venerdì, giugno 05, 2009
“I programmi di recupero per i ragazzi, costretti a uccidere e combattere tra le fila dei ribelli - spiega l’Unicef - prevedono terapie psicologiche mirate e l’utilizzo del disegno, del canto, della recitazione e dello sport per cancellare il carico di violenza vissuto”.

Radio Vaticana - Nei programmi di riabilitazione, promossi dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) e dal Governo dello Sri Lanka, sono stati coinvolti ad ora, oltre 400 bambini soldato. Sull’isola sono operativi quattro centri dediti al recupero dei minori, che erano stati arruolati dalle Tigri tamil, specie negli ultimi tre anni di guerra. L’esercito di Colombo sta procedendo anche all’individuazione dei bambini-soldato, che ancora vivono nei campi profughi tra le cosiddette Internally Displaced Persons (IDP). Ad oggi i militari ne hanno individuati circa 200, maschi e femmine, fuggiti dalla zona di guerra nelle ultime settimane di conflitto. A breve raggiungeranno i 59 minori trasferiti già dieci giorni fa nel campo di riabilitazione di Ambepussa. Mentre è definita “allarmante” la situazione negli ospedali. Sono 269mila gli sfollati nel distretto di Vavuniya. Lo denuncia Medici senza frontiere (Msf), ricordando che nei tre ospedali, dove opera l’associazione, insieme al Ministero della Salute, oltre 500 feriti ricevono cure quotidiane. Il 22 maggio, Msf ha allestito un ospedale da campo, che si trova vicino ai campi degli sfollati di Manik Farm, punto di riferimento sanitario per i 225mila sfollati della zona. - Fa sapere l’agenzia Sir - Questa struttura temporanea, per rispondere all’attuale emergenza, offre assistenza medica e chirurgica 24 ore su 24. L’attività chirurgica è iniziata il 26 maggio. Ogni giorno lo staff chirurgico esegue tra i 6 e i 10 interventi, soprattutto pulizia di ferite. “I pazienti ricoverati nelle strutture mediche del Ministero della Salute a Manik Farm vengono in gran parte trasferiti al nostro ospedale”, ha spiegato Severine Ramon, coordinatore dell’ospedale da campo di Msf: “Nella prima settimana sono arrivati più di cento pazienti, bambini colpiti da gravi infezioni respiratorie e disidratati a causa della diarrea. Le attuali restrizioni all’accesso ai campi stanno limitando e rallentando la nostra capacità di rispondere ai bisogni medici tra gli sfollati”. (A.V)


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