lunedì, maggio 04, 2009
Per i pellegrini la sosta sul Giordano avviene a sud del Lago di Tiberiade, in territorio israeliano. Ma i Vangeli dicono che Giovanni battezzava nel deserto e la tradizione cristiana ha sempre fatto memoria dell'episodio più a sud, in un luogo oggi alquanto militarizzato, ma che la visita del Papa potrebbe finalmente «aprire»

Avvenire.it - La memoria del battesimo di Gesù? Non in Israele o in Palestina, ma in Giordania. Cioè sulla sponda est del fiume Giordano. La tappa che domenica 10 maggio Benedetto XVI compirà al Baptismal site - nei pressi dello Wadi al Kharrar - è uno degli aspetti più significativi del viaggio che il Papa si appresta a compiere in Terra Santa. È vero, infatti, che già Giovanni Paolo II nel 2000 si era fermato in questo angolo della Giordania. Ma stavolta il peso che verrà dato all'evento sarà molto maggiore. E potrebbe aprire la strada a una nuova meta per i pellegrinaggi cristiani.

Attualmente, infatti, per la maggior parte dei pellegrini in Terra Santa, la sosta sul fiume Giordano avviene a Yardenit, poco più a sud del Lago di Tiberiade, in una zona politicamente tranquilla: entrambe le sponde sono in territorio israeliano. Qui il ministero del turismo ha attrezzato delle gradinate dove i gruppi pentecostali celebrano i loro riti di immersione. Il problema è che con il battesimo di Gesù questo posto c'entra davvero poco: i Vangeli dicono con chiarezza che Giovanni battezzava nel deserto. E infatti la tradizione cristiana ha sempre fatto memoria di questo episodio molto più a sud, nei pressi di Gerico.

Il Pellegrino di Bordeaux - un anonimo che già nell'anno 333 lasciò il suo diario di viaggio - scrive che il luogo dove Gesù fu battezzato si trova a cinque miglia dal Mar Morto. E Antonino da Piacenza, nel 570, racconta che a ricordare il punto esatto c'era una colonna immersa nell'acqua, con in cima una croce. Di questo monumento non è rimasta traccia, ma la memoria si è comunque tramandata lungo i secoli: fino al 1967 - nell'ottava dell'Epifania - i frati della Custodia di Terra Santa scendevano da Gerico in questo stesso punto del fiume Giordano e lo attraversavano con una barca.

A interrompere la tradizione è arrivata poi la Guerra dei Sei Giorni, che ha reso il fiume il confine tra i territori controllati da Israele e la Giordania. E si tratta di un confine tra i più blindati al mondo. Solo dal 1985 le autorità israeliane hanno permesso di compiere - una sola volta all'anno - una processione oltre il filo spinato per arrivare fino alla riva: i cattolici la celebrano l'ultimo martedì di ottobre. Qui, però, tuttora non c'è nemmeno una chiesa, ma solo una piccola cappella con una tenda a fare da tetto.

Contemporaneamente, però, è cresciuto l'interesse per la sponda opposta, quella che si trova appunto nel territorio della Giordania. Già nei primi secoli del cristianesimo, infatti, qui erano sorte importanti comunità monastiche a partire dal versetto del Vangelo di Giovanni che colloca il battesimo di Gesù a « Betania oltre il Giordano » . Località che fin dall'inizio ha messo in crisi gli esegeti: non può essere infatti la Betania di cui si parla negli altri passi dei Vangeli, che si trova vicino a Gerusalemme.
Dell'esistenza di un'altra Betania, però, si erano perse le tracce.

L'indicazione « oltre il Giordano » era comunque chiara e, dunque, sulla sponda oggi giordana nel V secolo l'imperatore Anastasio fece costruire il monastero di San Giovanni Battista. Un edificio sacro costruito sopra una struttura ad archi, per tenerlo al riparo da eventuali piene del fiume. Poco lontano poi - nell'area dello Wadi al Kharrar, uno dei rigagnoli che scorrono in quest'area desertica per poi finire nel Giordano - si trova Sapsafas, la località della grotta dove sarebbe vissuto il Battista.

Dopo le Crociate su tutti questi luoghi era caduto l'oblio. Il primo a riscoprirli fu nel 1899 padre Féderlin dei Padri Bianchi. Ma per l'avvio di una valorizzazione archeologica si dovette aspettare ancora molti anni. Fu solo nell'estate del 1995 che il principe giordano Ghazi bin Talal ( lo stesso della lettera dei 138 saggi musulmani dell'ottobre 2007) accompagnò per la prima volta sulla sponda giordana del fiume il francescano archeologo padre Michele Piccirillo. « Quel giorno - scriveva il frate scomparso lo scorso anno - abbiamo cominciato a sognare di poter vedere un fiume di pellegrini attraversare pacificamente il Giordano per raggiungere il luogo del battesimo di Gesù e l'antico monastero di San Giovanni » .

Quel giorno rimane lontano.
Intanto, però, la Giordania ha scelto di investire parecchio nella valorizzazione di questo suo luogo cristiano. Il passo decisivo è arrivato nel settembre 1997, quando l'allora re Hussein ha istituito la « Reale Commissione per lo sviluppo del parco del battesimo del Signore Messia ( su di lui sia pace) nella valle del Giordano » . Sono iniziate delle campagne di scavi che hanno portato alla luce reperti straordinari. Nell'aera del monastero di San Giovanni Battista - ad esempio - è stata scoperta una vasca battesimale a forma di croce alimentata dalle acque del fiume. Inoltre sono stati ritrovati reperti dell'era romana che rendono plausibile l'ipotesi che Sapsafas possa essere davvero la misteriosa « Betania oltre il Giordano » di cui parla il Vangelo di Giovanni.

Ma non è solo all'archeologia che guarda la casa reale hashemita: l'obiettivo è far entrare stabilmente la Giordania negli itinerari del turismo religioso. Così - dopo la prima visita di Giovanni Paolo II nel 2000 - intorno al Baptismal site sono sorti nuovi progetti. Alcuni mesi fa è stata inaugurata un'area attrezzata per i battesimi delle chiese protestanti.
Poi ci sono già i plastici di cinque nuove chiese da costruire, una per ciascuna delle diverse confessioni cristiane. E infatti Benedetto XVI - durante la sua tappa sul Giordano - benedirà la prima pietra di quella dei cattolici di rito latino e di quella dei grecomelchiti.

Tutto questo attivismo ha smosso, però, le acque anche in casa israeliana. Così il ministero del turismo ha avviato i lavori per l'apertura ai pellegrini anche della sua sponda del fiume. La smilitarizzazione sarebbe inserita in una serie di iniziative per la valorizzazione dei luoghi cristiani nell'area del deserto di Giuda. A Pasqua si è svolta una cerimonia cui hanno preso parte settemila pellegrini ortodossi. E in quell'occasione le autorità israeliane hanno dichiarato che l'anno prossimo il sito potrebbe essere aperto stabilmente. Non è ancora il sogno di padre Piccirillo. Ma sta succedendo comunque qualcosa di interessante sul fiume Giordano.

di Giorgio Bernardelli


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