lunedì, maggio 04, 2009
Analisi socio-economica del nostro collaboratore Carlo Mafera

La crisi delle nascite nella nostra penisola dipende fondamentalmente da due ordini di fattori: l’uno di carattere per così dire culturale, l’altro di origine economica. E’ un fenomeno nato non
certamente all’improvviso, ma che si è evoluto in questi anni traendo alimento da un’atmosfera avvelenata da valori negativi che purtroppo hanno irretito le nuove generazioni. Si è innescato un processo degenerativo a livello psicosociale dove, al posto dei tradizionali valori relativi all’amore verso Dio, verso la Patria e verso la famiglia, si sono inseriti “valori” che negano tutto ciò, senza proporre una valida alternativa.

Ciò che emerge da questa atmosfera è principalmente la ricerca sfrenata del benessere, della ricchezza, del piacere e soprattutto del proprio “io”. Quest’ultimo aspetto in fondo è quello che comprende tutti gli altri. Quando in una società prevalgono soltanto gli interessi individuali nel senso esclusivamente utilitaristico e non invece quelli della persona nel senso profondamente cristiano del termine, questa società è destinata a scomparire e ne è prova che già quasi un dieci per cento della nostra popolazione è costituita da extra comunitari.

Sono ormai diversi anni che assistiamo più o meno passivamente alla lenta ma inesorabile affermazione di una cultura della morte: una sorta di “cupio dissolvi” a livello sociale. Mi riferisco a tutte le tappe tristemente famose raggiunte dalla nostra “civiltà” politica e giuridica, dove è prevalsa la relatività morale e la permissività che hanno incoraggiato la deresponsabilizzazione dei cittadini. La prima di queste tappe è stata la legalizzazione del divorzio, cioè la possibilità data alla coppia di scindersi. Tale possibilità, se in taluni e specifici casi è auspicabile, nella maggior parte invece è completamene fuori luogo perché le motivazioni spesso sono inconsistenti. Questa è stata la prima spallata data all’istituzione del matrimonio, il primo verme che ha roso il nucleo fondamentale per la creazione e la difesa della vita: la famiglia, aprendo così la pericolosa strada verso la disgregazione sociale.

La delicatezza e la fragilità del rapporto di coppia dovrebbe essere guidata e sostenuta da esperti e consulenti in materia, quindi con competenze psicologiche e anche spirituali che riescano a migliorare il dialogo all’interno della coppia e a scongiurare così pericolose fughe verso la chiusura e la deresponsabilizzazione. In un rapporto di coppia, esistono diritti e doveri che bisogna continuamente chiarire confrontandosi e rendersi conto che è necessario rinunciare a parte della propria personalità e libertà a favore dell’altro accettandolo anche nei suoi aspetti negativi (purché non siano fortemente psicopatologici). Se si cerca soltanto il positivo dell’altro, in fondo si cerca soltanto se stessi e questo amore è destinato a morire.
Anche il capitolo dolorosissimo dell’aborto incide molto nella denatalità e rientra nelle medesime valutazioni : la difficoltà di accogliere l’altro ed escluderlo dalla propria vita perché scomodo. Una legislazione che sostanzialmente ratifica la disperazione e la solitudine della donna a cui si da la tremenda possibilità di vita e di morte sul nascituro, ritengo che sia del tutto inadeguata. Non sarebbe più giusto tutelare il diritto del più debole,che non è la donna, ma la vita che sta per nascere e che non ha la possibilità di esprimere il proprio desiderio di venire alla luce? Anche qui il sostegno psicologico, spirituale ed economico potrebbe scongiurare questa scelta che dilania la coscienza della donna e quella collettiva.
Sull’aspetto economico come concausa della denatalità, mi permetto di sostenere la sua incidentalità e non la sostanzialità. Infatti ritengo che, pur essendo gli elementi psicologici quelli fondamentali, la mancanza, per le giovani coppie, di un lavoro stabile e di una casa sia piuttosto determinante per una decisione libera e responsabile riguardo la nascita di una nuova vita.
E qui, occorre, per concludere, stigmatizzare l’operato dei Governi che si sono succeduti alla guida del nostro Stato italiano, i quali sono stati troppo latitanti nei confronti di questi due grossi problemi : casa e lavoro, come è sancito nella nostra Costituzione, quale diritto irrinunciabile di tutti i cittadini. Speriamo che, tra i vari problemi, questi vengano messi veramente al primo posto nei prossimi programmi governativi ed essere così risolti al più presto.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo con parte dell'articolo e in particolare dove si evidenzia che causa della denatalità è il ...divorzio!!!!Per fare figli non è importante un contratto e in particolare un contratto che per scinderlo ci vogliono anni e danni economici..Anzi è proprio questo il motivo della diminuzione dei matrimoni e l'aumento delle coppie di fatto.Egoismo,consumismo sfrenato,il deresponsabilizzarsi e una cultura dove è importante l'avere per sè e non dare agli altri (tra cui il nascituro).Nemmeno il non avere uno Stato che ci offre ottimi servizi aggiuntivi è una valida giustificazione perchè non spiegherebbe il motivo per cui gli extracomunitari sono molto piu' fecondi addirittura in dove emigrano per lavoro...Le scuse piu' banali che le donne rispondono dopo i 35 anni della mancanza di prole sono...penso alla carriera e me la potrebbe bloccare,non saprei dargli un futuro,sono scelte da prendere dopo anni che si ha una buona relazione...

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