mercoledì, maggio 06, 2009
Interviste con il cardinale Erdö e mons. Giordano
RadioVaticana - Ieri pomeriggio a Strasburgo, presso il Consiglio d'Europa, c'è stata la presentazione-dibattito della ricerca sull’insegnamento della religione in Europa. Una ricerca promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali del continente (Ccee), su iniziativa della Conferenza episcopale italiana (Cei). Presenti, tra gli altri, rispettivamente il presidente del Ccee, il cardinale Péter Erdö, e il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata.
Il servizio da Strasburgo di Fausta Speranza - L’insegnamento a contenuto confessionale rappresenta il modello largamente prevalente, ma ci sono contesti in cui non si va oltre la disciplina etica. I rappresentanti di Unione Europea e Consiglio d'Europa hanno ribadito che, in ogni caso, l’insegnamento della religione rappresenta una risorsa per tutte le società. Mons. Crociata ha sottolineato l'importanza di un'Europa che non pensi solo ai mercati ma ai valori e che metta al centro di tutto la persona. Mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa, ha affermato che dopo anni di diffidenza c'è un rinnovato interesse per il fatto religioso. Le sue riflessioni nell'intervista che ci ha rilasciato:
R. - Per me, personalmente, è anche un momento particolare di emozione, perché il 5 maggio 1949 veniva fondato il Consiglio d’Europa. Io sono arrivato qui come osservatore della Santa Sede nel 1 settembre dell’anno scorso e, precedentemente, ero segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, organismo che ha realizzato questa ricerca, che io quindi ho accompagnato.
D. - Le questioni di fondo, mons. Giordano, quali sono?
R. - Oggi, noi notiamo un ritorno dell’interesse per il fatto religioso. Se abbiamo vissuto qualche decennio di un certo sospetto, di oblio di questo tema, adesso notiamo che il tema ritorna, molto fortemente - anche se ci sono ancora rimasugli di questo sospetto, di quest’oblio. C’è una riscoperta che la religione è un fatto politico, ha un’importanza per la società e per la politica e qui siamo un po’ in all'interno di una ambiguità. Da una parte, c’è chi vede che la religione spesso è usata o sfruttata anche per delle posizioni violente, ed è lo choc dell’11 settembre 2001 che ha mostrato quest’aspetto. Dall’altra parte, c’è una coscienza sempre maggiore di come la religione sia determinante per la pace, per la solidarietà, per la convivenza tra i popoli. C’è una coscienza rinnovata dal fatto che la religione è fondamentale per le culture. Inoltre, diventa sempre più urgente, in Europa, la questione del senso della vita: non dobbiamo dimenticarci che, almeno in 15 Paesi d’Europa, la più alta percentuale di morti di giovani e ragazzi è il suicidio. Come si giustifica allora l’insegnamento della religione nella scuola? Anzitutto, io ritengo perché la religione è una scienza, che come tale ha il diritto ed il dovere di stare nel curriculum formativo scolastico. La religione è una materia studiata da un numero enorme di scienze, forse nessuno degli altri oggetti è così studiato: pensiamo alla Storia della religioni, alla Psicologia delle religioni, alla Sociologia delle religioni, alla Fenomenologia della religione, alla Filosofia della religione - per non parlare della Teologia, che è la scienza tipica della religione. E d’altra parte, anche per il fatto che nella scuola vi è una dimensione fortemente educativa, e quindi è importante cogliere il legame tra educazione, formazione e religione. Un altro nodo che noi dobbiamo affrontare è come conciliare l’insegnamento confessionale - che noi riteniamo avere una serietà metodologica di contenuto enorme - con il pluralismo religioso che oggi in Europa. Dunque, noi abbiamo una questione ecumenica e abbiamo una questione interreligiosa. Da una parte, sentiamo che la religione non è mai un fatto generico, astratto, impersonale: le religioni hanno un volto, hanno una loro storia, sono accadimenti nella storia e quindi l’insegnamento serio della religione dev’essere, in qualche maniera, confessionale, cioè legato ad un’esperienza precisa. Come conciliare questo con il fatto del pluralismo religioso in Europa? Questa è un’altra domanda che teniamo in considerazione e credo che dovremo affrontarla sempre di più, forse anche a livello ecumenico e a livello interreligioso.
Di affinità e differenze in Europa, ci ha parlato il cardinale Péter Erdö, aggiungendo un ricordo personale:
R. - L’insegnamento della religione nella scuola ha un vero senso: è utile sia per la Chiesa, per la fede, che, oggettivamente, per l’educazione, in tutta l’Europa. Certamente, le forme giuridiche, la posizione legale dell’insegnamento nella scuola possono essere diverse. Anche la posizione sociologica della religione e delle religioni è ben diversa nei diversi Paesi dell’Europa: ci sono Paesi tutt’ora a maggioranza cattolica, ci sono Paesi a maggioranza cristiana ma non cattolica, Paesi dove i gruppi religiosi si equivalgono in termini quantitativi, Paesi a maggioranza non credente, Paesi a maggioranza islamica, e tutto questo è presente in Europa. Mi ricordo molto bene di un fatto quando frequentavo la scuola elementare in Ungheria: tutta la propaganda ufficiale lanciava accuse dicendo: “Ci sono ancora genitori retrogradi, che danno una doppia educazione ai figli”. In altre parole, mentre c'erano alcuni che volevano ancora l’ora di religione per i figli, si voleva sostenere che la doppia educazione non era accettabile, che faceva male psicologicamente ai bambini, che i genitori non dovevano educare i loro figli diversamente dall’ideologia dello Stato. Ma questo rappresentava proprio il capovolgimento della sussidiarietà. Adesso vediamo, con un certo ottimismo, che tale modo di ragionare torva poco spazio in Europa, e sicuramente non deve ritornare.
D. - La ricerca presentata a Bruxelles è frutto dell’elaborazione di tanti dati messi insieme da tutte le Conferenze episcopali europee. Ma non può finire qui questo lavoro di coordinamento a livello europeo: potrà dare frutti anche per il futuro? C’è l'impegno a continuare in questo scambio?
R. - Nel Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa esiste una sezione che si dedica alla catechesi e all’insegnamento della religione. Proprio in questi giorni ci terrà la sessione, a Roma: lo consideriamo quindi un compito non soltanto importante, ma anche gioioso per noi, che abbiamo la possibilità di migliorare i nostri metodi, la possibilità di guardare al contenuto del nostro insegnamento della religione, perché è lì che ci sono grandi differenze nei diversi Paesi. In alcune nazioni, l’ora di religione dev’essere multilaterale, anche se il maestro di religione è un cattolico credente. In altri contesti, con gli stessi criteri giuridici, ciò sarebbe un insegnamento controproducente, e quindi ci sono diverse posizioni, ed ognuno può imparare dall’esperienza dell’altro.
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
In base a un Decreto approvato d'urgenza dal governo romeno, per realizzare indispensabili reti di comunicazione o le necessarie infrastrutture per l'approvvigionamento idrico le aree forestali nazionali potranno essere sfruttate per la ricerca di giacimenti di petrolio e di gas naturale.
SalvaLeForeste - La nuova legge che ha modificato il Codice Forestale definisce il quadro giuridico legale per consentire la riduzione del Fondo nazionale forestale. Un'altra disposizione del decreto riguarda quelle società che inizialmente avevano ottenuto l'approvazione per lo sfruttamento temporaneo delle aree forestali nazionali e che successivamente non hanno restituito i terreni nelle condizioni idonee per effettuare le essenziali opere di rimboschimento, e che oggi invece richiedono nuove concessioni.
In Romania, le foreste si estendono attualmente su circa 6,2 milioni di ettari, cioè circa il 28% della superficie del paese. In passato coprivano il 70% dell’attuale territorio della Romania. I disboscamenti a scopo agricolo avvenuti nei secoli scorsi hanno determinato una drastica diminuzione delle superfici forestali. Nell’epoca moderna, il bisogno di legno per le costruzioni ha generato uno sfruttamento indiscriminato delle risorse forestali, che ha accentuato la diminuzione delle superfici occupate dalle foreste. Gli ultimi colpi alle foreste sono arrivati dopo il 1991, con le leggi sulla ricostituzione del diritto di proprietà agli ex proprietari terrieri. Tanti tra coloro che hanno ricevuto parte delle foreste confiscate dopo il 1945 hanno ricorso ad ampie deforestazioni, per ottenere rapidi profitti.
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
E’ stato nuovamente aggiornato il bilancio dell’epidemia dell'influenza A/H1N1
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di 20 morti - 19 nel solo Messico e uno negli Stati Uniti - 787 i casi accertati di nuova influenza in 17 Paesi. Settanta i contagi in Canada e 13 in Spagna, salgono a due i casi in Italia ma entrambi i pazienti sono già guariti. Il servizio di Benedetta Capelli:
Radio Vaticana - Il bilancio della nuova influenza continua a salire, ma le autorità del Messico - Paese epicentro dell’epidemia - parlano di una fase di stabilizzazione. Restano in vigore le misure decise dal governo messicano per evitare il contagio: le partite di calcio, ad esempio, sono giocate da ieri a porte chiuse per evitare assembramenti di persone. Nessuna modifica invece per il calendario delle consultazioni legislative del 5 luglio, mentre domani inizia la campagna elettorale. Piena collaborazione è stata promessa dal presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, in una telefonata al suo omologo messicano, Calderon. Da registrare la completa guarigione dell’allevatore canadese, recentemente tornato dal Messico, che aveva infettato i suoi maiali. L’agenzia di Ottawa che si occupa di sicurezza alimentare ha ribadito che la carne suina resta sicura. Un concetto rinforzato ieri anche dalla Fao che ha assicurato comunque una maggiore sorveglianza. Per l’Organizzazione mondiale della sanità, una pandemia è ancora “imminente” ma la fase di allerta resta ferma a 5. Intanto, la stessa l’Oms ha chiesto scorte di antivirali ad un noto colosso farmaceutico svizzero. Sotto controllo la situazione in Italia, lo ha assicurato il governo. Dopo il caso registrato a Massa Carrara - l’uomo di ritorno dal Messico è già guarito - oggi un'analoga notizia riguarda un altro paziente curato presso l’Istituto Spallanzani di Roma. Si tratta di un ragazzo di 25 anni, tornato dal Paese centroamericano, nemmeno ricoverato e completamente guarito. Violenti scontri infine sono scoppiati Al Cairo tra allevatori di maiali e la polizia dopo la decisione del governo egiziano di abbattere in via cautelativa almeno 300
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
La conclusione con gli interventi del missionario saveriano Marcello Storgato
e di Rocco Negri
Agenzia Misna - Con interventi del missionario saveriano Marcello Storgato e di Rocco Negri, segretario nazionale del Movimento giovanile missionario - seguiti da una celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi, Rapolla e Venosa - si conclude domani ad Assisi il “Convegno missionario giovanile 2009” (Comigi), aperto Giovedì 30 Aprile da don Gianni Cesena, direttore di “Missio” delle Pontificie opere missionarie (Pom). Laboratori tematici, testimonianze personali, veglie di preghiera, relazioni di esperti, musica ed animazione in piazza hanno visto la partecipazione di centinaia di giovani dai 18 ai 35 anni. “I giovani qui ad Assisi, molti e molto attenti, mi hanno incoraggiato con il loro entusiasmo” ha detto alla MISNA padre Storgato a cui era stata affidata anche l’introduzione del tema dell’incontro: “Nel mondo sui sentieri di Cristo, il segreto di Paolo”. L’edizione del ‘Comigi’ di Assisi è la seconda dopo quella del 2006 ed è stata organizzata dalle Pom, dai Centri Missionari Diocesani, dagli Istituti Missionari e dalle Comunità e Associazioni Missionarie. Sul sito del Movimento giovanile missionario (Mgm) si può leggere tra l’altro: “Mgm, come ‘Missionari geneticamente modificati’, cioè non di quella razza così diffusa che si accontenta del salvadanaio ottobrino, dell’emozione epidermica davanti alla foto del neretto denutrito, del supporto al 'suo' missionario, ma ha il respiro grande dell’universo, la tempra salda e generosa per condividere gli interessi e la passione di Dio per l’umanità, per accogliere, portare e, nel possibile, dare una risposta, alla sofferenza dei fratelli lontani e vicini”.
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
Il caso "unico" dell'Italia
Agenzia Misna - Decisa dall'Assemblea Generale dell'Onu nel 1993 in base a una raccomandazione dell'Unesco (ente Onu per la scienza, l'istruzione e la cultura), la "Giornata mondiale della libertà di stampa" (World press freedom day), che si celebra oggi, è dominata quest'anno dal rapporto 2009 di "Freedom House", l'organizzazione non governativa con sede a Washington fondata 65 anni fa da Eleanor Roosevelt. In relazione alla ricorrenza circola infatti su più testate (non solo on-line) e in più lingue la notizia della retrocessione dell'Italia e Israele tra i paesi "parzialmente liberi" in fatto di libertà di stampa. La polemica suscitata dalla notizia del 'declassamento' si è fatta particolarmente vivace in Italia con interventi di Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa" e di Beppe Giulietti dell'Associazione "Articolo 21", oltre agli articoli di diversi organi di stampa. "L'Italia - scrive 'Il Gazzettino' di Venezia - è scesa dalla fascia alta, quella dei paesi liberi, alla fascia intermedia dei paesi "parzialmente liberi", con un rating di 32 che ne fa l'unico paese dell'Europa occidentale ad essere stato declassato. Solo la Turchia, se viene considerata come parte dell'Europa occidentale, risulta messa peggio". Il quotidiano veneto cita anche Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, presentato al 'Newseum', il museo dell'informazione e del giornalismo a Washington: "Le cause della nostra decisione sono legate all'aumento del ricorso ai tribunali e alle denunce per diffamazione, e anche all'aumento di intimidazioni fisiche ed extralegali da parte sia del crimine organizzato sia di gruppi di estrema destra. Ma la concentrazione della proprietà dei media è il motivo principale del nostro voto e il problema principale dell'Italia, da questo punto di vista, è rappresentato dalla figura del presidente del consiglio». Secondo il quotidiano, Freedom House afferma di non aver rilevato segnali di attacco alla libertà dei media da parte del governo «come negli anni 2005 e 2006», ma Karlekar ritiene che per l'Italia sia urgente "affrontare il nodo della concentrazione dei media nelle mani di un solo magnate: è un caso unico al mondo". Sul sito dell'Unesco oggi si può leggere: "I riferimenti culturali determinano la nostra identità e il modo in cui interpretiamo la realtà incidono sul modo in cui percepiamo noi stessi,incontriamo gli altri e interagiamo con il mondo. I mezzi d'informazione influenzano grandemente non solo il nostro pensiero ma anche le nostre azioni". Per Italia e Israele non è esattamente una bella prospettiva, peraltro già evidenziata il 17 Aprile, molto prima del Rapporto di "Freedom House", da uno dei principali autori italiani, lo scrittore Antonio Tabucchi, che in un'intervista al periodico "Micromega" (tuttora consultabile online) aveva detto: "In Italia c'è un controllo dell'informazione come in nessun altro paese europeo. Per i giornalisti è arrivato il momento di far sapere all'Europa quello che succede qui, chiedendo un'udienza urgente alla Commissione europea".
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
dal nostro collboratore Padre Renato Zilio
Tu sei giovane. Scusami, se mi permetto di prendere un po’ del tuo tempo, della tua libertà, ma è per pensare insieme all’avvenire che ti attende, non solo, ma anche all’avvenire del mondo in cui viviamo. Tu sei intelligente, forte, sensibile, desideroso di camminare nella vita, di andare avanti, lontano... chissà dove. Sei ansioso, giustamente, di vivere da protagonista e stai facendo i tuoi studi, forse universitari. La tua vita è già un progetto chiaro o forse no... Ti domandi, ti senti incerto se rimanere nei tuoi confini, nel tuo mondo di interessi e di relazioni, costruito da te pezzo per pezzo. Ma prova a riflettere. Non avresti, veramente, mai pensato che altri orizzonti, ben più vasti, potrebbero attenderti? E questo per dare un senso vero, vivo e impegnato alla tua vita...
Forse, Dio stesso, come per Abramo, ti invita misteriosamente e ti chiede di aprire porte e finestre della tua casa, del tuo Paese, di te stesso, per darti agli altri... e fare della tua vita un dono a tanti.
Sì, la vita di un giovane è fuoco. Un fuoco che brucia, che consuma, che fa meraviglie, che sorprende e incanta chi sta attorno per l’entusiasmo e per le tante, infinite energie. Ma potrebbe essere di più. Un fuoco, che riscalda e illumina, che indica una direzione, una presenza confortante che sa rendersi utile...
Forse, la tua vita potrebbe essere proprio questo. Hai conosciuto, probabilmente, una ragazza. Hai capito quanto è dolce un rapporto a due, in cui l’altro ti scopre e ti apprezza, ti ama e ti ripete con una fiducia e una gioia senza misura: Tu sei un tesoro per me! Hai, forse, vissuto l’ebbrezza dell’amore, di qualcuno che ti ha conquistato il cuore, il corpo e l’anima e ti ha fatto come toccare il paradiso. In due...
Ma, pensa. Se queste parole te le dicesse proprio Dio: «Tu sei unico per me, tu sei veramente prezioso ai miei occhi» (cfr. Is 43,4)?! E se ti chiedesse, in nome suo, di ripeterlo ad altri? A chi vive una vita di rifiuto, di emarginazione. A chi vive il dramma di essere sradicato dalla sua terra, dalla sua cultura, dalla sua storia o dalla stessa vita, come lo è un migrante, un rifugiato, un rifiutato dagli altri.
Sì, tu potresti essere segno dell’amore di Dio in mezzo a questo popolo. E sono milioni e milioni che si muovono, oggi, nel mondo, con nazionalità e culture le più differenti. Attendono un pastore, segno di presenza e di coraggio da parte di Dio. Attendono te.
Potrai, così, vivere con loro una virtù immensa: la compassione. Conoscerai e proverai la sofferenza che accompagna chi ha lasciato la propria terra, perché, come una giovane pianta, ne è stato sradicato dalla miseria, dal bisogno o dalla persecuzione. E cammina nelle nostre ricche società, ferito fino in fondo all’anima dall’ingiustizia, dal disprezzo o dalla esclusione.
Ma quanto sarebbe felice se sulla strada della propria sventura incontrasse te... come un buon samaritano, che si prende cura di lui. Potrebbe diventare questa la tua passione, la tua missione: accompagnare genti del Sud, dell’Est, del Mediterraneo o dell’Estremo Oriente nella loro instancabile ricerca di pane e di dignità. Potrai esserne un leader con loro e per loro e, in questo, mettere tutte le tue forze, la tua intelligenza e il tuo cuore, la tua creatività, il tuo senso di giustizia. In fondo, se vuoi essere grande, sii intero.
Condurrai, così, un popolo che ha fatto sua patria il mondo e sarà per loro come un nuovo cammino di Emmaus... Potrai riscaldare il loro cuore, rileggere insieme la loro storia fatta di sofferenza, di coraggio e di speranza immensa. Saprai accompagnare la loro ricerca, spezzare il pane della loro cultura e della loro avventura per condividerlo con coloro che li hanno accolti. Riuscirai a nutrirli in fondo di ciò che essi, sul posto, non hanno mai conosciuto e neppure immaginato...
Il cammino dei migranti, infatti, è vita e morte intrecciate fortemente fra di loro: un cammino pasquale che trasforma. Ma, così, imparerai tu stesso a spezzare la tua vita, le tue idee, la tua sensibilità per far vivere altri, ricordandoti che, per ogni discepolo del Signore, è perdendoti che ti ritroverai; è donandoti che vivrai.
Oggi, viviamo tutti in una società globalizzata. Dappertutto, ormai, uomini e culture lontanissimi, che forse un tempo si scontravano, convivono e si ritrovano insieme. Preparare gli animi e le mentalità all’incontro, conoscere e apprezzare culture, religioni, uomini tanto diversi, guarirli dalla diffidenza, dal disprezzo o dalla paura dell’altro: ecco un compito attualissimo, indispensabile, il tuo!
Insegnerai che cosa vuol dire accogliere. Cioè, quanto sono preziosi un uomo e una donna che provengono da orizzonti lontani e differenti, perché non faranno che arricchire la nostra stessa umanità. Costruirai insieme con loro quell’unità fatta della comunione delle nostre differenze, quella che esalta l’originalità portata da ognuno, in nome dello Spirito di Dio, che è sempre comunione delle diversità.
Farai, così, scoprire a tutti la terra promessa da Dio: la fratellanza universale e la solidarietà fra gli uomini. Ti lascio, giovane carissimo, questo invito: Fa’ della tua vita qualcosa di molto più grande di quello che avresti pensato. Avanza su acque profonde e non avere paura! Se sentirai la voce di Dio e quella di milioni di uomini che camminano... va’, cammina umilmente insieme con loro!
... (continua)
domenica, maggio 03, 2009
Amnesty International è preoccupata per il gran numero di donne e uomini che, negli ultimi anni, sono stati trattenuti e condannati a causa del loro reale o presunto coinvolgimento in relazioni sessuali consensuali fra persone dello stesso sesso.
Amnesty International - L'omofobia è fortemente diffusa in tutto il paese. Nel 2005, secondo quanto riportato dagli organi d'informazione, un esponente della Chiesa Cattolica Romana camerunense ha pubblicamente denunciato l'omosessualità; nel gennaio 2006 tre giornali hanno pubblicato i nomi di numerose persone, fra cui politici, musicisti e imprenditori, accusandoli di intrattenere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso.
Il 13 febbraio 2006 un anonimo, dichiaratosi rappresentante di un'organizzazione giovanile, ha pubblicato un memorandum sui giornali locali chiedendo ai camerunensi di non "tollerare" l'omosessualità e invitandoli a denunciare i gay e le lesbiche alle autorità. Il 3 marzo, il direttore del giornale L'Anecdote è stato accusato di aver diffamato un ministro, avendo incluso il suo nome in una lista di presunti omosessuali, e condannato a una pena detentiva e pecuniaria.
Questi comportamenti contravvengono gli obblighi assunti dal Camerun con il Patto internazionale sui diritti civili e politici (gli art. 2.1 e 26 garantiscono la libertà da qualsiasi discriminazione; l'art. 21 tutela la libertà di associazione e di assemblea) e la Carta africana dei diritti umani e dei popoli (l'art. 2 garantisce la libertà da ogni discriminazione e l'art. 10 la libertà di associazione e di assemblea).
Il Codice penale camerunense criminalizza le relazioni sessuali fra persone dello stesso sesso. In base alla sezione 347a "Chiunque abbia una relazione sessuale con una persona del suo stesso sesso sarà punita con la prigione, da sei mesi a cinque anni, e con una multa variabile fra i 20 mila e i 200 mila CFA (approssimativamente fra i 27 e i 267 euro)".
Amnesty International considera prigionieri di coscienza coloro che vengono detenuti a causa del loro presunto o reale orientamento sessuale e ne chiede l'immediato e incondizionato rilascio.
... (continua)