In arrivo una nuova arma per contrastare cancro e altre malattie. Il romanziere John Grisham scrive un racconto per sponsorizzare la nuova terapia.
di Paolo Antonio Magrì
Si chiamano “ultrasuoni focalizzati” e sarebbero (il condizionale è d'obbligo) in grado di sconfiggere i più terribili tipi di cancro, ma anche il morbo di Parkinson o quello di Alzheimer, artriti, mal di schiena, pressione alta e altre patologie. Questa nuova tecnica appartiene alla cosiddetta radiologia interventista, cioè quelle procedure mediche eseguite sotto la guida di immagini ecografiche, tac o risonanza magnetica. In questa procedura, gli ultrasuoni (onde sonore ad altissima frequenza) vengono concentrati in un punto specifico allo scopo di aggredire il tumore con una enorme quantità di energia fino a bruciarlo o 'spappolarlo' meccanicamente.
L’idea non è nuova: già nel 1940 negli USA i fratelli Fry avevano pensato di utilizzare gli ultrasuoni, ma la tecnologia dell’epoca di fatto rendeva impossibile attuare l’intuizione. Negli ultimi anni i notevoli progressi ottenuti nella tecnologia medica hanno favorito la ripresa di questa tipologia di sperimentazione, anche in Italia, che è stata messa in atto nella lotta contro certi tumori dell’osso e nel trattamento non invasivo dei fibromi dell’utero. “Non ho dubbi che tra meno di dieci anni sarà il trattamento standard per numerose patologie, soprattutto oncologiche” ha commentato Franco Orsi, radiologo interventista che all’Istituto europeo di oncologia di Milano la utilizza fin dal 2008 in trattamenti sperimentali.
Sul fronte “cervello” la strada è ancora un po’ più lunga, ma questa innovativa procedura medica promette - secondo i suoi sostenitori - di aprire scenari ben auguranti, ed è comunque testata nelle situazioni in cui le cure “convenzionali” possono poco o niente. Quelli, invece, che sembrano per il momento essere esclusi sono i tumori in organi pieni d’aria, come il polmone o l’intestino, dove gli ultrasuoni non possono propagarsi.
I possibili utilizzi degli ultrasuoni non riguardano solo i tumori, ma anche alcuni disturbi neurologici come Parkinson e Alzheimer. Rapidità e semplicità di intervento sarebbero le caratteristiche principali di questa alternativa terapeutica che non prevederebbe le classiche sonde ed elettrodi al cervello.
Una prospettiva futuristica degli ultrasuoni li vede impiegati nel veicolare farmaci nel cervello, oltre la barriera emato-encefalica che protegge la nostra preziosa materia grigia. La potenza d’urto degli ultrasuoni consentirebbe per poco ai farmaci di oltrepassare la fitta “maglia di cellule” che impedisce alle sostanze tossiche (e purtroppo anche a quelle eventualmente utili) di penetrare nel cervello dalle pareti dei vasi sanguigni.
Tra gli sponsor di questa nuova terapia c’è il famoso scrittore John Grisham - noto per i suoi legal thriller - che ha abbandonato il suo genere bestseller per scrivere un racconto intitolato “The Tumor”: un pamphlet pubblicitario della nuova tecnica sperimentale. Il racconto è scaricabile gratuitamente da internet ed è servito alla fondazione (Il direttore Neal Kassel è amico di Grisham e lo stesso scrittore fa parte del consiglio di amministrazione) che l’ha commissionato per ottenere visibilità.
Se le previsioni sperimentali seguiranno gli auspici della famosa penna americana, sapremo soltanto intorno al 2026 se questa tecnologia avrà mantenuto le sue promesse. È comunque doveroso predicare cautela e, più importante di tutto, aspettare i riscontri definitivi della medicina ufficiale e degli organismi medici competenti, allo scopo di evitare facili e illusorie aspettative poi disattese.
I Rewind di LPLNews24
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Leggi gli articoli di scienza e tecnologia di
Paolo Antonio Magrì sul blog fritturadiparanza
di Paolo Antonio MagrìSi chiamano “ultrasuoni focalizzati” e sarebbero (il condizionale è d'obbligo) in grado di sconfiggere i più terribili tipi di cancro, ma anche il morbo di Parkinson o quello di Alzheimer, artriti, mal di schiena, pressione alta e altre patologie. Questa nuova tecnica appartiene alla cosiddetta radiologia interventista, cioè quelle procedure mediche eseguite sotto la guida di immagini ecografiche, tac o risonanza magnetica. In questa procedura, gli ultrasuoni (onde sonore ad altissima frequenza) vengono concentrati in un punto specifico allo scopo di aggredire il tumore con una enorme quantità di energia fino a bruciarlo o 'spappolarlo' meccanicamente.
L’idea non è nuova: già nel 1940 negli USA i fratelli Fry avevano pensato di utilizzare gli ultrasuoni, ma la tecnologia dell’epoca di fatto rendeva impossibile attuare l’intuizione. Negli ultimi anni i notevoli progressi ottenuti nella tecnologia medica hanno favorito la ripresa di questa tipologia di sperimentazione, anche in Italia, che è stata messa in atto nella lotta contro certi tumori dell’osso e nel trattamento non invasivo dei fibromi dell’utero. “Non ho dubbi che tra meno di dieci anni sarà il trattamento standard per numerose patologie, soprattutto oncologiche” ha commentato Franco Orsi, radiologo interventista che all’Istituto europeo di oncologia di Milano la utilizza fin dal 2008 in trattamenti sperimentali.
Sul fronte “cervello” la strada è ancora un po’ più lunga, ma questa innovativa procedura medica promette - secondo i suoi sostenitori - di aprire scenari ben auguranti, ed è comunque testata nelle situazioni in cui le cure “convenzionali” possono poco o niente. Quelli, invece, che sembrano per il momento essere esclusi sono i tumori in organi pieni d’aria, come il polmone o l’intestino, dove gli ultrasuoni non possono propagarsi.
I possibili utilizzi degli ultrasuoni non riguardano solo i tumori, ma anche alcuni disturbi neurologici come Parkinson e Alzheimer. Rapidità e semplicità di intervento sarebbero le caratteristiche principali di questa alternativa terapeutica che non prevederebbe le classiche sonde ed elettrodi al cervello.
Una prospettiva futuristica degli ultrasuoni li vede impiegati nel veicolare farmaci nel cervello, oltre la barriera emato-encefalica che protegge la nostra preziosa materia grigia. La potenza d’urto degli ultrasuoni consentirebbe per poco ai farmaci di oltrepassare la fitta “maglia di cellule” che impedisce alle sostanze tossiche (e purtroppo anche a quelle eventualmente utili) di penetrare nel cervello dalle pareti dei vasi sanguigni.
Tra gli sponsor di questa nuova terapia c’è il famoso scrittore John Grisham - noto per i suoi legal thriller - che ha abbandonato il suo genere bestseller per scrivere un racconto intitolato “The Tumor”: un pamphlet pubblicitario della nuova tecnica sperimentale. Il racconto è scaricabile gratuitamente da internet ed è servito alla fondazione (Il direttore Neal Kassel è amico di Grisham e lo stesso scrittore fa parte del consiglio di amministrazione) che l’ha commissionato per ottenere visibilità.Se le previsioni sperimentali seguiranno gli auspici della famosa penna americana, sapremo soltanto intorno al 2026 se questa tecnologia avrà mantenuto le sue promesse. È comunque doveroso predicare cautela e, più importante di tutto, aspettare i riscontri definitivi della medicina ufficiale e degli organismi medici competenti, allo scopo di evitare facili e illusorie aspettative poi disattese.
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