mercoledì, luglio 04, 2012
Dal 4 al 6 luglio presso la Casa del Cinema di Roma si tiene il Green Movie Film Fest, che nasce dall’intento di dare espressione col cinema al tema dell'ambiente e della responsabilità sociale
Mercoledì 4 luglio presso la casa del cinema a largo Mastroianni a Roma ha inizio la prima edizione del Green Movie Film Fest, rassegna di cinema ambientale che si svolgerà dal 4 al 6 luglio con ingresso gratuito: tre serate per raccontare l’incontro tra il cinema, l’ambiente e il sociale, proponendo i valori della sostenibilità. Gli appuntamenti, anche di carattere divulgativo, dedicati all’ecologia e all’ambiente rimangono troppo spesso confinati in un’area ristretta. Scopo dell’iniziativa è proprio quello di offrire un contributo, attraverso l’arte cinematografica, alla diffusione di queste tematiche per stimolare una grande partecipazione
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giovedì, febbraio 02, 2012
Il Presidente del Consiglio “tecnico” stronca le aspettative dei giovani disoccupatidi Silvio Foini Il posto fisso se ne va in soffitta, provocando sulla rete un’ondata di sdegno da parte dei giovani, ormai da tempo etichettati brutalmente come “bamboccioni”. Sono stati infatti invitati bonariamente a deporre le speranze di un contratto fisso che permetterebbe loro di accedere a un mutuo bancario per comprarsi casa e mettere su famiglia, di potersi acquistare un’auto a rate e via dicendo. La società parruccona critica il moltiplicarsi delle convivenze delle giovani coppie ma non si chiede
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sabato, dicembre 03, 2011
"Il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi: più che di multiculturalità, termine che afferma semplicemente una vicinanza, dovremmo parlare di interculturalità, che significa scambio, dialogo e confronto. Dialogo che comprende certo la fiducia e un confronto sistematico: è il tipico lavoro del film”. Radio Vaticana - Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del
Pontificio Consiglio della cultura, ha aperto questa mattina la seconda giornata di lavori del convegno internazionale “Film and Faith”, presso la Pontificia Università Lateranense (Roma), organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il Pontificio Consiglio della cultura, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e la Pontificia Università Lateranense. “Il dialogo – ha proseguito il cardinale Ravasi – suggerisce tre prospettive: quella filosofica, il cui autore di riferimento è Paul Ricoeur e in particolare il libro ‘Se come un altro’, dove si spiega che noi, di nostra natura, siamo un altro rispetto alle persone che incontriamo
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giovedì, novembre 24, 2011
Dal 9 al 27 novembre, presso il Teatro Franco Parenti di Milano è in scena "Roman e il suo Cucciolo" di e con Alessandro Gassman, patrocinato dalla Sezione Italiana di Amnesty International.Amnsty - Oggi, Giovedì 24 novembre, alle ore 17.30, presso la Fnac di via della Palla 2, Milano, si terrà un incontro aperto al pubblico con Alessandro Gassman e gli altri attori, Riccardo Noury, portavoce della Sezione Italiana di Amnesty International. La tournée proseguirà a Verona al Teatro Nuovo (dal 29 novembre al 3 dicembre) Reggio Emilia al Teatro Valli (6 - 7 dicembre), Bolzano al Teatro Comunale (dall'8 all'11 dicembre), Portogruaro (VE) al Teatro Comunale Russolo (13 dicembre), Trieste al Teatro Politeama Rossetti (dal 14 al 18 dicembre). "Roman e il suo cucciolo" è una piece teatrale ispirata al testo "Cuba & His Teddy Bear" di Reinaldo Povod riadattata nella periferia di Roma, un una comunità di cittadini stranieri e italiani
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giovedì, novembre 10, 2011
I nuovi territori del cinema del reale, tra ricerca, trasversalità e sperimentazione, sono lo spazio d’indagine della 52esima edizione del Festival dei Popoli (Firenze, dal 12 al 19 novembre) che si spinge ai confini del documentario per esplorarne le contaminazioni con gli altri generi. Volontariatoggi - I nuovi territori del cinema del reale, tra ricerca, trasversalità e sperimentazione, sono lo spazio d’indagine della 52esima edizione del Festival dei Popoli (Firenze, dal 12 al 19 novembre) che si spinge ai confini del documentario per esplorarne le contaminazioni con gli altri generi. L’idea è di pensare il festival come un laboratorio permanente, con un’attenzione particolare ai giovani autori e agli esempi più innovativi del panorama documentaristico mondiale. Come a dire che non esistono solo Cannes o Venezia. Sono queste le linee guida date al festival internazionale del film documentario dai neo direttori Maria Bonsanti e Alberto Lastrucci
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giovedì, ottobre 27, 2011
Sarà il film “La fine è il mio inizio” di Jo Baier ad aprire, domani (venerdì 28 ottobre), la 37ª edizione del Cineforum al Seraphicum, nato come risposta dei frati a una provocazione di Pier Paolo Pasolini. L’associazione culturale Cineforum propone quest’anno un programma di venti proiezioni scelte tra i titoli proposti sui grandi schermi nell’ultima stagione cinematografica. Il Cineforum del Seraphicum è una iniziativa ormai storica per la città di Roma, capace di raccogliere a ogni edizione una entusiastica partecipazione di spettatori oltre che di registi, attori, sceneggiatori e critici cinematografici, puntualmente presenti a commentare le pellicole in programma. “Il Cineforum Seraphicum – spiegano gli organizzatori - nasce negli anni Settanta da una provocazione di Pier Paolo Pasolini che si domandava se la Chiesa fosse ancora in grado di avere un deciso impatto culturale sulla società e quindi di diffondere in modo accattivante il messaggio evangelico
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martedì, settembre 20, 2011
Forme di protesta non violenta sono possibili anche nell’ambito dei rapporti tra Israele e Palestina. Perchè tale modello si diffonda è necessario che se ne parli, innanzitutto è necessario che ne parlino i media. A lanciare questo messaggio è Julia Bacha, autrice del film-documentario Budrus.di Daniela Vitolo Julia Bacha è nata a Rio de Janeiro nel 1980. Laureatasi in Storia e Politiche del Medio Oriente presso la Columbia University, ha partecipato alla creazione di due pluripremiati documentari prima di realizzare ‘Budrus’, uscito nel 2009. Budrus è un villaggio di 1500 persone nei pressi di Ramallah in Cisgiordania. Nel suo film-documentario Julia Bacha ha raccontato la protesta non violenta, e di successso, messa in atto dalla popolazione del villaggio quando lo Stato israeliano ha annunciato la costruzione di una barriera di separazione tra i territori israeliani e quelli palestinesi che sarebbe passata proprio nel villaggio
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mercoledì, settembre 07, 2011
Nel tardo pomeriggio di oggi è in programma alla Mostra del Cinema di Venezia la proiezione dell’ultimo film dell’ottantenne Ermanno Olmi, che rinnova la sua sfida al cinema con "Il villaggio di cartone". Radio Vaticana - Il film nasce dalla lucidità e onestà di pensiero
del grande regista bergamasco, aiutato questa volta, nella scrittura, dalle considerazioni del cardinale Gianfranco Ravasi e dello scrittore Claudio Magris. Il servizio di Luca Pellegrini:
ascoltaDeve ricordare, il vecchio prete inginocchiato davanti all’altare: sono istanti faticosi, dolorosi. Deve ricordare il Cristo appeso sopra di lui, i banchi vuoti dietro di lui. La sua chiesa, per ragioni che non sappiamo, è presa d’assedio: le ruspe incombono, gli operai entrano violentando il sacro, violentando la casa di Dio. Rimane uno spazio vuoto e una sconsolata solitudine, quella che assale spesso l’anima, insieme al dubbio, quando anche gli ultimi punti di riferimento visibili spariscono... (continua)
giovedì, febbraio 10, 2011
Le religiose italiane sono indignate e sofferenti per quanto sta accadendo attorno all’immagine della donna, ridotta a merce per uso sessuale, umiliata e offesa nella sua dignità di persona. E questo proprio in quel contesto istituzionale dal quale dovrebbe provenire la difesa e la promozione del mondo femminile, la valorizzazione delle sue qualità umane e sociali, professionali, di quel “genio femminile” esaltato da Giovanni Paolo II.
Il nostro tempo - È un grido forte e commosso che giunge da più parti, in particolare dalle comunità e dalle case di accoglienza dove decine di suore lavorano sulla strada per aiutare le donne in difficoltà ad uscire da quella condizione di schiave del sesso nella quale tantissime sono finite contro la propria volontà, ingannate e minacciate. Due religiose, suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’Ufficio anti-tratta dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia) e Rita Giarretta, fondatrice di «Casa Rut», che accoglie le ragazze e le mamme che cercano di sottrarsi al dominio della criminalità organizzata, hanno deciso di dare voce alle centinaia di consorelle di 75 congregazioni che operano in 110 strutture per dare protezione e speranza alle donne che sono state devastate dallo sfruttamento sessuale , per offrire loro la possibilità di ricostruire la loro vita distrutta e un futuro. ... (continua)
mercoledì, settembre 29, 2010
E’ arrivato nelle sale cinematografiche il film Fratelli in erba di e con Tim Blake Nelson, che ha riservato per sé il ruolo di miglior amico di uno dei due gemelli protagonisti e che, alla fine, sarà determinante anche per la vita del secondo fratello.
di Elena Sidoni
Edward Norton è due volte interprete principale nella parte dei due gemelli, nella versione in lingua originale, i fratelli si distinguono solo grazie al look e alla parlata differente: l’inglese accademico del professore e il “dialetto” dell’Oklahoma per il coltivatore. Ma nella trama, ogni personaggio è fortemente caratterizzato e, la caratura degli attori, fa sì che, in realtà, non ci siano ruoli minori.
Il titolo italiano cerca in modo poco felice di ricalcare l’ambiguità dell’intreccio. Quello originale Leaves of grass (Foglie d’erba) richiama una raccolta di poesie di Walt Whitman. L’erba unisce i gemelli dall’inizio della loro vita quando i genitori ne erano consumatori, ne determina l’allontanamento nelle diverse scelte di vita: la razionalità dell’uno che esorcizza le paure con la ricerca filosofica del senso della vita e della felicità; l’istinto creativo dell’altro che coltiva scientificamente la droga per renderla perfetto paradiso artificiale. In erba può significare anche giovani, all’inizio della ricerca, del cammino, la loro vita non è ancora così definita, si incontrano filosofia e droga, poesia e violenza, vecchio e nuovo.
Non è facile definire il genere del film, forse, commedia nera in cui l’assurdità delle situazioni genera il riso, ma, di colpo, l’epilogo brutale, lascia l’amaro in bocca, per la sua gratuità e mancanza di senso. Nella vita tutto può accadere, sia una soluzione, che quella diametralmente opposta, hanno la stessa valenza. L’ambiguità di genere richiama alla mente la cinematografia dei fratelli Coen.
Susan Sarandon interpreta Daisy, la madre dei protagonisti che, ancora giovane, vive in una casa per anziani dove è più giovane di chiunque di almeno dodici anni. Questo pur di fuggire la deludente realtà.
Janet (Keri Russel), che suscita l’amore di uno dei fratelli, ha cercato rifugio dalla frenesia delle grandi città nella lenta vita di provincia, per ritrovare il ritmo della poesia.
Il cattivo Pug Rothbaum, ha il volto simpatico di Richard Dreyfuss, che si anima di tagliente ferocia, quando appare il vero io di un sedicente benefattore della sinagoga locale, in realtà spacciatore di narcotici su grande scala.
Josh Pais è un ortodontista, incontro occasionale di uno dei fratelli in viaggio in aereo, che gioca un ruolo essenziale nello sviluppo imprevisto della trama.
Last but not least la figura del poliziotto locale è affidato a Pruitt Taylor Vince, narratore della storia di Novecento nel film di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano.
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lunedì, settembre 06, 2010
Sono 57, su 195 esaminati, i film ammessi al XII Religion Today Filmfestival, che si svolgerà tra l’8 e il 21 ottobre fra Trento, Roma, Bolzano, Bassano e Nomadelfia, con un’anteprima in programma a Teggiano Policastro il 2 ottobre.
Radio Vaticana - Tra i film in rassegna, documentari, cortometraggi e lungometraggi che affrontano il tema delle religioni e del dialogo e qualche pellicola proveniente dai grandi circuiti, come “Lourdes” di Jessica Hausner, premiato a Venezia nel 2009. Quest’anno, come criterio di selezione, la commissione ha usato quello dell’impegno nell’approfondimento del tema religioso in relazione alla sfera sociale, ma tra i titoli anche pellicole che si occupano di disabilità in relazione alle diverse religioni, disagio e testimonianze di dialogo interreligioso e richiami al tema della pace. Il tema dell’anno è “Viaggi della fede.Viaggi della speranza”, sia in relazione al tema del pellegrinaggio, sia in relazione al fenomeno della migrazione. I film selezionati, infine, arrivano da tutti e cinque i continenti e danno un affresco di realtà all’interno di diverse religioni come il cristianesimo cattolico, ortodosso e protestante, l’ebraismo, l’induismo, l’islam, il buddismo, lo sciamanesimo e il taoismo.
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venerdì, settembre 03, 2010
Dopo monologo teatrale e libro, Ascanio Celestini porta la sua “Pecora nera” sugli schermi firmando il suo primo lungometraggio, coraggiosamente inserito in concorso a Venezia.
Radio Vaticana - “Non è un film di denuncia – come tiene a precisare il regista -, ma il racconto di un disagio, di uno spaesamento, di una crisi della coscienza”. Dieci minuti di applausi per lui ieri sera in Sala Grande alla proiezione ufficiale, mentre oggi viene presentato, sempre in concorso, il deludente “Somewhere” di Sofia Coppola, che della deriva e i tormenti di un attore segue i passi e le cadute. Il servizio è di Luca Pellegrini (ascolta):
Ecco, dunque, la storia di due disagi diversi. In America un attore di fama, che vive “da qualche parte”, sporca le sue giornate in una dissipazione esistenziale abbastanza comune tra quella specie. “Somewhere”, l’atteso film di Sofia Coppola, non racconta nulla di nuovo, nella sua irritante monotonia: crisi di vocazione, rapporti slabbrati, famiglia sfasciata, drink e autografi, strada e tramonti, per dirci, in modo noiosissimo, come i tempi moderni possono assuefarsi all’immobilità dello spirito. Film piuttosto inutile, dunque, mentre utilissime diventano le filastrocche con le quali Ascanio Celestini recita la follia. Sullo schermo è arrivato, infatti, il suo racconto del disagio mentale con La pecora nera: strizzando l’occhio allo stile iconoclasta di Ciprì e Maresco, ossia spargendo sulfuree dosi di ironia surreale e affabulazione istrionica, finisce, infatti, in un manicomio chiamato “il condominio dei santi” diretto dal dottore, “che dei santi è il più santo di tutti”. Lì, in quel luogo sospeso e lugubre, come lo sono stati tutti i manicomi raccontati al cinema, ma anche molti di quelli in funzione nel vero, dove la tensione è incuneata nei silenzi che possono esplodere, nei gesti che possono ferire, fa il suo apprendistato Nicola, il gene della follia in famiglia, che ci accompagna nel capitolo più remoto del film ambientato negli “anni ’60, i favolosi anni ‘60”, che qui di favoloso hanno soltanto l’eco misero e storpiato – una mezza dozzina di uova, un gelato, un costume consunto per la festa parrocchiale – di un benessere vissuto da altri. Nicola cresce in una apnea permanente che lo distanzia dalla realtà, ma non dall’affetto di una ragazzina poi ritrovata, da adulto, nell’anonimato di un supermercato di periferia che è il luogo dei folli dell’età del consumismo e della pubblicità. Lì avvengono le sue uniche, sporadiche visite all’esterno – quando del “manicomio elettrico” ne è divenuto ospite fisso – tentando inutilmente rapporti interpersonali border line. La fase adulta della sua vita incontra anche la puerile e sincera pietà delle suore che lo accudiscono, la capacità di ascolto di un amico folle come lui, il desiderio di un amore che non può esistere. Le parole e i gesti di Celestini possono anche irritare, in questa loro continua ripetizione originata da un voluto elettro-shock artistico, ma l’umanità che promana dagli sguardi dei suoi matti è pura, disarmante, vera e tale non tanto da chiedere commiserazione, quanto attenzione. Ciò che sicuramente loro desiderano e noi dovremmo impegnarci a dare.
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