Aveva 90 anni. Una figura che ha segnato la storia delle rivoluzioni del XX secolo, sfidando il gigante americano a pochi passi dal suo giardino. Il racconto della notte, tra i cubani di Miami.
di Lorenzo Carchini
"Hasta siempre, Comandate", così Juventud Rebelde, annuncia la scomparsa del Leader Maximo, Fidel Castro. "Hoy 25 de noviembre, a las 10:29 horas de la noche falleció el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana Fidel Castro Ruz". Con lui se ne il XX secolo dei grandi rivoluzionari, spesso schiacciati dalle soverchianti forze della Guerra Fredda. Ma chiude anche l'epopea della rivoluzione cubana, con 'El Che', Ernesto Guevara, che ha riscritto l'immaginario giovanile dagli anni '60 in poi.
Fidel, che ha governato sull'isola caraibica per quasi un cinquantennio, che del sigaro e della barba incolta ha fatto un'icona del rivoluzionario, capace di gettare la propria ombra e portare il proprio nome in tutto il mondo, se ne va e a dare notizia della sua morte è stato il fratello Raul, da tempo ormai a capo dell'esecutivo.
Erano milioni ad acclamarlo quando, mitra in spalla, fece il suo ingresso a L'Avana. Erano passati pochi anni da quanto il Leader aveva organizzato il Movimento del 26 Luglio (M-26-7) lasciando l'isola di Pinos, con l'amnistia del dittatore filo-americano Fulgencio Batista. Furono milioni ad andarsene per sfuggire alla repressione, ai comitati, alla polizia politica, ai rastrellamenti. Questo fu, infondo, il paradosso di Castro, di fronte al quale la storia dovrà formulare un pieno giudizio.
Pochi leader nazionali hanno ispirato un simile senso di lealtà, così come una forte narrazione del tradimento. Pochi hanno giocato un ruolo nei giovani occidentali quanto lui e Che Guevara; pochi sono sembrati irrilevanti e sbiaditi come Castro alla prova del tempo - è vissuto troppo? E' stato l'ultimo rivoluzionario in un mondo a velocità doppia?
Così come cambiò il volto di Cuba, cambiò anche gli Stati Uniti. Sia nella politica (la Crisi dei Missili ed i numerosi tentativi di assassinio) sia nella società, con i rifugiati che arrivavano in Florida con zattere, battelli e gommoni.
Alla notizia, la comunità cubana di Miami si è ritrovata come nelle grandi celebrazioni. Invadendo le strade di Little Havana con trombe, clacson e fuochi d'artificio. Per molti c'è una grande emozione, si sente nell'atmosfera la chiusura di un epoca. Stavolta davvero, dopo decenni di falsi allarmi. Alcuni anziani assistono, mentre a festeggiare sono soprattutto i figli dell'Esodo di Mariel.
"Vorrei che mio padre fosse qui", dice Abraham Quintero, 27 anni. I clacson delle auto suonano incessantemente. Le persone sventolano bandiere cubane (ce ne è pure una di Trump). I genitori portano in strada i figli, alcuni sono saltati giù dal letto. Qualcuno fuori da un ristorante prende un microfono e canta a squarcia gola "Nuestro dìa ya viene llegando" (Il nostro giorno sta arrivando), mentre si gusta un sigaro cubano tenuto in serbo per le grandi occasioni. Giovani e vecchi gridano "Libertad!".
Alla comunità cubana, si aggiungono nel corso della notte colombiani, venezuelani e portoricani. Si canta contro il fratello Raul, in molti ricordano il viaggio verso le coste della Florida. Su un ciglio della strada c'è Vivian Trigo, 57 anni, che tiene commossa in mano una vecchia foto dei genitori. Arrivò a Miami nel 1961, quando aveva appena 2 anni. "Se ne sono andati prima di poter vedere questo giorni", ha detto. "Vorrei che fossero qui, ma so che in qualche modo ci sono. E possono riposare in pace ora che il diavolo se ne è andato".
In strada ora si canta La Bayamesa. Sono le tre di notte, la gente balla e comincia una marcia diretta verso chissà dove. I venditori, intanto, fanno cassa sul numero di bandiere vendute in una sola ora, da quando la notizia è arrivata. Carlos Lopez, 40 anni, ha portato per strada la figlia di 12 anni per farle assistere alla storia. L'idea è quella che molte persone ricorderanno per sempre questo momento: "Ricordi dov'eri quando è morto Fidel?".
Non è tanto la morte dell'uomo Fidel, impenetrabile da tempo. Quanto la morte della sua "idea", oggi a Miami la popolazione sta cercando sia di ricordare com'era la Cuba dalla quale fuggirono i genitori (molti di quelli in strada non l'hanno mai vista), che strappare via un'ombra che su di loro si ergeva da più di mezzo secolo. Neanche la pioggia ha dissipato la folla per le strade. "Chissà, forse ora potrò tornare anche nel mio paese..." dice il 49enne Eduardo Blasto. "Dopotutto sto aspettando da 49 anni".
di Lorenzo Carchini"Hasta siempre, Comandate", così Juventud Rebelde, annuncia la scomparsa del Leader Maximo, Fidel Castro. "Hoy 25 de noviembre, a las 10:29 horas de la noche falleció el Comandante en Jefe de la Revolución Cubana Fidel Castro Ruz". Con lui se ne il XX secolo dei grandi rivoluzionari, spesso schiacciati dalle soverchianti forze della Guerra Fredda. Ma chiude anche l'epopea della rivoluzione cubana, con 'El Che', Ernesto Guevara, che ha riscritto l'immaginario giovanile dagli anni '60 in poi.
Fidel, che ha governato sull'isola caraibica per quasi un cinquantennio, che del sigaro e della barba incolta ha fatto un'icona del rivoluzionario, capace di gettare la propria ombra e portare il proprio nome in tutto il mondo, se ne va e a dare notizia della sua morte è stato il fratello Raul, da tempo ormai a capo dell'esecutivo.
Erano milioni ad acclamarlo quando, mitra in spalla, fece il suo ingresso a L'Avana. Erano passati pochi anni da quanto il Leader aveva organizzato il Movimento del 26 Luglio (M-26-7) lasciando l'isola di Pinos, con l'amnistia del dittatore filo-americano Fulgencio Batista. Furono milioni ad andarsene per sfuggire alla repressione, ai comitati, alla polizia politica, ai rastrellamenti. Questo fu, infondo, il paradosso di Castro, di fronte al quale la storia dovrà formulare un pieno giudizio.Pochi leader nazionali hanno ispirato un simile senso di lealtà, così come una forte narrazione del tradimento. Pochi hanno giocato un ruolo nei giovani occidentali quanto lui e Che Guevara; pochi sono sembrati irrilevanti e sbiaditi come Castro alla prova del tempo - è vissuto troppo? E' stato l'ultimo rivoluzionario in un mondo a velocità doppia?
Così come cambiò il volto di Cuba, cambiò anche gli Stati Uniti. Sia nella politica (la Crisi dei Missili ed i numerosi tentativi di assassinio) sia nella società, con i rifugiati che arrivavano in Florida con zattere, battelli e gommoni.
Alla notizia, la comunità cubana di Miami si è ritrovata come nelle grandi celebrazioni. Invadendo le strade di Little Havana con trombe, clacson e fuochi d'artificio. Per molti c'è una grande emozione, si sente nell'atmosfera la chiusura di un epoca. Stavolta davvero, dopo decenni di falsi allarmi. Alcuni anziani assistono, mentre a festeggiare sono soprattutto i figli dell'Esodo di Mariel.
Alla comunità cubana, si aggiungono nel corso della notte colombiani, venezuelani e portoricani. Si canta contro il fratello Raul, in molti ricordano il viaggio verso le coste della Florida. Su un ciglio della strada c'è Vivian Trigo, 57 anni, che tiene commossa in mano una vecchia foto dei genitori. Arrivò a Miami nel 1961, quando aveva appena 2 anni. "Se ne sono andati prima di poter vedere questo giorni", ha detto. "Vorrei che fossero qui, ma so che in qualche modo ci sono. E possono riposare in pace ora che il diavolo se ne è andato".
In strada ora si canta La Bayamesa. Sono le tre di notte, la gente balla e comincia una marcia diretta verso chissà dove. I venditori, intanto, fanno cassa sul numero di bandiere vendute in una sola ora, da quando la notizia è arrivata. Carlos Lopez, 40 anni, ha portato per strada la figlia di 12 anni per farle assistere alla storia. L'idea è quella che molte persone ricorderanno per sempre questo momento: "Ricordi dov'eri quando è morto Fidel?".
Non è tanto la morte dell'uomo Fidel, impenetrabile da tempo. Quanto la morte della sua "idea", oggi a Miami la popolazione sta cercando sia di ricordare com'era la Cuba dalla quale fuggirono i genitori (molti di quelli in strada non l'hanno mai vista), che strappare via un'ombra che su di loro si ergeva da più di mezzo secolo. Neanche la pioggia ha dissipato la folla per le strade. "Chissà, forse ora potrò tornare anche nel mio paese..." dice il 49enne Eduardo Blasto. "Dopotutto sto aspettando da 49 anni".
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