Turchia, presto la sospensione della Convenzione europea per i Diritti Umani e la proclamazione dello stato d'emergenza
Non si ferma il contro-golpe del presidente Erdogan. Proseguono gli arresti di attivisti e reporter, mentre si starebbero diffondendo su Twitter delle liste nere. Oggi la ratifica sullo stato di emergenza.
La Turchia si appresta ad inasprire le ritorsioni contro qualunque possibile oppositore al regime di Erdogan. Ad annunciarlo stavolta è il vice premier Numan Kurtulmus ai microfoni di CnnTurk: "La Turchia sospenderà la Convenzione europea sui diritti umani, come ha fatto la Francia", a seguito della dichiarazione dello stato d’emergenza dopo la strage di Parigi del 13 novembre.
L'operazione rientrerà nell'ambito della proclamazione dello stato d'emergenza per i prossimi tre mesi, come annunciato ieri sera dallo stesso Erdogan. Accanto a questo provvedimento, il vicepremier prevede la revisione della struttura organizzativa dell'Intelligence e le relazioni tra civili e militari.
Non verrà invece promulgato alcun coprifuoco, così come non verrà cancellato il diritto di riunirsi e manifestare. La promessa fatta da Kurtulmus è che lo stato di emergenza verrà revocato entro 40 giorni e "non ci sarà alcun passo indietro nel processo democratico".
Proseguono, però, le purghe del governo contro ogni oppositore politico. La notizia della prossima sospensione della Convenzione sui Diritti Umani giunge in contemporanea con quella dell'arresto a Istanbul di Orhan Kemal Cengiz, giornalista ed avvocato per i diritti umani, e di sua moglie Sibel Hurtas, anche lei reporter. Il loro nome, nei giorni successivi al tentato golpe, sarebbero finiti su delle presunte liste nere pubblicate su Twitter da parte di alcuni sostenitori di Erdogan.
Secondo l'agenzia Anadolu, la polizia turca ha arrestato anche il luogotenente Ali Saribey, accusato di aver fatto parte del commando di circa 25 militari che venerdì scorso, ha cercato con un blitz di catturare il presidente Erdogan in un hotel di Marmaris.
Chiusi, infine, tutti i media che potrebbero essere ricollegati all'imam "ribelle" Fetullah Gulen, nonché circa 626 istituzioni educative, per la grande maggioranza private, con almeno 6.500 insegnanti sospesi a vario titolo.
La Turchia si appresta ad inasprire le ritorsioni contro qualunque possibile oppositore al regime di Erdogan. Ad annunciarlo stavolta è il vice premier Numan Kurtulmus ai microfoni di CnnTurk: "La Turchia sospenderà la Convenzione europea sui diritti umani, come ha fatto la Francia", a seguito della dichiarazione dello stato d’emergenza dopo la strage di Parigi del 13 novembre.
L'operazione rientrerà nell'ambito della proclamazione dello stato d'emergenza per i prossimi tre mesi, come annunciato ieri sera dallo stesso Erdogan. Accanto a questo provvedimento, il vicepremier prevede la revisione della struttura organizzativa dell'Intelligence e le relazioni tra civili e militari.
Non verrà invece promulgato alcun coprifuoco, così come non verrà cancellato il diritto di riunirsi e manifestare. La promessa fatta da Kurtulmus è che lo stato di emergenza verrà revocato entro 40 giorni e "non ci sarà alcun passo indietro nel processo democratico".
Proseguono, però, le purghe del governo contro ogni oppositore politico. La notizia della prossima sospensione della Convenzione sui Diritti Umani giunge in contemporanea con quella dell'arresto a Istanbul di Orhan Kemal Cengiz, giornalista ed avvocato per i diritti umani, e di sua moglie Sibel Hurtas, anche lei reporter. Il loro nome, nei giorni successivi al tentato golpe, sarebbero finiti su delle presunte liste nere pubblicate su Twitter da parte di alcuni sostenitori di Erdogan.
Secondo l'agenzia Anadolu, la polizia turca ha arrestato anche il luogotenente Ali Saribey, accusato di aver fatto parte del commando di circa 25 militari che venerdì scorso, ha cercato con un blitz di catturare il presidente Erdogan in un hotel di Marmaris.
Chiusi, infine, tutti i media che potrebbero essere ricollegati all'imam "ribelle" Fetullah Gulen, nonché circa 626 istituzioni educative, per la grande maggioranza private, con almeno 6.500 insegnanti sospesi a vario titolo.
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