mercoledì, ottobre 02, 2013
Nel giorno di inizio dei lavori in Siria dei 19 ispettori dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, il regime di Assad assicura loro piena collaborazione, ma le notizie che giungono dal martoriato Paese non sono affatto positive: gli attivisti della rete siriana per i diritti umani denunciano un incremento senza precedenti negli attacchi contro operatori di stampa e media: 23 quelli uccisi nel solo mese di settembre.  

Radio Vaticana - Intanto il Consiglio di Sicurezza Onu all'unanimita' si è dichiarato “inorridito” per l'inaccettabile escalation di violenza e ha chiesto a Damasco "un'azione immediata" per facilitare lo svolgimento delle operazioni umanitarie. A destare sconcerto la notizia diffusa nelle ultime ore della strage di bambini avvenuta lo scorso 29 settembre a Raqqa, nel nord est del Paese. Una scuola secondaria è stata bombardata nel primo giorno dell’anno scolastico: almeno 12 gli alunni morti. Immediata la condanna dall’Unicef . Il presidente della sezione italiana Giacomo Guerrera è stato intervistato da Salvatore Sabatino: ascolta

R. - Ho definito la situazione in Siria “una guerra ai bambini”. I fatti, le notizie che ci pervengono ogni giorno, compreso quest’ultimo, dimostrano soltanto che le vittime di questo conflitto sono proprio i bambini; bambini che sono colpiti nel momento in cui ritornano a scuola. Era il primo giorno di scuola! E possiamo capire da questo il motivo per il quale i genitori hanno paura di mandare i propri figli a scuola.

D. - Questo infatti si ripercuote anche ovviamente sulla frequenza scolastica, proprio per motivi di sicurezza…

R. - È proprio così. Sono più di due milioni i bambini che, nell’età tra i sei e i 15 anni, hanno abbandonato la scuola proprio a causa delle violenze e di ciò che sta avvenendo all’interno della Siria. Noi siamo fortemente impegnati sia all’interno che nei Paesi limitrofi con una campagna particolare "Ritorno a scuola”, che vogliamo rilanciare all’interno della Siria anche per consentire ai ragazzi di acquistare un momento di normalità. Questo vuol dire, però, anche un’altra cosa: i bambini devono essere allontanati dagli adulti almeno per il periodo della scuola, perché gli adulti trasmettono ai bambini le loro ansie, le loro preoccupazioni creando dei problemi.

D. - Lei sta rinnovando un appello che l’Unicef ripete ormai da mesi: preservare le scuole dal conflitto, perché altre volte ci avete raccontato di atti di violenza crudele proprio nei confronti degli alunni.

R. - In questo periodo, lo facciamo con molto più impegno. Cerchiamo di individuare delle aree nelle quali i bambini possano vivere, se non in maniera tranquilla in assoluto, ma comunque possano avere una vita normale. E' quello che noi stiamo cercando di fare: i bambini sono le vittime non soltanto dei bombardamenti ma di violenze, di soprusi. In Siria, tutte le forme peggiori di violenze nei confronti dell’infanzia si verificano in questo momento, e purtroppo anche nei Paesi limitrofi, dove molto spesso i bambini sono anche soli - i cosiddetti bambini non accompagnati, bambini invisibili - ed esposti a qualsiasi forma di violenza. E noi, per questo cerchiamo di individuare queste aree protette. C’è un altro problema importante in questo momento che non va trascurato: l’avvicinarsi dell’inverno. In questi Paesi fa freddo. Abbiamo bisogno di aiuto da parte di tutti. Visitando il nostro sito è possibile partecipare a questa gara di solidarietà che ci vede impegnati ormai da parecchio tempo. Siamo al terzo anno, non dobbiamo dimenticarlo. Il dramma continua e purtroppo non si vede la fine o quanto meno di una minor violenza, una maggiore disponibilità alla pace e al dialogo.

D. - E bisognerebbe anche non dimenticare mai che quando si colpiscono i bambini si vanno a minare quelle che sono le basi del futuro di un Paese …

R. - Esattamente. Questo aspetto non va dimenticato, facendo anche un’altra valutazione se vogliamo: i bambini sono sicuramente il futuro, ma in questo momento sono il presente. Hanno bisogno di aiuto adesso e subito! In questo momento, la comunità internazionale, tutti coloro che desiderano partecipare a questo impegno, possono contribuire per cercare di - se non modificare - aiutare questi bambini a superare questa drammatica situazione. I bambini coinvolti nel conflitto in Siria sono quattro milioni, un numero enorme. È una situazione drammatica alla quale l’Unicef cerca di dare il massimo dell’impegno ed è sicuramente una delle emergenze più gravi. Questo va detto. E noi, come Unicef siamo in grado di poterlo dire: l’emergenza siriana è una delle emergenze più gravi degli ultimi venti anni, forse anche più, che - come Unicef - ci siamo trovati ad affrontare.


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