martedì, marzo 29, 2022

Don Lucas Perozzi è un brasiliano missionario a Kiev, capitale dell'Ucraina, sin dal 2004. Fin dai primi giorni della guerra insieme ad altri tre sacerdoti ha ospitato circa 30 persone nella parrocchia della Dormizione della Beata Vergine Maria. Nonostante possa abbandonare il Paese qualora lo desideri, ha deciso di rimanere con le persone che è venuto a servire e che ama.

A.C.S. - «In questo tempo di guerra la gente non poteva restare nelle proprie case e ha trascorso le notti nei bunker e nelle stazioni della metropolitana. È stato terribile perché questi posti sono freddi, sporchi e l'atmosfera è molto buia. Erano spaventati, terrorizzati. Chi è venuto a stare da noi ora può dormire tutta la notte, in un'atmosfera tranquilla, nonostante la guerra. C'è solidarietà fraterna qui, le persone si aiutano a vicenda», spiega don Lucas.

La sua permanenza in Ucraina è strettamente legata ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). «Riceviamo molti aiuti da ACS, e non solo ora durante la guerra. Il Seminario Missionario Diocesano Redemptoris Mater, dove mi sono formato, è stato e continua ad essere sostenuto da ACS. Grazie ad ACS ho potuto acquistare qui in parrocchia un auto che uso per la pastorale. La chiesa in cui risiedono queste 30 persone è stata costruita in gran parte grazie all'aiuto dell'organizzazione di carità e ho appena saputo che abbiamo ricevuto aiuti di emergenza da ACS per continuare il nostro lavoro, quindi siamo molto grati!», ha aggiunto il sacerdote.

La comunità locale ha ancora bisogno di molto aiuto. Don Lucas dice che è appena arrivata una nuova famiglia con due figli. In queste circostanze le persone cercano soprattutto un rifugio e un sostegno spirituale. Secondo il sacerdote, tuttavia, la guerra non è in grado di spegnere la luce della speranza. «Ieri abbiamo avuto un matrimonio e oggi ne celebriamo un altro! 

Le persone vengono anche a confessarsi. È impressionante, perché i fedeli vengono e ci chiedono di sposarsi, anche se sanno che non possiamo preparare nulla di speciale. Non hanno illusioni romantiche, vogliono vivere questi giorni in grazia di Dio, come una famiglia. Anche in mezzo alla guerra, possiamo vedere che Dio è amore, continua ad amare ognuno di noi senza limiti».

La vita è difficile e costantemente pericolosa, ma don Lucas non pensa affatto di lasciare l'Ucraina. «La loro vita è la mia vita, il loro destino è il mio destino», conclude. E non è il solo: come lui, migliaia di sacerdoti e religiosi hanno scelto di rimanere accanto al popolo ucraino, per essere semi di pace e di speranza durante la guerra. Nel frattempo ACS, che aiuta l’Ucraina dal 1963, ha intensificato il suo sostegno a sacerdoti e religiose che forniscono aiuti materiali e spirituali alle vittime del conflitto.


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