mercoledì, giugno 08, 2016
Ad un anno dall'entrata in vigore degli eco-reati, l'onorevole Ermete Realacci ci racconta in una lunga intervista le sfide future dell'economia italiana ed europea. Sul referendum trivelle: "Non andava fatto". I programmi energetici e le rinnovabili: "Sfida affascinante. Serviranno regole certe, ma è fattibile".




Intervista a cura di Lorenzo Carchini

Tanto attivismo ed un filo da seguire, quello della valorizzazione dell'ambiente e del territorio. "L'economia del futuro sarà quella legata all'ambiente" - ha spiegato ai nostri microfoni l'onorevole Ermete Realacci (Pd), Presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera - "un'economia più a misura d'uomo. Già oggi è così".

Dallo scoppio della crisi ad oggi, almeno un quarto delle aziende italiane avrebbero investito in materia ambientale, per una produzione più attenta all'ambiente ed al territorio. Aziende che creano anche posti di lavoro e sostengono il rilancio economico del paese. Sarebbero loro a rappresentare, secondo l'onorevole, non solo "un'economia attenta ai pericoli, ma un'economia che è più competitiva".

In Europa, intanto, i gruppi politici "verdi", ove l'ambientalismo è un elemento programmatico cruciale, ottengono alcune importanti affermazioni, anche a scapito dei partiti popolari. Secondo Realacci, solo l'Italia ad oggi può vantare "una forza socialista e democratica" come il Pd ancora capace di raccogliere un bacino di voti molto ampio; ciò non toglie che "se vogliamo ricostruire un campo progressista", temi come quello ambientale, ecologico, dovranno essere definitivamente fatti propri dalle forze di sinistra, "non solo in chiave difensiva", ma di cambiamento, di risposta alla crisi.

Un'economia, dunque, che sia più vicina anche a quella pensata dal Papa nell'Enciclica Laudato Si', ma capace anche di dialogare e confrontarsi con una realtà eterogenea come quella continentale: "Se si rimane fermi, sarà dura". 






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