giovedì, novembre 24, 2016
L'attuale presidente del Parlamento europeo tornerà a dedicarsi alla politica tedesca. Cosa accadrà in Europa.

Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz chiuderà la sua esperienza politica a Bruxelles e si dedicherà alla politica tedesca. Lo ha annunciato alla redazione europea di Ard. Confermata l'indiscrezione dello Sueddeutsche Zeitung. Secondo il quotidiano di Monaco, Schulz non si proporrà per un nuovo mandato alla presidenza del Parlamento per guidare la lista dei socialdemocratici nel Land del Nordreno-Vestfalia alle prossime elezioni del 2017.

Queste le sue parole: "Ho preso la mia decisione, l'anno prossimo correrò al Bundestag come capolista del mio partito, l'Spd, nel Land del Nordreno-Vestfalia. Continuerò a battermi per l'Europa dal livello nazionale". "In tutto il mio mandato - ha detto Schulz - mi sono sforzato di rendere più influente il Parlamento, unica istituzione europea i cui membri sono eletti direttamente".

Schulz ha ringraziato i colleghi deputati e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, "amico e vero europeo". "Più che mai il mondo ha bisogno di un'Europa forte e unita - ha aggiunto - e la Germania, lo Stato più grande dell'Unione, ha una responsabilità tutta particolare".

E adesso cosa succede all'Europarlamento? Chi si prenderà il ruolo guida? A inizio legislatura, socialisti e popolari – le due colonne portanti della maggioranza a Bruxelles, insieme con i liberali - si erano accordati per un'alternanza alla guida del Parlamento. La notizia dell'addio di Schulz porta, però, a rivedere certi equilibri. I socialisti - capitanati dall'italiano Gianni Pittella – non vogliono mollare la presidenza a Strasburgo. Questione di bilanciamento dei poteri fra le parti.Conquistando anche la guida degli eurodeputati, i popolari farebbero l’en plein, visto che già guidano il Consiglio Europeo (con Donald Tusk) e la Commissione (con Jean-Claude Juncker).

Nel Ppe, comunque, la bagarre è in atto da tempo. Oltre al francese Alain Lamassoure, ci sono anche l’irlandese Mairead McGuinness, lo sloveno Alojz Peterle e l’italiano Antonio Tajani, attuale vicepresidente ed ex commissario, sono in corsa per la successione, nel caso in cui gli accordi di inizio legislatura venissero rispettati. Non ancora tramontata la possibilità di una terza parte, come Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali Alde e negoziatore capo del Parlamento per la Brexit

Il problema sta nell'individuare una posizione in cui i socialisti possano individuare un candidato. Chi per sostituire Schulz? E se, riscrivendo l'intero organigramma, si aprissero spiragli per una successione a Donald Tusk? I nomi spendibili non sono molti - e finora non se ne sarebbero fatti. In ultimo andrà sentito anche il parere di Juncker, noto sostenitore del presidente uscente.

Per i socialisti non sarà semplice trovare un sostituto altrettanto esperto, nel pieno delle tempeste euroscettiche. Dal 1994 nel Parlamento europeo, fu coordinatore del PSE nella sottocommissione per i diritti dell'uomo (1994-1996) e nella commissione per le libertà civili e gli affari interni (1996-2000). Indimenticabile lo scontro del 2003 con l'allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi che gli disse che avrebbe potuto interpretare il ruolo di "kapò" in un film sui campi di concentramento tedeschi.


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