sabato, ottobre 08, 2016
Nello stesso giorno dell'assoluzione per Ignazio Marino, anche l'ex governatore del Piemonte è assolto per le famose "mutande verdi". Condanne, invece, per 10 consiglieri.

Dieci consiglieri condannati ed un assolto "eccellente". Si chiude così, in primo grado, il processo Rimborsopoli in Piemonte, dopo due anni di udienze che hanno fatto emergere le spese più assurde e imbarazzanti di molti consiglieri regionali e gli stipendi arrotondati con decine di migliaia di euro. L'assolto, però, è proprio colui che aveva fatto balzare la notizia nelle prime pagine di tutti i giornali: l'ex governatore Roberto Cota.

"Sono contento, fin dall'inizio sapevo di essere innocente - ha detto Cota all'uscita dall'aula - Sono stato fatto oggetto di attacchi ignobili, ho sofferto tanto. Ma è giusto avere fiducia, una parte del sistema funziona". A chi gli ricordava che le sue famose mutande verdi sono diventate il simbolo del malcostume della politica, e gli riportava le ironie fatte dal presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri durante la sua visita a Torino, Cota ha risposto così: "Oggi c'è stata la risposta al premier. Renzi farebbe bene a stare zitto e a interpretare con maggiore dignità il ruolo che ricopre. Sembra un venditore di pentole".

Una vittoria accolta con entusiasmo anche dal leader leghista Matteo Salvini: "Tutti assolti i consiglieri della Lega Nord in Piemonte. Da Roberto Cota a Riccardo Molinari. Tre anni di insulti, elezioni ribaltate e, alla fine, 'il fatto non sussiste'. Quanta gente, a partire da Renzi, dovrebbe chiedere scusa".

Sono stati condannati Michele Giovine (3 anni e 10 mesi), Giovanni Negro (un anno e 4 mesi), Michele Formagnana (2 anni e 8 mesi), Alberto Cortopassi (2 anni e 1 mese), Rosa Anna Costa (2 anni e 1 mese), Angiolino Mastrullo (2 anni e 6 mesi), Augusta Montaruli (4 mesi), Alfredo Tentoni (2 anni e 5 mesi), Daniele Cantore (1 anno e 8 mesi) e Andrea Stara (3 anni e 4 mesi). Assolti, oltre all'ex governatore Cota, Roberto De Magistris, Massimo Giordano, Federico Gregorio, Riccardo Molinari, Paolo Tiramani, Michele Dell'Utri, Alberto Goffi, Maurizio Lupi, Girolamo La Rocca, Lorenzo Leardi, Massimiliano Motta, Rossana Valle, Sara Lupi (perché "il fatto non sussiste") e Angelo Burzi (perché "il fatto non costituisce reato").

Un processo giuridicamente complesso, come ha affermato lo stesso giudice Silvia Bersano Begey alla lettura della sentenza, per un caso che si è giocato sul confine della libertà e legittimità della spesa, sulla presenza procedure e consuetudini vigenti da anni, e sui meccanismi di pseudo controllo degli scontrini. Una sentenza, infine, destinata a far riflettere, secondo il Governatore della Toscana, Enrico Rossi: "Ci sono troppe richieste di rinvio a giudizio, troppi clamori che si fanno sulla stampa, troppa strumentalizzazione", concludendo, "abbiamo bisogno di un maggiore garantismo".


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