lunedì, giugno 05, 2017
Gli scienziati: aumento inarrestabile dei 43 principli gas serra, escluso il CFC-12 (VIDEO)

GreenReport - Proprio nei giorni in cui il presidente Usa Donald Trump avvia l’uscita del Paese che ha inquinato e inquina di più il mondo dall’Accordo di Parigi, lo studio “Historical greenhouse gas concentrations for climate modelling (CMIP6)”, pubblicato su Geoscientific Model Development da un team internazionale di ricercatori (compreso l’italiano Mauro Rubino del Dipartimento di matematica e fisica della Seconda università degli studi di Napoli) rivela il quadro più completo mai compilato delle misurazioni di 43 gas serra gas serra atmosferici e «conferma l’aumento inarrestabile di molti dei più importanti gas serra».

I ricercatori avvertono che, secondo i dati delle carote di ghiaccio che permettono di risalire molto indietro nel tempo, «Dimostrano che l’effetto complessivo del riscaldamento odierno di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) ossido di azoto (N2O) è più alto che in qualsiasi momento nel corso degli ultimi 800.000 anni» .

Gli scienziati si sono basati su mezzo secolo di misure atmosferiche effettuate della comunità di ricerca internazionale, i dati sono stati elaborati e analizzati da un team internazionale guidato da Malte Meinshausen, dell’università di Melbourne e dai suoi colleghi della Commonwealth scientific and industrial research organisation, l’agenzia federale di ricerca scientifica australiana. Meinshausen dice che «Insieme, i dati forniscono la prova più convincente della perturbazione senza precedenti dell’atmosfera terrestre. I dati indicano chiaramente che la crescita dei gas serra è iniziata con l’inizio dell’era industriale intorno al 1750, ha avuto una brusca virata verso l’alto negli anni ’50 e continua ancora oggi».

Nonostante quel che dicono Trump, il suo clan di negazionisti climatici e il manipolo di ecoscettici mobilitatisi in tutto il mondo in loro soccorso, lo studio che mette insieme tutte le ricerche sui gas serra ha dimostrato che la crescita il loro aumento è causato dalle attività antropiche e che l’attuale riscaldamento osservato è in effetti “mascherato” in parte dall’inquinamento atmosferico (aerosol).

La nuova raccolta di dati è il frutto delle attuali e precedenti misurazioni di aria intrappolati nelle bolle nelle carote di ghiaccio e firn (neve compatta) e gli scienziati evidenziano che «I dati riguardano gli ultimi 2000 anni senza lacune e sono il risultato di una raccolta di misure analizzate da decine di laboratori di tutto il mondo, tra cui, tra gli altri. Csiro. Bureau of meteorology Cape Grim stations, National oceanic and atmospheric administration, Advanced global atmospheric gases experiment e Scripts institution of oceanography. Questi dati comprendono 43 diversi gas serra rilasciati nell’atmosfera da decine di attività umane e processi industriali. Mentre CO2, CH4 e N2O sono in aumento, alcuni altri gas serra come diclorodifluorometano (CFC-12) stanno lentamente iniziando a diminuire grazie alle politiche che ne vietano l’uso».

I molti sanno che CO2, CH4 e N2O sono tra le principali cause dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo e che la loro elevata concentrazione in atmosfera è dovuta alle attività antropiche, come l’utilizzo di combustibili fossili, la deforestazione, l’agricoltura e l’allevamento intensivi, ma, come spiegano ancora i ricercatori australiani, quando si tratta di gas serra c’è molto di più: 

«La nostra indagine riguarda altri 40 gas serra (tra le centinaia esistenti), molti dei quali emessi in quantità molto piccole. Anche se molti potrebbero svolgere un ruolo limitato, il diclorodifluorometano (CFC-12) e triclorofluorometano (CFC-11) sono il terzo e il quinto più importante gas serra in termini di contributo complessivo al riscaldamento globale. La maggior parte di questi gas vengono emessi esclusivamente dagli esseri umani, i cosiddetti gas serra sintetici e, tra altre applicazioni industriali, sono stati utilizzati variamente come propellenti per aerosol spray, refrigeranti, agenti estinguenti e nella produzione di semiconduttori. I gas serra sintetici comprendono i clorofluorocarburi (CFC), gli idroclorofluorocarburi (HCFC), gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC), l’esafluoruro di zolfo (SF6) e altri. Diversi di loro, il più famoso è il CFC, anche riducono lo strato di ozono e sono regolamentati dal Protocollo di Montreal. Altri, come l’HFC, dapprima venivano prodotti prodotte in grandi quantità per sostituire le sostanze che riducono l’ozono, ma purtroppo si sono rivelati gas serra troppo potenti. È importante sottolineare che tutti i 43 i gas serra offrono la possibilità di affrontare i cambiamenti climatici, sia riducendo le loro emissioni o, nel caso di gas di sintesi, trovando alternative non-serra».

Non tutti i gas serra sono uguali e quanto un gas serra contribuisce al riscaldamento globale dipende da tre fattori:
1. Quanto ne viene emesso; 
2. Quanto ogni Kg di gas serra che finisce in atmosfera aumenta il riscaldamento globale; 
3. quanto tempo il gas serra rimane in atmosfera.

La CO2, pur non essendo uno dei gas serra più potenti, è il più importante per il riscaldamento del pianeta a causa dell’enorme quantità che ne emettiamo: 40 miliardi di tonnellate all’anno, e perché resta nell’atmosfera per centinaia o migliaia di anni. «La concentrazione risultante – spiegano ancora all’università di Melbourne – rende la CO2 responsabile di circa il 65% di tutto il riscaldamento dovuto alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. Questo rende la CO2 il fattore più importante per determinare il futuro del riscaldamento globale. A meno che non siamo in grado di ridurre le emissioni di CO2 a zero entro la seconda metà di questo secolo, soprattutto trovando alternative ai combustibili fossili, il mondo continuerà a riscaldarsi oltre il 2° C o il target di 1,5° C al quale aspira l’Accordo di Parigi».

Il secondo gas serra più importante è il metano che contribuisce per circa il 15% all’attuale riscaldamento globale provocato dall’uomo.

Lo studio ricorda che «La maggior parte dei gas serra sintetici hanno un potenziale di riscaldamento globale molto elevato. Quello con le più alte emissioni attuali è il refrigerante HFC-134a, che è 1.300 volte più potente della CO2 (per unità di massa emessa). Altri gas serra sintetici hanno un potenziale di riscaldamento ancora più straordinario, con il PFC (delle industrie di alluminio e semiconduttori) e il SF6 (da trasformatori industriali di elettricità) essendo 6.500 (CF4) e 23.400 volte (SF6) più potente della CO2».

Buone notizie vengono dalle concentrazioni ed emissioni atmosferiche di diclorodifluorometano (CFC-12), un potente gas serra dannoso per l’ozono, che sono in forte calo grazie al Protocollo di Montreal, ma che è ancora il terzo gas serra più importante e responsabile per il 6 – 7% di tutto il riscaldamento globale a partire dall’inizio dell’era industriale.

Gli scienziati australiani concludono: «La nostra nuova raccolta di dati sui gas serra è il quadro più completo e robusto per i dati che mostra i principali fattori del cambiamento climatico e come noi esseri umani stiamo alterando l’atmosfera terrestre. La temperatura globale è ora in media circa 1℃ più calda rispetto alle temperature preindustriali. Il nuovo database serve anche come misurazione accurata delle concentrazioni di gas serra derivanti dalle emissioni umane e naturali del passato, il che a sua volta contribuirà a migliorare le prestazioni dei modelli climatici. Costruire la fiducia e la confidenza per le proiezioni climatiche inizia testando ed eseguendo modelli con i dati reali durante i periodi storici. Le nuove proiezioni climatiche saranno inserite nel prossimo importante rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change che dovrebbe essere pubblicato nel 2021. Continuare il monitoraggio dei gas serra, compresi i contributi significativi dell’Australia, è fondamentale per capire come il pianeta reagisce alle interferenze umane e per pianificare meglio per l’adattamento ai cambiamenti climatici. I dati globali e regionali si gas serra possono aiutare le nazioni a tracciare gli obiettivi globali a lungo termine nel quadro dell’Accordo di Parigi e a informare le azioni necessarie per stabilizzare il clima».

Peccato che Trump e il suo staff di antiambientalisti non leggeranno mai studi come questi.


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