sabato, novembre 19, 2011
Continua l’appuntamento con le fiabe per bambini di Silvio Foini

La guerra era finita da qualche mese e del piccolo paese sperduto nella pianura restavano in piedi poche casupole, dopo che gli aeroplani nemici avevano lasciato cadere il loro carico di bombe e raso al suolo quasi tutto. Molti bambini erano così rimasti orfani e senza una casa in cui vivere. Alcuni più fortunati erano stati accolti amorevolmente dai nonni o dagli zii mentre altri vagavano per le strade piene di macerie e chiedevano la carità per poter sopravvivere. Fra questi poveri bambini c’era la piccola Alfonsina, che non aveva assolutamente più nemmeno un parente che si occupasse di lei. Piccola, smagrita e vestita di stracci che non le offrivano riparo dal freddo inverno che era arrivato portandosi dietro tanta neve e vento gelido che flagellava la pianura, cercava riparo per la notte in una stalla abbandonata e diroccata. Una bomba infatti era caduta sulla stalla e aveva ucciso le mucche che ci vivevano. Ora era vuota, con la porta divelta che non si riusciva più nemmeno ad accostare. Alfonsina però si era ricavata una specie di nicchia fra il fieno e la notte vi si rifugiava tremante. Pregava spesso che qualcuno si potesse prendere cura di lei e che la sollevasse da quelle sofferenze. Purtroppo anche le persone che erano sopravvissute versavano in povertà e nessuno di loro avrebbe potuto prenderla con sé.

Quella sera, la sera di Natale, con la neve che le arrivava alle ginocchia entrandole nelle scarpe ormai consunte e infradiciandole i piedini che ormai non avvertivano nemmeno più il freddo, Alfonsina si andò a sedere sui gradini della Chiesetta del paese che era stata miracolosamente risparmiata dalle bombe e rimase seduta, povera mendicante, ad attendere che i fedeli che si apprestavano alla Santa Messa le donassero qualche spicciolo per comprarsi almeno un tozzo di pane. Il giorno dopo sarebbe stato Natale: nel suo cuore il ricordo di quello passato. Mamma e papà insieme con i nonni attorno al tavolo su cui facevano bella mostra di sé vivande gustose e tanti buoni dolci e lei felice, tanto felice accanto al Presepio che aveva fatto con il nonno... La grotta, l’angelo al di sopra di essa che cantava la gloria del Bambinello, i pastori, le greggi, i cammelli e quella magica stella cometa... Tutto questo non esisteva più! Tutti coloro che l’amavano l’avevano lasciata sola in quel mondo tanto crudele.

Seduta sui gradini, ormai tutti erano entrati in Chiesa, vide avvicinarsi un signore sconosciuto. Ben vestito e dal viso buono, con grandi occhi azzurri. Le si avvicinò e le chiese chinandosi verso di lei: “Perché stai qui fuori e non entri? Farà sicuramente più caldo in Chiesa”. Alfonsina lo guardò in quei suoi occhi tanto buoni e rispose abbassando i propri: “Non vedi che sono vestita di stracci e sono tutta spettinata? Io non ho più nemmeno un pettine. Cosa potrebbe dire di me Gesù vedendomi così?”. “Non dirà nulla piccolina. Dai, dammi la mano ed entriamo. La Casa del Signore è la casa di tutti. Anche la tua. Andiamo”. Alfonsina diede la mano a quell’uomo che si tolse un guanto e la prese. Che bella mano calda! Lei si sentì subito bene: non aveva più fame né freddo ma tanta gioia nel cuore. Entrarono...

L’uomo si sedette sull’unica sedia rimasta in fondo alla Chiesa e la prese sulle ginocchia e insieme ascoltarono la parola di Dio in quella magica notte. Il parroco vide quell’uomo con la bimba in braccio e gioì in cuor suo: qualcuno si sarebbe preso cura di Alfonsina l’orfanella.

Dopo l’elevazione notò che il signore e la bambina non erano più seduti sulla sedia in fondo alla Chiesa e pensò che fossero usciti. Levando gli occhi all’altare rimase di sasso e due grandi lacrime scesero a rigargli le vecchie guance: quella notte di Natale il Signore Gesù era stato nella sua Chiesa! Infatti un meraviglioso angelo di marmo preziosissimo aveva preso posto fra gli altri che stavano accanto al tabernacolo. Aveva il visetto bellissimo di Alfonsina che gli sorrideva felice dall’altare.

Il parroco ringraziò il Signore e promise che avrebbe costruito una casa dove accogliere tutti gli orfani. Così fece. Il Signore glielo aveva suggerito personalmente!

E questa è la bella favola del Santo Natale ma anche un invito a voi tutti bambini: a Natale se conoscete qualche vostro compagno meno fortunato di voi fatelo venire a casa vostra e condividete con lui ciò che avete. Vedrete che Natale meraviglioso sarà! Lo ricorderete con gioia infinita per tutta la vostra vita.

Sono presenti 5 commenti

Anonimo ha detto...

Che favOla meravigliosa, leggendpla mi sono commossa ma al tempo stesso felice per. Grazie!!!A.

Anonimo ha detto...

E' davvero bella e commovente questa favola e mi auguro che siano in molti a leggerla e trarne insegnamenti che volgono al bene. Queste favole mi fanno sentire bene anche se subito si ripresenta la quotidiana realtà con gioie e scaramucce.

silvio foini ha detto...

Buon giorno a tutti i lettori di LPL che così gentilmente commentano ed apprezzano queste piccole fiabe. Desidero ringraziarVi tutti personalmente: i Vostri giudizi mi spronano a seguitare a scriverle anche se, a volte, il tempo é tiranno. Sono piccole cose, come vedete ma sono dirette ai più piccini cui, attraverso di Voi, genitori o nonni che siate (io sono un nonno)desidero mandare qualche messaggio contenete i valori cristiani e morali che sembrano latitare in questa società che non esito a definire vacua e solamente tesa al profitto. Quindi ancora grazie e... continuate a seguire questo splendido quotidiano. Intanto, anche un augurio per un sereno Santo Natale.
Silvio Foini

Anonimo ha detto...

A Silvio grazie anche per le belle parole di ringraziamento!!!!

Anonimo ha detto...

che triste fiaba.la bimba è morta perchè nessuno si è preso cura di lei.neanche il prete.nessubo di quelli che entrava in chiesa a pregare. è piu' facile pregare per redimere i propri peccati,che perdere tempo ad aiutare qualcuno!!!!assurdo!!!!

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