«Se Gesù ha fatto il falegname, puoi farlo anche tu». Con queste parole il vescovo melchita di Aleppo, monsignor Jean-Clémengt Jeanbart, convince i suoi giovani fedeli a partecipare al progetto “Build to stay”, costruire per rimanere, un programma di formazione professionale offerto dalla Chiesa in Siria.
L’iniziativa – cui Aiuto alla Chiesa che Soffre ha recentemente contribuito con una donazione di 263mila euro - mira ad aiutare il maggior numero di cristiani a rimanere, permettendo loro di ricostruire le proprie case e al tempo stesso di imparare un mestiere. Monsignor Jeanbart non ha mai perso la speranza e parla con determinazione della ricostruzione della Siria al termine della guerra. Ecco perché ha voluto dar vita al progetto “Build to stay”: per aiutare, sia da un punto di vista spirituale che concreto, i cristiani a restare nel loro paese.
«Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere – dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre – per far sì che i fedeli non lascino Aleppo e per far ritornare quanti hanno già abbandonato la città». Secondo stime della Chiesa locale, prima dell’inizio della guerra ad Aleppo vivevano circa 150mila cristiani. Oggi ne restano appena 40mila.
Al momento partecipano al programma “Build to stay” circa 150 “alunni” che saranno presto fabbri, falegnami e muratori. La Chiesa offre anche dei corsi di formazione per le donne che aspirano a diventare sarte, estetiste o infermiere. Le infermiere in particolare sono molto richieste per l’assistenza agli anziani e alle migliaia di feriti a causa della guerra.
Oltre al sostegno di benefattori come Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Jeanbart può contare su una squadra di una trentina di volontari – tra i quali banchieri, insegnanti e imprenditori – che lo aiutano nell’organizzazione dei corsi. «La Chiesa è l’unica che può aiutare i cristiani a rimanere e sono convinto che il nostro progetto verrà riprodotto anche in altre città della Siria». Il presule nota come, nonostante l’orrore, la distruzione e la paura di un’invasione da parte dello Stato Islamico, i cristiani di Aleppo abbiano conservato una pur flebile speranza.
«Noi come Chiesa dobbiamo fare tesoro di quel briciolo di speranza rimasta e fornire ai fedeli i mezzi per ricostruirsi una vita. È il solo modo per fermare l’esodo di cristiani dalla terra in cui il Cristianesimo è nato».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2015 ha raccolto oltre 123 milioni di euro nei 21 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato 6.209 progetti in 148 nazioni.
L’iniziativa – cui Aiuto alla Chiesa che Soffre ha recentemente contribuito con una donazione di 263mila euro - mira ad aiutare il maggior numero di cristiani a rimanere, permettendo loro di ricostruire le proprie case e al tempo stesso di imparare un mestiere. Monsignor Jeanbart non ha mai perso la speranza e parla con determinazione della ricostruzione della Siria al termine della guerra. Ecco perché ha voluto dar vita al progetto “Build to stay”: per aiutare, sia da un punto di vista spirituale che concreto, i cristiani a restare nel loro paese.
«Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere – dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre – per far sì che i fedeli non lascino Aleppo e per far ritornare quanti hanno già abbandonato la città». Secondo stime della Chiesa locale, prima dell’inizio della guerra ad Aleppo vivevano circa 150mila cristiani. Oggi ne restano appena 40mila.
Al momento partecipano al programma “Build to stay” circa 150 “alunni” che saranno presto fabbri, falegnami e muratori. La Chiesa offre anche dei corsi di formazione per le donne che aspirano a diventare sarte, estetiste o infermiere. Le infermiere in particolare sono molto richieste per l’assistenza agli anziani e alle migliaia di feriti a causa della guerra.
Oltre al sostegno di benefattori come Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Jeanbart può contare su una squadra di una trentina di volontari – tra i quali banchieri, insegnanti e imprenditori – che lo aiutano nell’organizzazione dei corsi. «La Chiesa è l’unica che può aiutare i cristiani a rimanere e sono convinto che il nostro progetto verrà riprodotto anche in altre città della Siria». Il presule nota come, nonostante l’orrore, la distruzione e la paura di un’invasione da parte dello Stato Islamico, i cristiani di Aleppo abbiano conservato una pur flebile speranza.
«Noi come Chiesa dobbiamo fare tesoro di quel briciolo di speranza rimasta e fornire ai fedeli i mezzi per ricostruirsi una vita. È il solo modo per fermare l’esodo di cristiani dalla terra in cui il Cristianesimo è nato».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2015 ha raccolto oltre 123 milioni di euro nei 21 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato 6.209 progetti in 148 nazioni.
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