“Questo stallo non ha fatto altro che favorire lo Stato Islamico (Is).47
Bernardino Leon ha fatto bene a mettere fine ai continui rilanci del Congresso generale nazionale, parlamento fantoccio di Tripoli, e provare a imporre una sferzata al negoziato prima che sia troppo tardi”. A commentare alla MISNA la portata e le prospettive del governo di unità nazionale annunciato nella notte dal mediatore Onu è Farid Adly, scrittore e giornalista libico residente in Italia“Questo stallo non ha fatto altro che favorire lo Stato Islamico (Is).
Cosa pensa, come cittadino libico e come giornalista, del governo nominato da Leon?
Sono convinto che si tratti di una svolta positiva. Era necessario che un interlocutore terzo e superpartes imponesse una smile decisione dopo mesi di negoziati infruttuosi, condizionati dai continui rinvii e modifiche imposte soprattutto da una delle due parti in causa, il Consiglio generale nazionale dominato dagli Islamisti a Tripoli. La creazione di un’impalcatura istituzionale in cui siano rappresentate tutte le forze che partecipano al negoziato è una garanzia di equità e potrà costituire un mezzo valido per traghettare il paese fuori dal conflitto.
Crede che, come richiesto dagli accordi, l’intesa e le nomine annunciate dal mediatore saranno sottoscritte da entrambe le parti, il parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di Tripoli entro il 20 ottobre?
Questo dipenderà dagli equilibri interni all’Assemblea di Tripoli, spaccata tra falchi contrari all’accordo e colombe. Fortunatamente queste ultime sembrano costituire la maggioranza, ma riusciranno ad imporsi su tutto il Cgn? IN questo senso, la nomina di Abdulrrahman Sewehli, falco islamista di Misurata, risponde proprio alla necessità di convincere l’ala più riottosa delle fazioni islamiste ad accettare un accordo che in molti dicono chiaramente di non volere.
Perché la data del 20 ottobre è così importante?
In teoria il 20 ottobre scade la legislatura del parlamento di Tobruk, l’unica istituzione democraticamente eletta e riconosciuta dalla comunità internazionale come rappresentativa del popolo libico. Inoltre in quella data scade anche il mandato di Leon, grazie al cui impegno certosino si è riusciti a tessere la tela di un difficilissimo negoziato.
Se il piano di pace sarà approvato, quali saranno i passi successivi?
Ad un mese dall’insediamento del governo di transizione si dovrà approvare la richiesta di una forza internazionale per il mantenimento della pace. Secondo quanto trapelato da fonti vicine al negoziato, il contingente di peacekeeping dovrebbe essere composto da circa 5000 uomini e guidato dall’Italia. Questo è un passo fondamentale: creare un governo senza un’effettiva capacità di imporre delle decisioni sul piano materiale infatti,oggi come oggi in Libia non servirebbe a niente. Quindi si dovrebbe procedere con la smobilitazione delle milizie dai centri abitati e il loro successivo disarmo. Questi uomini, presi come singoli individui, dovranno essere successivamente integrati nelle forze dell’ordine. Sul piano politico si dovrà poi procedere con la creazione di una Commissione Costituzionale incaricata di redigere una Carta fondamentale e indirizzare il paese a nuove elezioni.
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Bernardino Leon ha fatto bene a mettere fine ai continui rilanci del Congresso generale nazionale, parlamento fantoccio di Tripoli, e provare a imporre una sferzata al negoziato prima che sia troppo tardi”. A commentare alla MISNA la portata e le prospettive del governo di unità nazionale annunciato nella notte dal mediatore Onu è Farid Adly, scrittore e giornalista libico residente in Italia“Questo stallo non ha fatto altro che favorire lo Stato Islamico (Is).
Cosa pensa, come cittadino libico e come giornalista, del governo nominato da Leon?
Sono convinto che si tratti di una svolta positiva. Era necessario che un interlocutore terzo e superpartes imponesse una smile decisione dopo mesi di negoziati infruttuosi, condizionati dai continui rinvii e modifiche imposte soprattutto da una delle due parti in causa, il Consiglio generale nazionale dominato dagli Islamisti a Tripoli. La creazione di un’impalcatura istituzionale in cui siano rappresentate tutte le forze che partecipano al negoziato è una garanzia di equità e potrà costituire un mezzo valido per traghettare il paese fuori dal conflitto.
Crede che, come richiesto dagli accordi, l’intesa e le nomine annunciate dal mediatore saranno sottoscritte da entrambe le parti, il parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di Tripoli entro il 20 ottobre?
Questo dipenderà dagli equilibri interni all’Assemblea di Tripoli, spaccata tra falchi contrari all’accordo e colombe. Fortunatamente queste ultime sembrano costituire la maggioranza, ma riusciranno ad imporsi su tutto il Cgn? IN questo senso, la nomina di Abdulrrahman Sewehli, falco islamista di Misurata, risponde proprio alla necessità di convincere l’ala più riottosa delle fazioni islamiste ad accettare un accordo che in molti dicono chiaramente di non volere.
Perché la data del 20 ottobre è così importante?
In teoria il 20 ottobre scade la legislatura del parlamento di Tobruk, l’unica istituzione democraticamente eletta e riconosciuta dalla comunità internazionale come rappresentativa del popolo libico. Inoltre in quella data scade anche il mandato di Leon, grazie al cui impegno certosino si è riusciti a tessere la tela di un difficilissimo negoziato.
Se il piano di pace sarà approvato, quali saranno i passi successivi?
Ad un mese dall’insediamento del governo di transizione si dovrà approvare la richiesta di una forza internazionale per il mantenimento della pace. Secondo quanto trapelato da fonti vicine al negoziato, il contingente di peacekeeping dovrebbe essere composto da circa 5000 uomini e guidato dall’Italia. Questo è un passo fondamentale: creare un governo senza un’effettiva capacità di imporre delle decisioni sul piano materiale infatti,oggi come oggi in Libia non servirebbe a niente. Quindi si dovrebbe procedere con la smobilitazione delle milizie dai centri abitati e il loro successivo disarmo. Questi uomini, presi come singoli individui, dovranno essere successivamente integrati nelle forze dell’ordine. Sul piano politico si dovrà poi procedere con la creazione di una Commissione Costituzionale incaricata di redigere una Carta fondamentale e indirizzare il paese a nuove elezioni.
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