venerdì, marzo 04, 2016
Nasa, colpa delle attività antropiche: «Anomalie al di fuori della variabilità naturale»

GreenReport - Il nuovo studio “Spatiotemporal drought variability in the Mediterranean over the last 900 years”, pubblicato sul Journal of Geophysical Research da un team della Nasa, dell’università dell’Arizona e della Columbia University, evidenzia che «Recenti siccità del Mediterraneo hanno evidenziato la preoccupazione che il cambiamento climatico possa contribure ai trend di siccità osservati, ma la variabilità naturale del clima nella regione è ancora poco conosciuta».

Per questo i ricercatori hanno analizziamo 900 anni, dal 1100 al 2012, di variabilità della siccità mediterranea nell’Old World Drought Atlas (OWDA) una ricostruzione spazio-temporale realizzata analizzando gli anelli di crescita degli alberi e i dati estivi del Palmer Drought Severity Index. Lo studio spiega che «Nel Mediterraneo, l’OWDA è fortemente correlato alle precipitazioni primaverili (aprile-giugno), alla North Atlantic Oscillation (gennaio-aprile), allo Scandinavian Pattern (gennaio-marzo) e all’East Atlantic Pattern, (aprile-giugno)». I dati raccolti confermano il carattere eccezionale della siccità in corso rispetto alla variabilità naturale negli ultimi secoli, in linea con gli studi che hanno trovato le prove di una siccità indotta dalle attività antropiche nella regione del Mediterraneo, in particolare in quella orientale.

Secondo la Nasa la recente siccità, che ha avuto inizio nel 1998 nella regione del Levante Mediterraneo orientale, che comprende Cipro, Israele, Giordania, Libano, Palestina, Siria e Turchia, è probabile che sia la peggiore siccità degli ultimi nove secoli.

Oltre a identificare gli anni più secchi, il team scientifico statunitense ha scoperto i modelli nella distribuzione geografica della siccità che forniscono una “impronta digitale” per identificarne le cause. Ellen Gray, dell’Earth Science News Team della Nasa, che non ha partecipato allo studio, dice che «Insieme, questi dati mostrano l’intervallo di variazione naturale nell’occorrenza della siccità del Mediterraneo, che permetterà agli scienziati di distinguere le siccità aggravate dal riscaldamento globale indotto dall’uomo. La ricerca fa parte dei lavori in corso della NASA per migliorare i modelli computerizzati che simulano il clima, ora e in futuro».

Il principale autore dello studio, Ben Cook, del Goddard Institute for Space Studies della Nasa e del Lamont Doherty Earth Observatory della Columbia University sottolinea che «La magnitudo e l’importanza dei cambiamenti climatici umani ci impone di comprendere realmente l’intera gamma della variabilità naturale del clima. Se guardiamo ai recenti avvenimenti e iniziamo a vedere le anomalie che si trovano al di fuori di questo intervallo di variabilità naturale, allora possiamo dire con una certa sicurezza a cosa assomiglia questo particolare evento o questa serie di eventi e se ha avuto un qualche tipo di contributo dai cambiamenti climatici causati dall’uomo».

Cook e il suo team hanno analizzato l’OWDA per capire quanto frequenti e gravi siano state in passato le siccità del Mediterraneo. Sono stati campionati gli anelli di crescita di alberi vivi e morti di tutta la regione mediterranea, dal Nord Africa alla Grecia, fino a Libano, Giordania, Siria e Turchia. Confrontandoli con i dati sugli anelli degli alberi esistenti provenienti da Italia, Spagna e Francia meridionale, il team ha ricostruito geograficamente e temporalmente i modelli delle siccità nel corso dell’ultimo millennio.

I ricercatori statunitensi hanno così scoperto che tra il 1100 e il 2012 si sono verificate siccità che corrispondevano a quelle descritte nei documenti storici. Secondo Cook, «Il range di quanto i periodi siano stati secchi o umidi periodi è abbastanza ampio, ma la recente siccità nella regione del Levante, 1998 – 2012, si distingue come più secca di circa il 50 rispetto al periodo più secco negli ultimi 500 anni, e dal 10 al 20% più secco della peggiore siccità degli ultimi 900 anni». E’ bene ricordare che, secondo molti osservatori, la guerra in Siria e la tragedia dei profughi e dei rifugiati sono state innescate proprio da questa siccità che la comunità internazionale ha praticamente ignorato.

La copertura di un’area così vasta ha permesso al team scienza non solo di vedere le variazioni nel tempo, ma anche i cambiamenti geografici in tutta la regione.

Ma se il Mediterraneo orientale è colpito da una siccità devastante, anche nel Mediterraneo occidentale – e in Italia – c’è siccità? «Nella maggior parte dei casi la risposta è sì – ha detto il co-autore dello studio Kevin Anchukaitis, un climatologo dell’università dell’Arizona – Sia per la società moderna, e certamente per le civiltà antiche, questo significa che se una regione sta soffrendo le conseguenze della siccità, queste condizioni probabilmente esistono in tutto il bacino del Mediterraneo. Non necessariamente è possibile fare affidamento sulla ricerca di migliori condizioni climatiche in una regione o in un’altra, quindi si potrebbe avere la potenziale distruzione dei sistemi alimentari su larga scala, nonché un potenziale conflitto per le risorse idriche».

Il team scientifico ha anche scoperto che quando l’area settentrionale del Mediterraneo: Grecia, Italia e le coste della Francia e della Spagna, tendeva ad ed essere secca, quella orientale e il Nord Africa erano umide, e viceversa. Queste relazioni est-ovest e nord-sud hanno aiutato il team a capire quali siano le condizioni oceaniche e atmosferiche che portano le siccità o i periodi piovosi.

I due principali modelli di circolazione che influenzano la siccità nel Mediterraneo sono la North Atlantic Oscillation e l’East Atlantic Pattern «Questi flussi d’aria descrivono come tendono a comportarsi i i venti e il tempo meteorologico a seconda delle condizioni oceaniche – dicono alla Nasa – Hanno fasi periodiche che tendono a tenere lontane dal Mediterraneo le tempeste di e portare aria più calda e secca. La conseguente mancanza di pioggia e le temperature più elevate, che aumentano l’evaporazione dai terreni, porta alla siccità».

Un altro dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, Yochanan Kushnir, climatologo del Lamont Doherty Earth Observatory, conclude: «Il Mediterraneo è una delle aree che mostra all’unanimità come [nei modelli climatici] il futuro sarà più siccitoso [a causa del cambiamento climatico provocato dall’uomo].Questo studio dimostra che il comportamento durante questo recente periodo di siccità è diverso da quello che vediamo nel resto dei dati, il che significa che la regione del Levante sta già subendo gli effetti del riscaldamento del pianeta indotto dall’uomo. Il dati su 900 anni variabilità della siccità in tutto il Mediterraneo sono un importante contributo che verrà utilizzato per perfezionare i computer models che vengono utilizzati per prevedere il rischio di siccità per il prossimo secolo».


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