venerdì, luglio 30, 2010
E’ stata presentata ieri la 67.ma Mostra del Cinema di Venezia, che si aprirà il prossimo 31 agosto. Tra fiction e documentari, gli italiani in concorso, molto attesi, sono Saverio Costanzo con “La solitudine dei numeri primi” tratto dall’omonimo bestseller di Paolo Giordano, Mario Martone con il suo film sul Risorgimento, Carlo Mazzacurati alle prese con l’allestimento di una Sacra rappresentazione.

Radio Vaticana - Tra registi del sud-america e dell’oriente, ancora una volta ha del prodigioso la presenza di Manoel de Oliveira: arriverà, a 101 anni, con un suo nuovo film. Il servizio di Luca Pellegrini(ascolta):

Una Mostra del Cinema che fa i conti con la crisi, si inerpica lungo un percorso di contenimento delle strutture e degli spazi, ma non cede nei confronti del cinema, dei titoli, degli autori. Il presidente della Biennale Paolo Baratta, nel presentare la prossima 67.ma edizione, affronta i problemi con disciplina e rigore: la linea di sobrietà intrapresa non scalfisce le ragioni dell’utilità della Mostra per il mondo della cultura, dell’arte e del cinema. “Questa manifestazione – precisa – non vuole sopravvivere a se stessa per inerzia, ma rinnovarsi per diventare anche quest’anno un luogo di attenzione per tutto il cinema”. Anche quello cosiddetto “corto”, dunque, anche quello digitale, comprendendo una pluralità di generi, mezzi espressivi e mezzi tecnici. Marco Muller, il direttore della Mostra del Cinema, a questo proposito, chiarisce che quella del 2010 è una Mostra capace di captare lo spirito del tempo. Gli chiediamo in quale modo.

“Noi confidiamo nella possibilità che si vada a nascondere nelle pieghe anche dei modi di produzione, meno frequentate di solito dai festival. Un cinema che ha una potenza vera, soprattutto nella spesa infinita di energia creativa al di là ogni considerazione di ordine finanziario, al di là delle dimensioni del budget dei film. Sono delle volte i film che meglio ci portano notizie del mondo ma non perché lo fissino in un’istantanea, non perché rivendichino un’essenza documentaria del cinema che ci permette di ricostruire chi siamo e dove siamo ma, invece, perché in qualche modo lavorano le cuciture e le pieghe. Soltanto così dall’esterno poi il cinema può finalmente tornare verso l’interno”.

Una Mostra, tiene a precisare, particolarmente giovane: la media dell’età dei registi in concorso è di appena 46 anni. Rinnovamento in quale senso?

“Soprattutto è un segnale di tonicità, tonicità dell’attività intellettuale. Perché a questo punto non considerare che in fondo anche la mente va trattata come un muscolo e che, quindi, se fa sempre gli stessi movimenti finisce per atrofizzarsi? Per fortuna sono questi i registi che quel loro muscolo particolarissimo se lo tengono in allenamento. Poi, naturalmente, accanto al cervello come muscolo devo rivendicare il muscolo più potente: il muscolo cuore. Perché, poi, sta sempre tutto lì; come fare per partire dalla testa e arrivare al cuore ed è anche così che abbiamo lavorato”.

Ci sono tanti spunti interessanti, nel programma, alcune conferme e sorprese. Molti gli autori che arrivano dall’Oriente, apertura al 3D, 79 film in prima mondiale, la Repubblica Dominicana che esplora la tragedia di Haiti con gli occhi di una regista attenta, Laura Amelia Guzmán, un omaggio al cinema comico italiano dal 1937 ai nostri giorni e il Leone d’Oro alla Carriera a John Woo.


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