Chiusura, oggi e domani, del triennio dell’Agorà dei giovani promosso dalla Cei
RadioVaticana - L’iniziativa avviata dal Papa a Loreto nel 2007 è stata pensata per rilanciare la pastorale giovanile in Italia. Nel corso di questo fine settimana sono tanti gli eventi in programma nelle singole diocesi: concerti, momenti di festa e spettacolo, preghiera, liturgie penitenziali e adorazioni eucaristiche. Per un bilancio sull’Agorà Paolo Ondarza ha sentito don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della CEI.R. – Sono stati tre anni molto belli, molto vivaci. Effettivamente, i gruppi giovanili delle associazioni in varie forme sono scesi un po’ nell’Agorà, si sono resi visibili, hanno collaborato tra loro e hanno annunciato il Vangelo con modalità nuove, grazie alla presenza del Santo Padre, che a Loreto nel 2007 e poi a Sydney, ha incoraggiato molto questo cammino.
D. – Benedetto XVI chiedeva ai giovani di andare controcorrente, di essere critici verso modelli di vita improntati all’arroganza, preferire le vie alternative improntate all’amore vero...
R. – Mi ha colpito molto che abbia chiesto ai giovani non tanto di essere semplicemente un po’ più bravi, ma di essere i costruttori di una nuova era, di un nuovo modo di vivere. Questo desiderio di una nuova età più evangelica, mi sembra che abiti nel cuore dei giovani, ma non solo, anche di tanti adulti.
D. – Un invito a un nuovo modo di vivere, basato sulle relazioni con il prossimo, sul rapporto con il Vangelo, un nuovo stile di vita, ma anche un nuovo rapporto con il Creato...
R. – Certo, è vero. Aveva parlato proprio appunto così di un nuovo rapporto con il Creato, con la natura, che è un dono che Dio ha fatto a tutti: non essere egoisti, nell’utilizzare i beni naturali e la natura solo per pochi, ma essere rispettosi del bene di tutti.
D. – Don Nicolò, si tirano le somme di questi tre anni. Da lunedì cosa succede per i giovani italiani?
R. – La speranza è che si continui con questo stile estroverso, aperto, semplice, soprattutto nelle comunità parrocchiali, dove la vita ordinaria si svolge. In particolare, qui in Italia, come ci ha detto l’assemblea dei vescovi italiani che si è appena conclusa, siamo tutti in attesa di progettare insieme, giovani e adulti, un decennio legato alle grandi tematiche dell’educazione.
D. – Ed è importante che i giovani, ma non solo, anche gli educatori, percepiscano questo senso dell’emergenza educativa?
R. – L’emergenza dell’educazione mi sembra sia sentita un po’ da tutti, non soltanto nel mondo cattolico. C’è molta sensibilità. Speriamo di riuscire davvero a lavorare insieme, perchè l’educazione ha bisogno – come ha detto il Santo Padre – di grandi alleanze educative. Tutti siamo responsabili, non soltanto alcuni tecnici, alcuni specialisti.
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