La Germania continua a fare ostruzione contro gli aiuti alle banche italiane.
WSI -
L’applicazione delle direttive sul bail-in che rischiano di danneggiare altre centinaia di risparmiatori (200 sono infatti i miliardi di euro che è possibile sottoporre a salvataggio interno detenuti dalle famiglie italiane) non deve cercare eccezioni: a dirlo sono diversi membri della politica e dell’economia tedesca.
Primo fra tutti Christoph Schmidt, il capo degli esperti economici della repubblica di Germania, secondo il quale le direttive pensate per scoraggiare atteggiamenti eccessivamente rischiosi da parte delle banche acquisiscono efficacia solo se applicate puntualmente.
Come a dire: ogni eccezione crea un precedente che indebolisce l’autorità della regola.
Per Schmidt si potrebbe chiudere un occhio “solo se la stabilità del sistema finanziario fosse gravemente minacciata”. Nel caso delle banche italiane il mercato sta osservando con attenzione se e come lo Stato potrà intervenire per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati o garantire nuove ricapitalizzazioni. L’applicazione stretta delle regole, come appare evidente, potrebbe avere costi sociali che né la politica né l’opinione pubblica italiana sarebbe disposta a tollerare, come recentemente messo in luce anche dall’Economist.
Su questo punto Schmidt ha dichiarato: “Se il consenso sociale in Italia richiede che piccoli investitori non partecipino alle perdite derivanti da crediti non performing delle banche, c’è un percorso chiaro che non viola il principio del bail-in: prima viene l’elaborazione del bail-in, come previsto, poi il governo italiano sarà in grado di compensare i piccoli investitori”. Insomma, lo schema già visto con le quattro banche locali salvate l’anno scorso.
Sul fronte della politica, nel frattempo tanto i socialdemocatici quanto i cristiano sociali si schierano contro gli aiuti pubblici alle banche italiane. Secondo il portavoce parlamentare per l’economia della Cdu, Joachim Pfeiffer, cercare scappatoie dalle direttive europee sarebbe “inaccettabile” e invita “il governo italiano” a rispettare “le regole per la liquidazione ordinata e la ristrutturazione delle banche”.
Dello stesso avviso è anche il vice presidente del gruppo parlamentare socialdemocratico, Carsten Schneider, che intende mettere l’accento sulla protezione del contribuente. Dal canto suo la cancelliera tedesca Angela Merkel va ancora più in là, affermando di non intravedere una crisi in Italia.
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L’applicazione delle direttive sul bail-in che rischiano di danneggiare altre centinaia di risparmiatori (200 sono infatti i miliardi di euro che è possibile sottoporre a salvataggio interno detenuti dalle famiglie italiane) non deve cercare eccezioni: a dirlo sono diversi membri della politica e dell’economia tedesca.
Primo fra tutti Christoph Schmidt, il capo degli esperti economici della repubblica di Germania, secondo il quale le direttive pensate per scoraggiare atteggiamenti eccessivamente rischiosi da parte delle banche acquisiscono efficacia solo se applicate puntualmente.
Come a dire: ogni eccezione crea un precedente che indebolisce l’autorità della regola.Per Schmidt si potrebbe chiudere un occhio “solo se la stabilità del sistema finanziario fosse gravemente minacciata”. Nel caso delle banche italiane il mercato sta osservando con attenzione se e come lo Stato potrà intervenire per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati o garantire nuove ricapitalizzazioni. L’applicazione stretta delle regole, come appare evidente, potrebbe avere costi sociali che né la politica né l’opinione pubblica italiana sarebbe disposta a tollerare, come recentemente messo in luce anche dall’Economist.
Su questo punto Schmidt ha dichiarato: “Se il consenso sociale in Italia richiede che piccoli investitori non partecipino alle perdite derivanti da crediti non performing delle banche, c’è un percorso chiaro che non viola il principio del bail-in: prima viene l’elaborazione del bail-in, come previsto, poi il governo italiano sarà in grado di compensare i piccoli investitori”. Insomma, lo schema già visto con le quattro banche locali salvate l’anno scorso.
Sul fronte della politica, nel frattempo tanto i socialdemocatici quanto i cristiano sociali si schierano contro gli aiuti pubblici alle banche italiane. Secondo il portavoce parlamentare per l’economia della Cdu, Joachim Pfeiffer, cercare scappatoie dalle direttive europee sarebbe “inaccettabile” e invita “il governo italiano” a rispettare “le regole per la liquidazione ordinata e la ristrutturazione delle banche”.
Dello stesso avviso è anche il vice presidente del gruppo parlamentare socialdemocratico, Carsten Schneider, che intende mettere l’accento sulla protezione del contribuente. Dal canto suo la cancelliera tedesca Angela Merkel va ancora più in là, affermando di non intravedere una crisi in Italia.
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