e' a un bivio - ha detto Kofi Annan -. Non possiamo ancora ignorare l'impatto dell'effetto serra sugli uomini e questo e' quindi un richiamo ai negoziatori per riuscire a raggiungere l'accordo piu' ambizioso possibile".
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sabato, maggio 30, 2009

Bambini soldato in Sri Lanka: 400 minori in riabilitazione

Quattro centri gestiti in collaborazione con Unicef per il recupero psicologico dei ragazzi costretti a combattere per le Tigri tamil. Sono sia maschi che femmine. I militari ne hanno individuati altri 200 tra i profughi fuggiti dalla zona di guerra nelle ultime settimane di guerra.

Colombo (AsiaNews) - Sono già 400 i bambini-soldato inseriti nei programmi di riabilitazione studiati dal governo dello Sri Lanka in collaborazione con Unicef. Sull’isola sono operativi 4 centri dedicati al recupero dei minorenni arruolati a forza dalle Tigri tamil soprattutto negli ultimi tre anni di guerra. L’esercito di Colombo sta pure procedendo all’individuazione dei bambini-soldato che ancora vivono nei campi profughi tra le cosiddette Internally Displaced Persons. Ad oggi i militari ne hanno individuati circa 200: maschi e femmine, fuggiti dalla zona si guerra nelle ultime settimane di conflitto. A breve raggiungeranno i 59 minorenni trasferiti già dieci giorni fa nel campo di riabilitazione di Ambepussa.

I programmi di recupero per i ragazzi, costretti a uccidere e combattere tra le file dei ribelli, prevedono terapie psicologiche mirate e l’utilizzo del disegno, del canto, della recitazione e dello sport per cancellare il carico di violenza vissuto.
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venerdì, maggio 29, 2009

L'Akathistos

del nostro redattore Carlo Mafera

L’Akathistos fa parte del genere innografico denominato Contacio che si fonda non sulla quantità delle sillabe brevi e lunghe ma sull’accento tonico che da animazione ai versi. Composizione destinata alle assemblee liturgiche con scopo catechetico-pastorale, il contacio si snoda con freschezza d’ispirazione e vivacità di scene, in una sequenza di strofe metricamente identiche tra loro, quasi a comporre una sacra rappresentazione dei misteri celebrati dalla Chiesa nell’anno liturgico. E’ stato composto per celebrare non l’Annunciazione ma la Maternità di Maria, celebrata nel ciclo del natale. L’Inno risponde ai temi e ai tempi della preposizione al Natale e si chiude con la presentazione di Gesù al tempio, 40 giorni dopo il Natale. Il suo titolo significa semplicemente “Inno da cantare in piedi”. L’AKATHISTOS

L’Akathistos fa parte del genere innografico denominato Contacio che si fonda non sulla quantità delle sillabe brevi e lunghe ma sull’accento tonico che da animazione ai versi. Composizione destinata alle assemblee liturgiche con scopo catechetico-pastorale, il contacio si snoda con freschezza d’ispirazione e vivacità di scene, in una sequenza di strofe metricamente identiche tra loro, quasi a comporre una sacra rappresentazione dei misteri celebrati dalla Chiesa nell’anno liturgico. E’ stato composto per celebrare non l’Annunciazione ma la Maternità di Maria, celebrata nel ciclo del natale. L’Inno risponde ai temi e ai tempi della preposizione al Natale e si chiude con la presentazione di Gesù al tempio, 40 giorni dopo il Natale. Il suo titolo significa semplicemente “Inno da cantare in piedi”. Il suo autore è anonimo anche se qualcuno ha voluto attribuirlo a Romano il Melode peraltro confutato dalla maggior parte dei filologi che affermano che il suddetto autore dipenda dall’Akathistos e non viceversa.
L’Inno è composto da 24 stanze, ognuna delle quali inizia con ciascuna delle 24 lettere dell’alfabeto greco, cioè dall’alfa all’omega. E quindi appartiene al genere acrostico. Forse è un richiamo a Cristo che si definisce “Io sono l’Alfa e L’Omega”?
Si tratta infatti di un inno, non solo mariologico ma soprattutto cristologico. E’ organicamente diviso in due parti ben distinte tra loro che formano una unità poetica e concettuale : la prima parte sviluppa il tema dal punto di vista storico, la seconda dal punto di vista dogmatico. Due piani sovrapposti : la storia dei vangeli e la fede proposta dalla chiesa. Così, le due parti si intrecciano e si completano sia dal lato cristologico che da quello ecclesiologico.
Per quanto riguarda la struttura metrica del testo, l’Akathistos è simile ad un monumento architettonico e chi l’ha composto doveva conoscere bene la poesia classica greca oltre che la Sacra Scrittura e la teologia. Infatti l’Inno è stato lungamente pensato in tutte le sue parti: dal conteggio delle sillabe alla sequenza armoniosa dei versi e delle stanze. Queste ultime, sia le pari e sia le dispari, inizialmente di sei versi sono state ampliate da 12 acclamazioni mariane, in tutto 144 versi e costituiscono il fulcro della teologia dell’Inno, essendo non semplici acclamazioni ma vere e proprie asserzioni dogmatiche concatenate tra loro in modo da sviluppare i vari contenuti. L’Akathistos è certamente un Inno mariano dove tutto è subordinato a Cristo; infatti subordinata a Cristo è Maria, subordinata è la dottrina mariana a quella cristologica. Infatti, i 12 efimni (acclamazioni iniziali) delle stanze dispari “Ave, Sposa senza sposo” rivolto a Maria e i 12 delle stanze pari “Alleluia” rivolti al Signore, si alternano in modo che l’autore desidera mettere in evidenza che la presenza di Maria celebrata nell’Inno, è tutta relativa a Cristo e a Lui subordinata. Così in modo parallelo, nella prima parte dell’Akathistos, Cristo viene proposto al fedele prima dal punto di vista storico-biblico e poi da quello della fede creduta e manifestata dalla Chiesa. Nello stesso modo, la Vergine Maria, nella prima parte viene raccontata come la Vergine Theotokos cioè la Vergine nella storia come appare nei Vangeli dell’infanzia; e poi, nella seconda parte viene messa in evidenza la Vergine della fede, quella creduta e proposta dalla Chiesa.
Si può constatare come nella suddivisione di ciascuna parte dell’inno in due sezioni : sezione cristocentrica (stanze 1-6) e sezione ecclesiocentrica (stanza 7-12) della prima parte; e così sezione cristocentrica (stanze 13-18) e sezione ecclesiocentrica (stanze 19-24) della seconda parte, sia presente la Theotokos in entrambe le angolature, sia quella cristologica , sia quella ecclesiale, tanto che si può concludere che l’inno vuole decisamente collocare la presenza della Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa.
C’è da dire che l’Akathistos è semplicemente un canto sacro, una celebrazione liturgica di lode e quindi utilizza tutti i criteri della poesia in canto ma è evidente che la teologia rimane il fondamento di questo Inno. La prima pista da seguire è quella delle acclamazioni dove c’è una sequenza dogmatica evidente. Il primo dogma (stanza 13) : il verginale concepimento, il secondo (stanza 15) che probabilmente è stato il motivo fondamentale della creazione di questo inno, è il dogma della divina maternità, definito qualche anno prima ad Efeso e a Calcedonia e messo in discussione dall’eresia nestoriana; il terzo dogma (stanza 17), che la razionalità stenta ad accettare : il parto verginale.
Il percorso dogmatico continua nella sezione ecclesiocentrica dell’Inno e cioè la verginità di Maria (stanza 19) consacrata dall’inabitazione del Verbo che diventa così verginità perpetua modello della verginità ecclesiale. Poi, la presenza materna spirituale della Theotokos nei misteri della iniziazione cristiana (stanza 21) e così ci troviamo di fronte alla verginità spirituale di Maria direttamente collegata e operante nella maternità della Chiesa. Infine la celeste protezione della Vergine nella stanza 23, simbolo dell’aiuto divino sul cammino della Chiesa visibile e militante contro i nemici.
Si può anche leggere l’intero Inno nell’ottica di un percorso storico-salvifico. Infatti si parte dalla creazione del cosmo, degli angeli e soprattutto della creazione dell’uomo che è l’oggetto centrale della storia della salvezza. E’ significativo mettere in evidenza come l’Akathistos inizia con l’annuncio dell’Angelo (nella prima stanza) con l’alfa (si ricordi il genere acrostico dell’inno) e l’ultima stanza che inizia con l’omega, chiude l’inno con l’intercessione di Maria davanti a Cristo giudice. Sembra che l’alfa e l’omega siano relativi senz’altro a Cristo ma accompagnati da Maria che è inscindibilmente legata a Lui per ciò che riguarda la prima e l’ultima parola.
Così Maria entra nel mistero del Verbo incarnato affermato nel simbolo niceno che è poi il fulcro di tutto l’inno. Significativo è altresì la ricorrenza del numero 2 che contraddistingue l’Akathistos. Per esempio due sono le parti dell’inno, due le sezioni di ogni parte, due gli efimni (invocazioni iniziali), a due a due procedono i versi. Sotto questa struttura poetica, metrica, numerica e concettuale si nasconde un significato più profondo e non è certamente casuale. Si fa presente che l’inno è stato scritto dopo il concilio di Calcedonia dove si sanciva inequivocabilmente le due nature del Verbo incarnato (vero Dio e vero uomo) ma una la Persona. Infatti il 2 nell’Inno è convergente all’Uno. Il mistero del verbo incarnato viene presentato nella stanza 1 come evento di salvezza che, il giorno dell’annunciazione, per mezzo di Maria, richiama la divina promessa fatta nell’antico testamento. Così, nella stanza 13 (la prima della seconda parte), ci presenta la cacciata dal paradiso che però ora rifiorisce nuovamente in Maria con la sua verginale fecondità. Nell’evento di salvezza Maria è la trama su cui si snoda proprio la storia salvifica e ne è attivamente partecipe; non è semplicemente uno strumento che per fede ed ubbidienza, con il suo fiat, permette a Cristo di entrare nella Storia, ma vi partecipa con il suo essere Thethokos (Madre di Dio), con la sua Persona e con il suo essere “Sposa” del Verbo di Dio e davanti al quale ha perorato la causa dell’umanità. Nella stanza 3 Maria rappresenta una scala, un ponte (altra chiave di lettura) per il quale noi mortali saliamo al cielo. Maria così rappresenta la prima iniziata al mistero per diventare una specie di “apri-pista” per gli altri.
Ma il numero più simbolico e significativo è il 12. Infatti 12 sono le stanze della prima parte e 12 della seconda; 12 cristocentriche e 12 ecclesiocentriche; 12 sono gli efimni (le acclamazioni) riferiti a Maria e 12 rivolti al Signore Gesù; 12 al quadrato i versi della prima e della seconda parte. Siamo di fronte ad un “monumento” architettonico. Il significato più profondo di questo numero è stato attribuito al capitolo 12 dell’apocalisse (Donna vestita di sole, coronata di 12 stelle). E allo stesso modo c’è un riferimento ancora più evidente al capitolo 21 (la Gerusalemme celeste poggia su 12 fondamenti su cui ci sono i 12 nomi dei 12 apostoli; ha 12 porte che simboleggiano le 12 tribù di Israele custodite da 12 angeli. Questa è l’immagine simbolica-escatologica della “Sposa dell’Agnello”. Quindi l’Akathistos manifesta Maria quale Sposa verginale, Gerusalemme celeste, icona escatologica della Chiesa quale popolo di Dio in cammino. E’ una realtà permanente e una compagna di viaggio fedele verso la patria celeste, dal principio alla fine. Maria è presente nella vita di ciascun fedele ed è una presenza viva e reale per la quale il grande San Giovanni Bosco diceva prima di morire “la Madonna è qui…proprio qui”. Realtà forse difficile da comprendere, per cui tanti fedeli la cercano spesso altrove e dimenticano l’assunto dell’hic et nunc cioè del qui e ora.
La presenza della Vergine nel popolo di Dio ha un suo preciso fine : portare lo stesso popolo verso il mistero pasquale. L’incarnazione è inscindibilmente legata e finalizzata all’evento pasquale e infatti la stanza 21, unita alla stanza 22, mostra la maternità divina di Maria essenzialmente orientata tanto alla Passione e Risurrezione di Cristo, quanto agli effetti salvifici. Maria è manifestata come il diacono della notte pasquale, la prima redenta dei redenti dietro il Risorto. L’incarnazione è quindi legata inscindibilmente alla Pasqua. In particolare, c’è da sottolineare che l’evento salvifico non è relativo solo all’oggi ma trascende il momento storico e si proietta completamente nel futuro, al “non ancora” preannunciando il compimento. Così nell’Akathistos sono realizzate le tre dimensioni della salvezza (presente, passato e futuro) perché, attraverso l’incarnazione, la gioia che oggi è annunziata sarà domani una gioia che eviterà la condanna formulata nella Genesi.
Nell’Inno, non c’è solo un rito fine a se stesso. Infatti anche il mistero più santo non presuppone solo un’adesione astratta di fede ma implica la testimonianza della vita. E così nella stanza 10, i Magi diventano testimoni della verità conosciuta, nel loro rientro in patria. Nella stanza 23 invece viene indicato l’impegno della comunità cristiana peregrinante, sia quella religiosa e sia quella civile perché, come i sacerdoti anche i responsabili della “polis” sono ugualmente impegnati a trasmettere la fede e i valori che essa sottende. In questo contesto di protezione celeste, non si può dimenticare che la Theotokos è il baluardo della fede da cui tutti si aspettano un immediato soccorso. E’ certo che l’Inno sia stato recitato a Costantinopoli più volte in occasione delle guerre contro i Turchi, a difesa della città e della fede, tanto che successivamente venne scritta una dedica “…l’inno di grazie ti dedico, Madre di Dio, con quella forza che alcuno mai vinse da ogni pericolo salvami ancora perché t’acclami : Ave, Vergine e Sposa”.
L’Akathistos va anche letta anche nell’ottica della teologia spirituale. Infatti Maria costituisce il fulcro fondamentale attorno al quale poter fare un serio cammino spirituale, personale e comunitario. Nella prima fase della conversione, nella stanza 9, viene messo in evidenza la presenza viva e reale in mezzo a noi di Maria che ci salva dalle opere di fango ed estingue la fiamma dei vizi. Infatti Lei mostra Cristo come Signore di misericordia per amore del quale si rinuncia a satana e alle sue seduzioni. Maria è presente anche nella seconda tappa (l’ascesi) e per l’appunto nella stanza 19, la Theotokos si fa nutrice, sostegno e guida per una nuova creazione che non provenga da carne o sangue ma dalla fede e dallo Spirito. Maria, con il suo esempio, apre l’autentica conoscenza, rendendo sapienti nello scegliere la via più sublime del bene. Diventa guida a un cammino sponsale perché la verginità, secondo i padri, non è mai sterilità ma è sempre feconda di frutti.
Infine Maria è presente nella terza tappa del cammino cristiano e cioè quello della contemplazione o della comunione perfetta. La Vergine Maria è proprio al vertice irraggiungibile fra tutti coloro che hanno cercato la via della comunione con Dio. La salvezza piena e assoluta significa entrare nella totale partecipazione e conoscenza esperenziale con Gesù. Infatti la Theotokos , proprio perché Madre, posta in contatto diretto, non solo con la carne di Cristo, ma con la Persona del Verbo, resta il tipo compiuto con Lui.
E desidero chiudere con una nota personale. In un momento particolarmente delicato e difficile del mio cammino di vita umana e spirituale, ho potuto sperimentare la dolce presenza di Maria, attraverso l’incontro casuale con questo Inno (ringrazio mio cugino Giuseppe che me l’ha fatto ascoltare in una calda sera d’estate nella chiesa di S. Maria Maggiore nel mio paese natale). Le note dell’Akathistos sono dolcissime e ti portano verso emozioni inesprimibili e verso dimensioni celestiali (forse quelle che sperimenteremo in paradiso). L’ascolto meditato ti fa senz’altro innamorare della Madonna e ti fa superare tutti i momenti tristi e dolorosi della vita, facendoti toccare i più alti vertici di devozione e spiritualità.
“Ave Vergine e Sposa”. Grazie Maria di esistere e di essere presente accanto a me.
Il suo autore è anonimo anche se qualcuno ha voluto attribuirlo a Romano il Melode peraltro confutato dalla maggior parte dei filologi che affermano che il suddetto autore dipenda dall’Akathistos e non viceversa.

L’Inno è composto da 24 stanze, ognuna delle quali inizia con ciascuna delle 24 lettere dell’alfabeto greco, cioè dall’alfa all’omega. E quindi appartiene al genere acrostico. Forse è un richiamo a Cristo che si definisce “Io sono l’Alfa e L’Omega”? Si tratta infatti di un inno, non solo mariologico ma soprattutto cristologico. E’ organicamente diviso in due parti ben distinte tra loro che formano una unità poetica e concettuale : la prima parte sviluppa il tema dal punto di vista storico, la seconda dal punto di vista dogmatico. Due piani sovrapposti : la storia dei vangeli e la fede proposta dalla chiesa. Così, le due parti si intrecciano e si completano sia dal lato cristologico che da quello ecclesiologico.

Per quanto riguarda la struttura metrica del testo, l’Akathistos è simile ad un monumento architettonico e chi l’ha composto doveva conoscere bene la poesia classica greca oltre che la Sacra Scrittura e la teologia. Infatti l’Inno è stato lungamente pensato in tutte le sue parti: dal conteggio delle sillabe alla sequenza armoniosa dei versi e delle stanze. Queste ultime, sia le pari e sia le dispari, inizialmente di sei versi sono state ampliate da 12 acclamazioni mariane, in tutto 144 versi e costituiscono il fulcro della teologia dell’Inno, essendo non semplici acclamazioni ma vere e proprie asserzioni dogmatiche concatenate tra loro in modo da sviluppare i vari contenuti. L’Akathistos è certamente un Inno mariano dove tutto è subordinato a Cristo; infatti subordinata a Cristo è Maria, subordinata è la dottrina mariana a quella cristologica. Infatti, i 12 efimni (acclamazioni iniziali) delle stanze dispari “Ave, Sposa senza sposo” rivolto a Maria e i 12 delle stanze pari “Alleluia” rivolti al Signore, si alternano in modo che l’autore desidera mettere in evidenza che la presenza di Maria celebrata nell’Inno, è tutta relativa a Cristo e a Lui subordinata.

Così in modo parallelo, nella prima parte dell’Akathistos, Cristo viene proposto al fedele prima dal punto di vista storico-biblico e poi da quello della fede creduta e manifestata dalla Chiesa. Nello stesso modo, la Vergine Maria, nella prima parte viene raccontata come la Vergine Theotokos cioè la Vergine nella storia come appare nei Vangeli dell’infanzia; e poi, nella seconda parte viene messa in evidenza la Vergine della fede, quella creduta e proposta dalla Chiesa.

Si può constatare come nella suddivisione di ciascuna parte dell’inno in due sezioni : sezione cristocentrica (stanze 1-6) e sezione ecclesiocentrica (stanza 7-12) della prima parte; e così sezione cristocentrica (stanze 13-18) e sezione ecclesiocentrica (stanze 19-24) della seconda parte, sia presente la Theotokos in entrambe le angolature, sia quella cristologica , sia quella ecclesiale, tanto che si può concludere che l’inno vuole decisamente collocare la presenza della Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa.

C’è da dire che l’Akathistos è semplicemente un canto sacro, una celebrazione liturgica di lode e quindi utilizza tutti i criteri della poesia in canto ma è evidente che la teologia rimane il fondamento di questo Inno. La prima pista da seguire è quella delle acclamazioni dove c’è una sequenza dogmatica evidente. Il primo dogma (stanza 13) : il verginale concepimento, il secondo (stanza 15) che probabilmente è stato il motivo fondamentale della creazione di questo inno, è il dogma della divina maternità, definito qualche anno prima ad Efeso e a Calcedonia e messo in discussione dall’eresia nestoriana; il terzo dogma (stanza 17), che la razionalità stenta ad accettare : il parto verginale.

Il percorso dogmatico continua nella sezione ecclesiocentrica dell’Inno e cioè la verginità di Maria (stanza 19) consacrata dall’inabitazione del Verbo che diventa così verginità perpetua modello della verginità ecclesiale. Poi, la presenza materna spirituale della Theotokos nei misteri della iniziazione cristiana (stanza 21) e così ci troviamo di fronte alla verginità spirituale di Maria direttamente collegata e operante nella maternità della Chiesa. Infine la celeste protezione della Vergine nella stanza 23, simbolo dell’aiuto divino sul cammino della Chiesa visibile e militante contro i nemici.

Si può anche leggere l’intero Inno nell’ottica di un percorso storico-salvifico. Infatti si parte dalla creazione del cosmo, degli angeli e soprattutto della creazione dell’uomo che è l’oggetto centrale della storia della salvezza. E’ significativo mettere in evidenza come l’Akathistos inizia con l’annuncio dell’Angelo (nella prima stanza) con l’alfa (si ricordi il genere acrostico dell’inno) e l’ultima stanza che inizia con l’omega, chiude l’inno con l’intercessione di Maria davanti a Cristo giudice. Sembra che l’alfa e l’omega siano relativi senz’altro a Cristo ma accompagnati da Maria che è inscindibilmente legata a Lui per ciò che riguarda la prima e l’ultima parola.

Così Maria entra nel mistero del Verbo incarnato affermato nel simbolo niceno che è poi il fulcro di tutto l’inno. Significativo è altresì la ricorrenza del numero 2 che contraddistingue l’Akathistos. Per esempio due sono le parti dell’inno, due le sezioni di ogni parte, due gli efimni (invocazioni iniziali), a due a due procedono i versi. Sotto questa struttura poetica, metrica, numerica e concettuale si nasconde un significato più profondo e non è certamente casuale. Si fa presente che l’inno è stato scritto dopo il concilio di Calcedonia dove si sanciva inequivocabilmente le due nature del Verbo incarnato (vero Dio e vero uomo) ma una la Persona. Infatti il 2 nell’Inno è convergente all’Uno. Il mistero del verbo incarnato viene presentato nella stanza 1 come evento di salvezza che, il giorno dell’annunciazione, per mezzo di Maria, richiama la divina promessa fatta nell’antico testamento. Così, nella stanza 13 (la prima della seconda parte), ci presenta la cacciata dal paradiso che però ora rifiorisce nuovamente in Maria con la sua verginale fecondità. Nell’evento di salvezza Maria è la trama su cui si snoda proprio la storia salvifica e ne è attivamente partecipe; non è semplicemente uno strumento che per fede ed ubbidienza, con il suo fiat, permette a Cristo di entrare nella Storia, ma vi partecipa con il suo essere Thethokos (Madre di Dio), con la sua Persona e con il suo essere “Sposa” del Verbo di Dio e davanti al quale ha perorato la causa dell’umanità. Nella stanza 3 Maria rappresenta una scala, un ponte (altra chiave di lettura) per il quale noi mortali saliamo al cielo. Maria così rappresenta la prima iniziata al mistero per diventare una specie di “apri-pista” per gli altri.

Ma il numero più simbolico e significativo è il 12. Infatti 12 sono le stanze della prima parte e 12 della seconda; 12 cristocentriche e 12 ecclesiocentriche; 12 sono gli efimni (le acclamazioni) riferiti a Maria e 12 rivolti al Signore Gesù; 12 al quadrato i versi della prima e della seconda parte. Siamo di fronte ad un “monumento” architettonico. Il significato più profondo di questo numero è stato attribuito al capitolo 12 dell’apocalisse (Donna vestita di sole, coronata di 12 stelle). E allo stesso modo c’è un riferimento ancora più evidente al capitolo 21 (la Gerusalemme celeste poggia su 12 fondamenti su cui ci sono i 12 nomi dei 12 apostoli; ha 12 porte che simboleggiano le 12 tribù di Israele custodite da 12 angeli. Questa è l’immagine simbolica-escatologica della “Sposa dell’Agnello”. Quindi l’Akathistos manifesta Maria quale Sposa verginale, Gerusalemme celeste, icona escatologica della Chiesa quale popolo di Dio in cammino. E’ una realtà permanente e una compagna di viaggio fedele verso la patria celeste, dal principio alla fine. Maria è presente nella vita di ciascun fedele ed è una presenza viva e reale per la quale il grande San Giovanni Bosco diceva prima di morire “la Madonna è qui…proprio qui”. Realtà forse difficile da comprendere, per cui tanti fedeli la cercano spesso altrove e dimenticano l’assunto dell’hic et nunc cioè del qui e ora.

La presenza della Vergine nel popolo di Dio ha un suo preciso fine : portare lo stesso popolo verso il mistero pasquale. L’incarnazione è inscindibilmente legata e finalizzata all’evento pasquale e infatti la stanza 21, unita alla stanza 22, mostra la maternità divina di Maria essenzialmente orientata tanto alla Passione e Risurrezione di Cristo, quanto agli effetti salvifici. Maria è manifestata come il diacono della notte pasquale, la prima redenta dei redenti dietro il Risorto. L’incarnazione è quindi legata inscindibilmente alla Pasqua. In particolare, c’è da sottolineare che l’evento salvifico non è relativo solo all’oggi ma trascende il momento storico e si proietta completamente nel futuro, al “non ancora” preannunciando il compimento. Così nell’Akathistos sono realizzate le tre dimensioni della salvezza (presente, passato e futuro) perché, attraverso l’incarnazione, la gioia che oggi è annunziata sarà domani una gioia che eviterà la condanna formulata nella Genesi

Nell’Inno, non c’è solo un rito fine a se stesso. Infatti anche il mistero più santo non presuppone solo un’adesione astratta di fede ma implica la testimonianza della vita. E così nella stanza 10, i Magi diventano testimoni della verità conosciuta, nel loro rientro in patria. Nella stanza 23 invece viene indicato l’impegno della comunità cristiana peregrinante, sia quella religiosa e sia quella civile perché, come i sacerdoti anche i responsabili della “polis” sono ugualmente impegnati a trasmettere la fede e i valori che essa sottende. In questo contesto di protezione celeste, non si può dimenticare che la Theotokos è il baluardo della fede da cui tutti si aspettano un immediato soccorso. E’ certo che l’Inno sia stato recitato a Costantinopoli più volte in occasione delle guerre contro i Turchi, a difesa della città e della fede, tanto che successivamente venne scritta una dedica “…l’inno di grazie ti dedico, Madre di Dio, con quella forza che alcuno mai vinse da ogni pericolo salvami ancora perché t’acclami : Ave, Vergine e Sposa”.

L’Akathistos va anche letta anche nell’ottica della teologia spirituale. Infatti Maria costituisce il fulcro fondamentale attorno al quale poter fare un serio cammino spirituale, personale e comunitario. Nella prima fase della conversione, nella stanza 9, viene messo in evidenza la presenza viva e reale in mezzo a noi di Maria che ci salva dalle opere di fango ed estingue la fiamma dei vizi. Infatti Lei mostra Cristo come Signore di misericordia per amore del quale si rinuncia a satana e alle sue seduzioni. Maria è presente anche nella seconda tappa (l’ascesi) e per l’appunto nella stanza 19, la Theotokos si fa nutrice, sostegno e guida per una nuova creazione che non provenga da carne o sangue ma dalla fede e dallo Spirito. Maria, con il suo esempio, apre l’autentica conoscenza, rendendo sapienti nello scegliere la via più sublime del bene. Diventa guida a un cammino sponsale perché la verginità, secondo i padri, non è mai sterilità ma è sempre feconda di frutti.

Infine Maria è presente nella terza tappa del cammino cristiano e cioè quello della contemplazione o della comunione perfetta. La Vergine Maria è proprio al vertice irraggiungibile fra tutti coloro che hanno cercato la via della comunione con Dio. La salvezza piena e assoluta significa entrare nella totale partecipazione e conoscenza esperenziale con Gesù. Infatti la Theotokos , proprio perché Madre, posta in contatto diretto, non solo con la carne di Cristo, ma con la Persona del Verbo, resta il tipo compiuto con Lui.

E desidero chiudere con una nota personale. In un momento particolarmente delicato e difficile del mio cammino di vita umana e spirituale, ho potuto sperimentare la dolce presenza di Maria, attraverso l’incontro casuale con questo Inno (ringrazio mio cugino Giuseppe che me l’ha fatto ascoltare in una calda sera d’estate nella chiesa di S. Maria Maggiore nel mio paese natale). Le note dell’Akathistos sono dolcissime e ti portano verso emozioni inesprimibili e verso dimensioni celestiali (forse quelle che sperimenteremo in paradiso). L’ascolto meditato ti fa senz’altro innamorare della Madonna e ti fa superare tutti i momenti tristi e dolorosi della vita, facendoti toccare i più alti vertici di devozione e spiritualità.

“Ave Vergine e Sposa”. Grazie Maria di esistere e di essere presente accanto a me.
... (continua)
venerdì, maggio 29, 2009

Gente di romania, luci e ombre di un paese d'europa povero

Con questo nuovo articolo prosegue il racconto di Lucia Iorio, la terziaria francescana che svolge la sua Missione ad Onesti, in Romania. Lucia ci racconta ciò che resta di un paese 'falsamente' illuminato dal comunismo sovietico e che oggi, a distanza ormai di decenni, resta all'ombra di se stesso e del suo passato. Molti poveri, giovani pronti a fuggire dal proprio paese ed anziani rassegnati e senza speranze.

Attualmente vivo ad Onesti, una bella città che conta circa 60.000 abitanti, a sud della Romania nella regione moldava che confina con l’altra Moldavia, ceduta alla Russia dopo la 2° Guerra Mondiale. E’ stata costruita 50 anni fa come modello della perfetta città comunista. Quindi grandi parchi, giardini, fontane, laghetti, strade larghe con alberi e fiori coloratissimi. Le case costruite con i criteri comunisti sono tutte uguali, blocchi di cemento di 3 o 4 piani con lunghi corridoi, gli appartamenti ai lati con 1, 2, 3 camere a seconda dei componenti della famiglia ed in fondo al corridoio il bagno e la cucina comune. Adesso quasi tutto è in decadimento data la estrema povertà della maggior parte della popolazione. Alcuni hanno comprato gli appartamenti oppure gli sono stati lasciati dallo Stato come risarcimento degli espropri di terra effettuati nel passato. Quindi ci sono rioni con case ristrutturate e ben tenute ed altri nel più completo sfacelo, in particolare il rione Vasatu, dove si vive in condizioni di estrema precarietà. Inoltre una parte della popolazione, i Rom e i gitani, hanno zone lungo il fiume abitate quasi esclusivamente da loro. In genere la Romania è composta da molti villaggi e città più grandi alcune veramente importanti. Io abito nel villaggio cattolico alla periferia della città, vicino alla Parrocchia SS. Pietro e Paolo, fino a pochi anni fa unica Chiesa della città, (adesso vi è anche la Chiesa di S. Teresa e il Santuario del Beato Geremia) nella corte che è di proprietà dei padri cappuccini, ove è situata anche la casa Ecumenica. La casa in cui vivo è stata acquistata dall’O.F.S. d’Italia al tempo in cui era Ministra Rosa Galimberti. Vi è annessa anche la casa di spiritualità francescana fornita di sala riunioni, cucina, 4 camere da letto con letti a castello e due bagni.
Qui possiamo accogliere fino a 14 persone e vengono organizzati incontri, ritiri spirituali, campi estivi per coloro che desiderano fare una esperienza di volontariato. Inoltre siamo aperti all’accoglienza; può capitare che persone che vengono da villaggi vicini per cure mediche, ricoveri o altro, abbiano bisogno di un alloggio per loro o per i loro familiari. Qui sono accolti e possono usufruire gratuitamente dei servizi disposti dalla casa. La ristrutturazione e la costruzione sono stati resi possibile grazie al contributo dei padri conventuali del Santuario S. Antonio da Padova 4 anni fa, all’arrivo dei miei predecessori. Adesso l’Ofs d’Italia ha predisposto la donazione di tutta la struttura compresa l’abitazione all’Ofs della Romania.
E’così trascorso quasi un anno dalla mia partenza nella nostra missione di Onesti (Romania) e mi accingo a fare un primo bilancio di questo tempo iniziale.


Inserimento ed ambientazione

Da subito con l’affettuoso calore della fraternità, dei padri cappuccini, del parroco con il gruppo parrocchiale e delle suore mi sono sentita accolta e bene accettata. Questo calore, simpatia e stima che avverto tutt’ora mi permettono di vivere serenamente il mio quotidiano. Le giornate hanno assunto il ritmo più lento ‘dell’andare a piedi’, del fermarsi per strada a parlare con le persone, delle frequenti pause per la preghiera personale, delle lunghe Liturgie cantate divise tra il Santuario e la Parrocchia.
Anche il clima, che mi creava qualche preoccupazione, non è stato poi così terribile come me lo avevano descritto, quest’anno l’inverno non è stato molto rigido, la temperatura è scesa solo a -10 C° e quando non nevicava ci sono state bellissime giornate di sole che mi hanno mantenuto il buon umore. Il problema più grande è che non riesco ad imparare bene la lingua, che comprendo, ma parlo in modo penoso.
La realtà delle famiglie separate, del grande uso di alcol sia da parte delle donne che degli uomini con le inevitabili conseguenze di violenza familiare, l’abbandono degli anziani e dei bambini da parte delle persone che emigrano, rende la situazione sociale drammatica. Avverto nei giovani con cui ho modo di parlare un grande desiderio di elevarsi socialmente e la certezza che questo possa avvenire solo emigrando nella parte più ricca dell’Europa . Mentre le persone più in età sembrano senza speranza. Vedono il futuro in maniera negativa, non credono che le cose cambieranno, non propongono o si propongono, non prendono nessuna iniziativa. Sono invece pronti ad eseguire i comandi e le cose che qualcuno organizza per loro e questo è sicuramente il retaggio che pagano dopo anni di dittatura dove non potevano prendere nessuna decisione personale, pena la galera se contraria al regime.


Situazione economica

La situazione economica è drammatica, sappiamo tutti come la dittatura di Ciausescu abbia impoverito il paese ed arricchito solo la classe politica che al momento del crollo ha fatto sparire tutto, il Governo successivo ha svenduto le moltissime risorse di questo paese impoverendolo ulteriormente. Infatti le multinazionali hanno acquistato i terreni, le aziende, le miniere, le condotte, le fonderie, i cementifici e invece di incrementare il lavoro hanno chiuso le attività! In questo modo viene controllato il mercato nazionale ed internazionale. Il paradosso è che (a parte piccoli coltivatori locali) nonostante le grandi distese di terreno non si coltiva e non si alleva più e si acquistano la frutta, la verdure e la carne dalla Turchia o dalla Grecia. Qui a Onesti c’è un immenso condotto che portava petrolio direttamente dalla Russia, è stato chiuso mandando a casa centinaia di operai e il petrolio arriva dalla Russia a Costanza, via mare, con un costo altissimo oltre al pericolo di inquinamento ambientale prodotto. E così per tante altre attività sospese.


Situazione politica

Le elezione del 30 novembre 2008 non hanno visto prevalere nessun partito politico. Il 33% raggiunto dal partito social democratico e il partito Conservatore (alleati) sono contrapposti al 33% del partito democratico Liberale, il terzo partito Nazionale popolare 20% il resto a partiti minori che non hanno raggiunto il quorum. In seguito si sono formate le alleanze ed in sostanza non è cambiato niente.


Spiritualità

La preghiera non manca, oltre a quella personale, la S. Messa quotidiana e una/due ore settimanali di Adorazione Eucaristica. Ogni giovedì ho aperto la mia casa per un incontro con la fraternità e il vicinato. Delle 3 persone iniziali ora quasi non entriamo più nella stanza. Parliamo un po’ delle nostre cose, prendiamo il tè e prima di andare tutte insieme alla Messa, recitiamo il rosario. In questo gruppo spesso sono presenti una sorella e un fratello ortodossi e un frate.
Come fraternità ci impegniamo il 25 di ogni mese per una preghiera itinerante a favore della vita nascente. Questo in comunione con l’Ofs d’Italia aderendo alla campagna promossa dal Delegato dell’Umbria Alberto Ridolfi per la difesa della vita. Si sono unite a noi le suore di Gesù Redentore di Slanic Moldova e la Fraternità nascente di Roman del convento di S. Pio. L’itinerario mensile va dal Santuario, alla Parrocchia, alla casa francescana, alla casa Buna Vestire e alla casa Ecumenica.
Con la maestra di formazione, il Ministro e p. Agostino accompagniamo le sorelle in formazione di Roman con incontri mensili. Con loro sono stati anche organizzati il ritiro di Avvento al convento delle suore Clarisse e il ritiro di Pasqua qui a Onesti.

Attività

Centro di ascolto:

Il Centro di Ascolto aperto da Umberto e Salvatrice, la coppia di missionari che mi ha preceduta, si avvale di 4 volontari e di una psicologa retribuita. Lo scopo del centro è quello di seguire casi in collaborazione con la Parrocchia, la S. Vincenzo de’ Paoli locale e con i frati cappuccini presenti ad Onesti dalla caduta del regime. Cerchiamo di mantenere una rete di informazioni tra noi e disponiamo gli interventi secondo le necessità. Siamo aperti il martedì e il venerdì dalle ore 9 alle ore 12 e si presentano circa 10/15 casi alla settimana. Le richieste sono prevalentemente per medicinali che in Romania sono a pagamento, pagamento di utenze, luce e gas, acquisto di legna in inverno, alimenti, scarpe, vestiario. Dopo la verifica della situazione economica, molti sono pensionati che percepiscono circa € 100,00 al mese, stipendiati a basso reddito circa € 200/250,00 o disoccupati, facciamo una visita domiciliare e stabiliamo il tipo di intervento, che può essere a breve o lungo termine, temporaneo o mensile. Fino ad oggi abbiamo fatto eseguire 3 interventi chirurgici, pagato 5 viaggi e cure per la capitale Bucarest e l’Italia, seguito un caso di ricovero e cure psicologiche, comprato 2 apparecchi acustici per casi di sordità. Inoltre abbiamo installato un impianto di riscaldamento a gas a casa di una persona gravemente malata, pagato di spese per due funerali, abbiamo 4 mini crediti per attività locali di cui 2 già rientrati, 6 famiglie vengono costantemente aiutate con acquisto di generi alimentari e molti pacchi alimentari vengono distribuiti saltuariamente ad altre famiglie. Distribuiamo scarpe e vestiario a circa 60/70 persone, e materiale e medicinali al centro medicale della Caritas (tutta merce arrivata dall’Italia). Naturalmente siamo costretti a dire molti no; prendiamo i casi più disperati e diamo la precedenza ad anziani e bambini. Non abbiamo molti fondi e tutto è sostenuto con contributi di benefattori e adozioni a distanza dall’Italia.


Adozione a distanza

E’ questa una iniziativa di carità proposta a persone singole, famiglie, a comunità, a gruppi …. per un impegno che duri almeno un anno e può essere rinnovato, per sostenere i bambini, gli anziani e le famiglie disagiate. I bambini e le persone adottate sanno di avere degli amici che, da lontano, concretamente, li aiutano. Gli adottanti sanno di contribuire a realizzare i mini-progetti familiari e sociali proposti dal Centro Missionario.
Per rendere più agevole la realizzazione ed il sostegno dei progetti, è stata costituita l’associazione senza scopo di lucro: ASOCIATIA” SFANTA FAMILIE DIN NAZARET” ed è così possibile partecipare ai progetti con il versamento di una quota annua di € 300,00, che può essere effettuato in una unica soluzione, in due ,tre soluzioni o rate mensili con la seguente modalità:

BONIFICO BANCARIO INTESTATO A: ASOCIATIA “SFANTA FAMILIE DIN NAZARET”
STR. ION CREANGA NR. 8/10 JUD. BACAU MUN.ONESTI
COD. IBAN: RO79 RNCB 0030 1059 0172 0002 PRESSO LA BANCA COMERCIALA ROMANIA SA (BCR) ONESTI ROMANIA COD. SWIFT RNCB RO BU XXX
Specificando nella causale ADOZIONE ONESTI ROMANIA

Per informazioni per i campi estivi di volontariato scrivere a :
Lucia Iorio casa francescana str. Ion Creanga Nr. 8/10 –601096 Onesti Jud. Bacau Romania
Tel. 0040 (prefisso dall’Italia) 0234/326955 cell. 0040 0748 507 214
SKIPE MISSIORIO FACEBOOK LUCIA IORIO
MAIL quellichefrancesco@libero.it

Nel prossimo numero le altre attività
Pace e bene Lucia


... (continua)
venerdì, maggio 29, 2009

Io pretendo dignità

La nuova campagna di Amnesty International: "Senza i diritti umani non si sconfigge la povertà"

La povertà non è né naturale né inevitabile ma è il risultato di decisioni. La povertà non è solo relativa alla mancanza di risorse ma soprattutto ai comportamenti e alle scelte di chi detiene il potere. Le persone che vivono in povertà sperimentano la loro condizione come mancanza di reddito ma anche, in modo molto forte, come una combinazione di deprivazione, insicurezza, esclusione e impotenza. Queste sono violazioni dei diritti umani! Se vuoi cambiare il fatto che almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate, che un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza, che 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base, che 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati e che 20 mila bambini ogni giorno muoiono per questo, allora devi ascoltarci.

Per ottenere un cambiamento profondo, occorre intervenire in tre aree che finora hanno impedito progressi nella lotta alla povertà:
* Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni finanziarie internazionali.
* Accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione.
* Partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta contro la povertà.

Con questa campagna Amnesty International intende porre i diritti umani al centro della lotta contro la povertà, perché proteggere i diritti di chi vive in povertà non è solo un'opzione: è un elemento essenziale di qualunque soluzione.
... (continua)


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