Bambini e adolescenti sono continuamente bombardati da messaggi sbagliati legati al consumo di alimenti ricchi di grassi e zuccheri, promossi sempre più sui media digitali.
Informa Salus - A lanciare l'allarme è stato qualche mese fa l'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della Sanità e la conferma arriva ora da uno studio condotto presso Health Promotion Research Center a Dartmouth, pubblicato sulla rivista Pediatrics.
Si tratta del primo studio su bambini molto piccoli (60 bimbi di 2-5 anni) dal quale è emerso che le pubblicità che reclamizzano cibo influenzano la quantità di merende o snack consumate dai piccoli.
Gli esperti hanno proposto al campione di bimbi un programma di 14 minuti intervallato da pubblicità o di prodotti alimentari o non correlate al cibo. Prima della visione hanno dato loro degli snack dicendo che erano liberi di mangiarne quanti ne volessero. Si è così osservato che i bimbi che vedevano pubblicità di cibi, alla fine del programma avevano consumato una maggiore quantità di snack rispetto agli altri bimbi.
“I nostri governi hanno messo la prevenzione dell’obesità infantile al primo posto tra le priorità”, ha dichiarato alla stampa Zsuzsanna Jakab, direttore regionale per l’Europa dell’Oms. “Tuttavia troviamo spesso che i bambini, il gruppo più vulnerabile, sono esposti a un numero considerevole di tecniche nascoste di digital marketing che promuovono cibi ricchi di grassi, zuccheri e sale. È responsabilità delle istituzioni riconoscere la nuova minaccia e agire di conseguenza”.
Tra i principali rischi connessi al consumo eccessivo di junk food e ad una vita sedentaria vi è l'ipertensione che da patologia per anziani o adulti troppo stressati si sta diffondendo anche tra i più piccoli. La Società Italiana di Ipertensione Arteriosa rileva infatti una tendenza all’aumento di casi anche tra bambini e adolescenti. Secondo i dati, infatti, il 4% di coloro che hanno tra i 4 e i 18 anni ha la pressione alta, e 4 bambini su cento sono ipertesi già alle elementari.
Informa Salus - A lanciare l'allarme è stato qualche mese fa l'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della Sanità e la conferma arriva ora da uno studio condotto presso Health Promotion Research Center a Dartmouth, pubblicato sulla rivista Pediatrics.
Si tratta del primo studio su bambini molto piccoli (60 bimbi di 2-5 anni) dal quale è emerso che le pubblicità che reclamizzano cibo influenzano la quantità di merende o snack consumate dai piccoli.
Gli esperti hanno proposto al campione di bimbi un programma di 14 minuti intervallato da pubblicità o di prodotti alimentari o non correlate al cibo. Prima della visione hanno dato loro degli snack dicendo che erano liberi di mangiarne quanti ne volessero. Si è così osservato che i bimbi che vedevano pubblicità di cibi, alla fine del programma avevano consumato una maggiore quantità di snack rispetto agli altri bimbi.
“I nostri governi hanno messo la prevenzione dell’obesità infantile al primo posto tra le priorità”, ha dichiarato alla stampa Zsuzsanna Jakab, direttore regionale per l’Europa dell’Oms. “Tuttavia troviamo spesso che i bambini, il gruppo più vulnerabile, sono esposti a un numero considerevole di tecniche nascoste di digital marketing che promuovono cibi ricchi di grassi, zuccheri e sale. È responsabilità delle istituzioni riconoscere la nuova minaccia e agire di conseguenza”.
Tra i principali rischi connessi al consumo eccessivo di junk food e ad una vita sedentaria vi è l'ipertensione che da patologia per anziani o adulti troppo stressati si sta diffondendo anche tra i più piccoli. La Società Italiana di Ipertensione Arteriosa rileva infatti una tendenza all’aumento di casi anche tra bambini e adolescenti. Secondo i dati, infatti, il 4% di coloro che hanno tra i 4 e i 18 anni ha la pressione alta, e 4 bambini su cento sono ipertesi già alle elementari.
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