martedì, aprile 12, 2016
Alla guida di un nutrito numero di giovani preti ambrosiani, l'Arcivescovo di Milano è in Sicilia sino al 13 Aprile per onorare il Sacerdote ucciso dalla Mafia. 

di Dario Cataldo 

È cominciato lunedì il pellegrinaggio siciliano sulle orme di Padre Pino Puglisi che vede protagonisti il Cardinale Angelo Scola e 120 sacerdoti della Diocesi milanese. Con la tappa iniziale del Duomo di Cefalù, l'itinerario prevede un focus a Palermo, nel quartiere teatro dell'efferato omicidio in cui perse la vita il Beato Puglisi. Sono passati tanti anni da quella pagina buia della storia italiana. Era il 15 Settembre del 1993 quando il parroco di Brancaccio fu barbaramente ucciso dalla Mafia a Piazza Anita Garibaldi, davanti al portone di casa, nel giorno del suo compleanno.

Immancabile è la visita alla parrocchia di San Gaetano, tanto cara a “3P” - come era soprannominato il mai dimenticato Religioso. Qui spese tante energie e tempo per sottrarre i giovani dal giro della malavita.

L’idea della visita è stata realizzata dall’Ismi, l’Istituto sacerdotale Maria Immacolata ed è riservata ai sacerdoti ordinati tra il 2006 e il 2015.

Don Ivano Tagliabue, del Vicario della Formazione permanente del clero dichiara in merito alla visita: “Tutto ruoterà attorno alla figura di padre Puglisi e alla sua testimonianza di uomo e di prete ucciso dalla mafia, una cultura a cui il Vangelo era scomodo, la cui parabola di uomo e sacerdote mostra come anche in una terra piena di contraddizioni e di male può nascere una Chiesa e una figura di vero e proprio testimone del Signore”.

La Storia di Angelo Scola d'altronde parla chiaro; non è un caso che dia tanta importanza alla formazione delle nuove leve con modelli positivi. Sin dai tempi di Grosseto, fresco di nomina a Vescovo da parte dell'allora Papa Giovanni Paolo II, riapre il Seminario diocesano, fonda l'Istituto Filosofico-Teologico "San Guglielmo di Malavalle" e la scuola media ed il liceo diocesani. Per i nuovi sacerdoti, Padre Puglisi è l'esempio di come si mette in pratica il Vangelo. Le sue ultime parole sono state “Me l’aspettavo”. Emblema della dedizione ai valori dell’amore gratuito verso il prossimo, ha sacrificato la sua stessa esistenza per elevare chi stava attorno a lui, per garantirgli una seconda possibilità, un riscatto sociale che la Mafia preclude con la violenza. La sua morte ha lasciato tanto dolore che ben presto si è tramutato in speranza. Come un fiore che non marcisce, il suo sacrificio non è stato vano; oltre al ricordo, molteplici sono i fatti concreti che ne tramandano l'operato, a cominciare dal Centro di accoglienza “Padre Nostro”, da lui voluto e che oggi raccoglie l'eredità.

A distanza di anni, germogliano rigogliosi i semi che il Beato Puglisi ha gettato su un terreno all'apparenza arido, divenuto ben presto fertile e pronto al cambiamento.

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