venerdì, aprile 04, 2014
Contemporaneamente all’intenso lancio di missili a corto e medio raggio nordcoreani della seconda metà di marzo, la Corea del Sud ha testato con successo un missile balistico in grado di raggiungere ogni obiettivo nella parte settentrionale della Penisola coreana.  

Misna - Il test, confermato oggi, è avvenuto il 23 marzo, anticipando di due giorni un duplice lancio del Nord di ordigni in grado di raggiungere l’intero territorio sudcoreano, ma anche parti del Giappone. L’annuncio del lancio del vettore, in grado di trasportare una tonnellata di esplosivo su obiettivi fino a 500 chilometri e frutto della cooperazione con gli Usa, si inserisce in giornate di tensione, dovuta sia alle manovre congiunte sudcoreane-statunitensi in corso, sia allo lo scambio di almeno 500 proiettili di cannone caduti lunedì nelle acque ai due lati del conteso confine marittimo tra le due Coree.

Rappresenta però anche un’evoluzione preoccupante del potenziale missilistico del Sud. Fino a due anni fa, gli accordi con Washington, che garantiscono la sicurezza dell’ombrello nucleare Usa, impedivano l’uso di vettori con un raggio superiore a 300 chilometri e una quantità di esplosivo oltre i 500 chilogrammi. Quello del 23 marzo è il primo risultato noto del nuovo accordo del 2012, che consente di estendere notevolmente i limiti precedenti, con un incremento della gittata fino a 800 chilometri, ma con un carico di esplosivo proporzionalmente ridotto alla distanza, partendo però da una base più elevata.

In una situazione paradossale e per certi aspetti originale, in un tempo che ha visto eventi distensivi come la riunione a fine febbraio di familiari divisi dal conflitto e dall’armistizio e che vede le diplomazie in azione per tentare di far ripartire il dialogo multilaterale sul nucleare nordcoreano, i due paesi segnalano anche la volontà di tenere alta la tensione militare, vista dal Nord come strumento di pressione diplomatica, dal Sud come elemento di dissuasione. Una situazione che coinvolge inevitabilmente gli Stati Uniti, che in Corea del Sud acquartierano 28.500 militari e hanno la responsabilità del comando congiunto in caso di crisi. Nei giorni scorsi, il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva segnalato la gravità della situazione nella regione e avvertito della sua volontà di “annientare definitivamente” quella che indica come la politica ostile degli Stati Uniti nei suoi confronti.


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