mercoledì, novembre 02, 2016
Per il New York Times "ha infranto la prassi" sulle inchieste riguardanti la Fondazione Clinton ed il capo campagna di Trump.

La bomba del Mailgate rischia di scoppiare in mano al direttore Fbi James Comey. La decisione di rendere nota la nuova inchiesta sulle email collegate a Hillary Clinton avrebbe infranto una prassi seguita anche la scorsa estate, quando il dipartimento di giustizia e lo stesso Fbi concordarono di non rivelare le due inchieste, una sulla fondazione Clinton e un'altra sull'allora presidente della campagna di Donald Trump, per non interferire nelle elezioni.

A lanciare l'accusa è il New York Times che, citando fonti investigative, avrebbe rivelato importanti retroscena sul modus operandi della Boureau of Investigation. Sin da Agosto, infatti, l'Fbi sarebbe stata alle prese con la decisione se emettere o meno un mandato di comparizione nell'inchiesta sulla Fondazione Clinton. Un'indagine, però, con pochi elementi probatori e basata in gran parte su informazioni emerse sulla stampa e sul libro bestseller "Clinton Cash" di Peter Schweizer, secondo il quale gruppi stranieri avrebbero dato soldi all'ex presidente Bill Clinton e alla sua Fondazione, ricevendo in cambio favori dall'allora Segretario di Stato, Hillary.

Accuse più volte rispedite al mittente, ma rilanciate con forza durante la campagna di Donald Trump. Anche la campagna del tycoon, tuttavia, aveva interessato i federali. L'Fbi stava indagando sull'ex capo della sua campagna elettorale, Paul Manafort, e sui suoi rapporti con alcuni politici ucraini, tra cui l'ex presidente filorusso Viktor Ianukovich, di cui fu consulente per una decina d'anni dal 2005, e con uomini d'affari russi come Oleg Deripaska, un oligarca vicino a Vladimir Putin. Anche in questo caso le accuse furono respinte.

L'Fbi, però, decise di tenere aperte entrambe le inchieste ma di evitare di compromettere la corsa alla Casa Bianca, un "silenzio elettorale" che avrebbe creato frizioni tra diversi investigatori e il Dipartimento di Giustizia, facendo sì che, da un lato, trapelassero le accuse a Manafort, dall'altro che lo stesso direttore Comey si rivolgesse al Congresso violando ogni prassi e mettendo scompiglio nella campagna americana a ormai pochissimi giorni dal voto.

Una vicenda, conclude in popolare quotidiano newyorkese, che ha gettato nella mischia politica anche l'Fbi, dove non solo regnerebbe un certo malumore, ma nessuno è in grado di prevedere cosa porterà il domani, in particolare nel caso in cui l'indagine sulle mail incriminate non dovesse portare a qualcosa di concreto prima dell'Election Day. Secondo le fonti investigative, infatti, dovrebbe accadere qualcosa di davvero straordinario per portare alla messa in stato d'accusa di qualcuno dei protagonisti. Ma l'assenza di informazioni ha permesso che le speculazioni sull'effettiva rilevanza di quelle mail prendessero il sopravvento.


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