domenica, giugno 07, 2009
Almeno 300 mila prigionieri politici nei lager del Nord. Testimonianze di torture ed esecuzioni capitali. I laboratori per gli esperimenti nucleari costruiti coi lavori forzati. Un’associazione scrive al presidente Usa in visita a Buchenwald.
Tokyo (AsiaNews) - La Corea del Nord fa notizia in tutto il mondo quando esplode bombe nucleari nelle gallerie sotto i suoi monti o lancia missili intercontinentali. La preoccupazione è piu’ che giustificata: la proliferazione nucleare è una minaccia a livello planetario. Si sottovaluta, invece, il fenomeno della sistematica e diffusa violazione dei diritti umani che fa di quella infelice nazione un immenso gulag.
Il colpevole silenzio mediatico è riparato in parte da una recente iniziativa del gruppo “No fence” (‘”senza steccati”), un’associazione con base a Tokyo, che si impegna per la liberazione dei circa 300.000 prigionieri politici che languiscono nei campi di concentramento della Corea del Nord, soggetti a torture, lavori forzati ed esecuzioni capitali.
In occasione della visita del presidente degli Stati Uniti Barak Obama al famigerato campo di concentramento nazista Buchenwald, quel gruppo di cittadini gli ha inviato in questi giorni una lettera aperta per stimolare la comunità internazionale a denunciare il sistema dei gulag nord-coreani e a non focalizzare l’attenzione solo sulla minaccia nucleare di Pyongyang. Se il mondo non riconosce gli orrori che hanno luogo sotto quella dittatura “noi - si legge nella lettera aperta - saremo giudicati dalle generazioni future per non essere riusciti a far tesoro della lezione dei passati crimini contro l’umanità”
La lettera è stata sottoscritta da varie organizzazioni internazionali per i diritti umani e inviata a 3.000 parlamentari delle principali nazioni industrializzate.
Soon Yoon-bok, sud-coreano, segretario generale del gruppo “No Fence, è preoccupato dal fatto che americani ed europei, ben consapevoli delle brutalità inflitte dalla Germania nazista, in particolare contro gli ebrei, hanno poca conoscenza delle atrocità commesse oggi nei campi di prigionia nord-coreani. “Il leader Kim Jong-il, ha detto Soon, usa le sue bombe nucleari e i suoi missili per attirare l’attenzione della comunità internazionale e così nascondere gli aspetti più vili della sua dittatura: i campi di concentramento”
I terribili segreti del monte Mantap
Kang Chol-hwan, saggista del quotidiano sud-coreano Chosun Ilbo, con un’analisi sulla seconda esplosione nucleare realizzata quest’anno dalla Corea del nord, permette di intravvedere concretamente l’abiezione del regime poliziesco di Pyongyang. L’ordigno è stato fatto esplodere in una cava del monte Mantap, alto 2000 metri e coperto di folta vegetazione. È molto probabile che l’enorme quantità di mano d’opera richiesta per gli scavi sia stata presa dai prigionieri politici. (continua a leggere)
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domenica, giugno 07, 2009
Profondo dolore di Benedetto XVI per la morte di 38 bambini in un incendio, che venerdì scorso ha devastato un asilo nella città messicana di Hermosillo.
Radio Vaticana - In un telegramma – a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – indirizzato all’arcivescovo di Hermosillo, José Ulises Macías Salcedo, il Santo Padre esprime la sua vicinanza spirituale ai famigliari delle vittime e a quanti sono stati colpiti da questa tragedia. In questo momento di grande tristezza, il Papa assicura le sue preghiere per le piccole vittime e imparte la sua benedizione apostolica quale segno di conforto e speranza nel Signore Risorto.
Purtroppo, il già drammatico bilancio rischia di aggravarsi nelle prossime ore: 23 bambini sono infatti ricoverati in ospedale e 15 di loro sono in pericolo di vita. Il rogo è scoppiato mentre i bambini, figli di madri lavoratrici o indigenti, stavano dormendo. Ancora ignota l’origine dell’incendio. I soccorritori hanno dovuto abbattere alcuni muri della struttura, perché mancavano le uscite di sicurezza. Circostanza, questa, che ha tragicamente contribuito a rendere così pesante il bilancio delle vittime. (A.G.)
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domenica, giugno 07, 2009
Si allarga il conflitto in Somalia. Violenti scontri sono scoppiati ieri per il controllo di Wabho, importante città del centro del Paese.
Radio Vaticana - I combattimenti si aggiungono a quelli in corso, tra insorti islamici e truppe governative, per la capitale Mogadiscio. I profughi, secondo l'Onu, sono ormai 96 mila. La stabilizzazione del Corno d’Africa sarà al centro dei lavori della Riunione del Gruppo di Contatto sulla Somalia, a cui parteciperanno diversi esponenti dei Paesi della regione, che si terrà a Roma il 9 e il 10 giugno. Sui motivi di queste continue violenze in Somalia, Giada Aquilino ha intervistato Nino Sergi, segretario generale dell’organizzazione umanitaria Intersos, che opera nel Paese africano dal 1992 (ascolta):
R. - Queste violenze sono la continuazione di qualche cosa che già esiste da qualche settimana. C’è stato un processo che è stato formalizzato a metà del 2008 per cercare una soluzione unitaria alla crisi somala. Questa soluzione unitaria è stata però solo parziale: la parte di somali che non hanno accettato questo processo, che dunque è rimasta fuori, ovviamente non la vede come soluzione unitaria. E si sono posti in opposizione dura: opposizione armata. Questa opposizione dura si è manifestata in due modi: una prima ondata di conquista del territorio è iniziata dal maggio dello scorso anno quando un missile americano ha centrato un leader degli “shabab” – gli “shabab” sono questi giovani mujaheddin che sono un po’ le forze, le milizie di questa prima opposizione; con quell’uccisione c’è stata una reazione: conquistare il territorio. E nel giro di un anno, hanno conquistato quasi tutto il territorio del centro-sud della Somalia. Dal maggio 2009, c’è stata un’alleanza tattica con altre opposizioni che fino ad ora erano rimaste politiche, con scontri armati al governo e alle istituzioni transitorie, alle istituzioni di unità nazionale – come sono state definite – e che stanno provocando oggi pesanti conseguenze negative per la popolazione. Sono stati toccati da queste violenze ormai due milioni di persone, se poi contiamo anche quelle che subiscono gli effetti della cecità, sono tre milioni di persone che sono in un bisogno enorme.
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domenica, giugno 07, 2009
Saranno scortati da 124 agenti e sarà vietato sprintare
PeaceReporter - Recuperare socialmente il detenuto non è impresa facile. Aiutarlo nel reinserimento in società, magari dopo anni passati all'interno di una cella, può essere un lavoro faticoso anche per le istituzioni più moderne e progressiste. C'è però una novità. In Francia i detenuti del carcere di Lille parteciperanno a un Tour de France davvero speciale, organizzato solo per loro. "E' un modo per evadere" dice ironicamente uno dei partecipanti mentre all'interno della palestra del carcere si allena pedalando alla ciclette.
I detenuti pedaleranno lungo i 2.300 chilometri del percorso, scortati da 124 persone fra guardie e allenatori e si fermeranno in 17 città del Paese.
Ogni città in cui il tour si fermerà è dotata di una casa circondariale ma questi speciali corridori dormiranno in hotel.
La gara non prevede una classifica finale e nemmeno la possibilità di sprintare a poche centinaia di metri dal traguardo.
Grazie al Tour i prigionieri potranno farsi vedere dai loro familiari in situazioni meno degradanti da quelle di una stanza parlatorio. Dobbiamo essere in grado di dimostrare alle autorità che siamo persone responsabili, che possiamo avere successo nella vita e che si possa tenere in considerazione anche la possibilità di una riduzione della pena" dice uno dei detenuti. Intanto, gli allenatori si danno da fare per motivare gli improvvisati atleti e li aiutano nella preparazione della gara.
Per tutti l'obiettivo è quello di giungere a Parigi dove ci sarà l'arrivo della gara. L'iniziativa è comunque positiva: far lavorare in equipe i detenuti, abituarli a condividere la fatica, le gioie e i dolori è il traguardo dichiarato delle direttrici penitenziarie che si sono date da fare per portare a termine il progetto.
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domenica, giugno 07, 2009
Così Benedetto XVI all’Angelus nella Solennità della Santissima Trinità
RadioVaticana - Tutto l’universo si muove spinto dall’amore di Dio: è la riflessione offerta da Benedetto XVI ai fedeli nell’Angelus per la Solennità della Santissima Trinità. Il Papa ha sottolineato che, nel mistero trinitario, Gesù ci rivela che Dio è Amore, un amore "purissimo, infinito ed eterno". Gesù ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza”: è quanto sottolineato dal Papa all’Angelus. E’ “Creatore e Padre misericordioso – ha detto – è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia verso la piena ricapitolazione finale”: “Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”.
“Lo possiamo in qualche misura intuire - ha proseguito - osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari”: "In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere-in-relazione e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore Creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà".
Ma qual è, dunque, l’identità più vera di Dio, l’identità che risplende su tutto il creato? E’ l’Amore, sottolinea Benedetto XVI. Un amore che è iscritto nella natura di ogni essere umano: “La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione e viviamo per amare ed essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”.
Benedetto XVI non ha poi mancato di soffermarsi sulle due Solennità del Signore che si succederanno dopo la Santissima Trinità: il Corpus Domini e la festa del Sacro Cuore di Gesù. Ciascuna di queste tre ricorrenze liturgiche, ha rilevato, “evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana: e cioè rispettivamente la realtà di Dio Uno e Trino, il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo”: “Sono in verità aspetti dell’unico mistero della salvezza, che in un certo senso riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo”.
Il Papa ha, infine, invocato la Vergine Maria, “specchio della Trinità Santissima”, affinché ci aiuti “a crescere nella fede nel mistero trinitario”. Dopo la recita dell'Angelus, salutando i pellergini di lingua francese, il Pontefice ha chiesto di pregare per i nuovi sacerdoti, per i seminaristi e i loro formatori. ... (continua)
domenica, giugno 07, 2009
del nostro redattore Renato Zilio
Solennità della Trinità. Ai bordi del deserto, un antico monastero. Un monaco, seduto davanti alla porta là da tempo, sembrava aspettare qualcuno. Mi vide ma non si mosse. Dopo le prime parole e il primo silenzio, continuò: «Se cerchi la perfezione, come molti fanno, sarà inutile il tuo cammino. La perfezione conosce Dio, ma solo di passaggio. Parte da te e, passando attraverso di lui, termina ancora in te stesso. Continuamente ti guarderai allo specchio per vedere se l’hai raggiunta o se per caso essa ti ha abbandonato per qualche istante. La perfezione ti farà schiavo di te stesso mettendoti al centro di tutto. Essa non accetta il tuo limite, ma vive del mondo che sogna e coniugando il condizionale, il tempo della non realtà, ti farà sospirare continuamente: “Io vorrei, io dovrei…” Così, ti farà appoggiare la tua vita sul vuoto. All’inizio e alla fine del tuo cammino non ci sarai che tu, l’essere umano che sei e non il Dio, che cerchi.
In tutto quello che fai, invece - riprendeva sicuro il monaco - ama. L’amore parte da Dio, coinvolge l’uomo e finisce in lui. E Dio creò l’uomo perché questi sappia amare, così solamente l’essere umano troverà la propria felicità. In fondo, unicamente quando si ama si rivela agli altri la propria bellezza.
Ma quando avrai da incontrare qualcuno sarai attento alla disponibilità del tuo cuore. Guardati bene dal non farlo venire per il sentiero calpestato già da altri, dalle loro dicerie o dalle loro insinuazioni. Lascialo venire liberamente per dove l’erba è ancora alta, non importa se avrà difficoltà ad avanzare. Il vostro rapporto, infatti, dovrà nascere con il sapore della novità, non calpestato dal pregiudizio. Hai davanti un essere umano e qualsiasi persona, segretamente, ha il desiderio di poter rinascere con te e, al tuo sguardo, sentirsi rinnovata.
Farai attenzione a coloro con cui vivi: il vostro rapporto non potrà essere di dipendenza perché l’uno non potrà mai essere padrone dell’altro. Non siete disposti l’uno sotto l’altro, come in una piramide, dove il più potente è al di sopra di tutti. Se credi di avere un essere umano sopra di te, dimenticherai facilmente Qualcuno che lo è veramente, perché la tua miopia ti porterà a vedere solo chi ti sta sopra immediatamente. Dovrai, invece, sentire gli altri come posti attorno, in cerchio con te, come quando vi disponete intorno a un fuoco. Solo in questo modo ricorderai che esiste, invisibile, in mezzo a voi un centro ed è Colui da cui provengono la vita, la forza e l’amore.
Infatti, la figura del cerchio a differenza di un quadrato o di una piramide rinvia necessariamente a un centro che lo genera. Allora, disponendovi così fra di voi, l’uno non sarà mai più importante dell’altro, sarete interdipendenti in un mondo in cui ognuno si sentirà legato all’altro. La forza di ognuno sosterrà tutti gli altri e se tu avrai più forza o più potere sarai ancora più fraterno, sostenendo gli altri con maggiore vigore. Ecco, non potrà esserci uno superiore fra di voi, ma un fratello più grande.
E la diversità che troverai nell’altro sarà proprio ciò che nasconderà il suo valore, perché la differenza in un essere umano e la sua originalità saranno il fondamento della sua stessa personalità. Anzi, avvicinandoti, senza paura, dovresti incoraggiarlo: “Sii quello che sei!”
Le diversità fra gli uomini sono immagine di Dio, che si vuole simile e differente in lui stesso. Così, la comunione non nasce mai dalla somiglianza o dall’omogeneità, ma sorge dalla meraviglia di vedersi differenti. Dal tuo stupore di fronte all’altro.
(da “Parole dal deserto” Edizioni Paoline, 2009)
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domenica, giugno 07, 2009
Oggi in azione l'esercito
LiberaInformazione - Decine di cassonetti e cumuli di immondizia sono stati dati alle fiamme anche la notte scorsa a Palermo. Nella citta' solo da ieri e' ripresa regolarmente la raccolta dei rifiuti. I vigili del fuoco hanno ricevuto circa 60 segnalazioni e spento roghi in centro e in periferia. Oggi entreranno in azione 150 militari del Genio e sono in arrivo 40 autocompattatori per smaltire le circa 4.400 tonnellate di rifiuti, che si sono accumulate per lo sciopero dell'Amia. ... (continua)
domenica, giugno 07, 2009
Come il re dei casinò californiani finanzia l'estensione degli insediamenti
PeaceReporter - Per scoprire quanto stabili e intimi siano i legami tra governo e coloni in Israele, bastava presenziare alla consegna dei Premi 'Moskovitz' per il Sionismo, il 22 maggio scorso a Gerusalemme. A dispetto delle richieste di Obama, che verranno sicuramente reiterate domani nel corso della sua visita al Cairo, il governo di Netanyahu ha annunciato l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Il perchè lo spiega la storica e profonda influenza esercitata dal partito dei coloni nella politica israeliana. Una contiguità, se non una compenetrazione vera e propria, ben palpabile nella cerimonia del 22 maggio.
'Scarso aiuto alla pace'. A rivelare tali legami è Max Blumenthal, un giornalista ebreo statunitense, tanto acuto quanto ironico, detestato dalla comunità ebraica Usa per la sua critica feroce della destra ultraortodossa. Blumenthal è riuscito a farsi invitare alla cerimonia di premiazione del Premio Moskovitz per il Sionismo tenutosi una decina di giorni fa a Gerusalemme Est. Alcune migliaia di ebrei radicali si sono riuniti di fronte a un palco con mega-schermo montato (provocatoriamente?) a poche decine di metri dal quartiere di Silwan, dove le autorità municipali prevedono di demolire 88 case di cittadini palestinesi per costruire un parco tematico archeologico, espellendo quasi 1.500 residenti. Un'operazione definita eufemisticamente dal Segretario di Stato Usa Hillary Clinton 'di scarso aiuto' alla causa della pace.
Nomen omen, il premio Moskovitz è stato organizzato da Irvin Moskovitz, padrone della catena californiana di casinò 'Hawaiian Gardes'. Denunciato più volte per lo sfruttamento di lavoratori irregolari, Moskovitz da anni convoglia milioni di dollari verso Israele per sostenere l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Solo chi si distingue per particolari meriti alla causa sionista viene insignito dell'omonimo premio. Moskovitz è ricordato da Blumenthal per la sua amicizia con il Primo ministro Netanyahu, convinto proprio da lui a costruire nel 1996 un'uscita del tunnel sotto la Spianata delle Moschee: tale decisione fu all'origine degli scontri che condussero alla Seconda Intifada. L'impronta di Moskovitz sulla terra ove sorgono i 'settlement' dei coloni è però visibilmente impressa nell'espansione di Kiryat Arba, focolaio di estremismo ortodosso. A palesarne l'evidenza, il Premio Moskovitz 2009, attribuito, con i suoi bei 50 mila dollari, proprio al fondatore di Kiryat Arba, Noam Arnon. Dopo la consegna, il giornalista Blumenthal ha avvicinato il colono Arnon, che gli ha confessato la seguente verità: "Crediamo che gli arabi abbiano ormai preso il controllo dei media e degli umori internazionali, convincendo il mondo a credere che esista un popolo palestinese che merita un proprio Stato. E questo è totalmente falso".
Premi Nobel e ministri. Il premio è stato consegnato da Robert John Aumann, premio Nobel per l'Economia nel 2a005 (per la Teoria dei giochi), alla presenza del ministro israeliano per le Infrastrutture, Uzi Landau. Aumann si oppose allo sgombero della Striscia di Gaza del 2005, definendolo un crimine contro le colonie di Gush Katif, nonché un serio pericolo per la sicurezza di Israele. Il docente utilizzò persino la sua Teoria dei giochi per giustificare l'occupazione dei Territori palestinesi. Prima della consegna del Nobel, una petizione di oltre mille firme era già stata inviata all'Accademia svedese per chiedere la cancellazione del Premio ad Aumann. Un collega canadese del giornalista statunitense, Jesse Rosenfeld, è riuscito a eludere la sicurezza e ha avvicinato il ministro delle Infrastrutture, mentre gigioneggiava tra la platea dei coloni. Gli ha chiesto che ne pensasse del richiamo di Obama alla necessità di congelare l'ampliamento degli insdediamenti. La risposta non lascia dubbi sulla posizione sua, del suo partito (Yisrael Beiteynu) e del suo governo: "Qualcuno dice che gli arabi possono costruire a destra e a manca e gli ebrei no. Questa posizione va rifiutata in toto".
Da come Netanyahu riuscirà a tenersi in equilibrio tra gli ultra-ortodossi del partito Yisrael Beiteynu e gli appelli di Obama dipenderà non solo il futuro del suo governo ma anche quello dell''amicizia particolare' tra Washington e Tel Aviv.
... (continua)