Sono felice quando “vedo i governanti che aprono il cuore e aprono le porte”.
Radio Vaticana -È una delle affermazioni a braccio dal Papa all’udienza generale tenuta in Piazza San Pietro davanti a 40 mila persone. Francesco ha parlato dei milioni di migranti in cerca di una nuova patria, affermando che “Dio non è assente” neppure “oggi in queste drammatiche situazioni”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
In un’epoca di bivacchi infiniti, in mezzo al fango di tendopoli in forma di “giungla”, o di rotte marittime e balcaniche, come si chiamano le nuove strade della salvezza, aperte a forza di gambe da carovane di disperati e chiuse da muri di reticolati, forse non c’è niente che spieghi meglio la parola “felicità” del sorriso stampato sul viso di quegli immigrati ai quali qualcuno ha detto: vieni, puoi stare qui, non ti cacciamo via.
“Dov’è Dio?”
Papa Francesco dedica a loro la catechesi di un mercoledì di sole e nuvole. Negli sfollati di oggi rivede i deportati di Israele di cui parla la Bibbia, rilegge le parole antiche del profeta Geremia e dedica la “consolazione” che esprimono – quella di un pronto ritorno in patria – a nuovi esiliati in arrivo dal Medio Oriente, dall’Africa, dall’Asia. Gente che convive con povertà materiali e la miseria di sentirsi senza nessuno, non solo in terra ma anche in cielo:
“Quante volte abbiamo sentito questa parola: ‘Dio si è dimenticato di me’: sono persone che soffrono e si sentono abbandonate. E quanti nostri fratelli invece stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care! In questi casi uno può chiedersi: dov’è Dio?”.
Nazioni che aprono le porte
E anche: dov’è la solidarietà, il senso dell’accoglienza verso lo straniero che da millenni esprime il grado di civiltà di un popolo? “Com’è possibile – si chiede Francesco – che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne, bambini innocenti?”:
“Quando cercano di entrare in qualche altra parte gli chiudono la porta. E sono lì, al confine perché tante porte e tanti cuori sono chiusi. I migranti di oggi che soffrono il freddo, senza cibo e non possono entrare, non sentono l’accoglienza. A me piace tanto sentire quando vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte!”.
Dio non è assente
Da Geremia, il Papa prende la certezza che rivolge a chi anche oggi sogna una terra promessa e una nuova speranza. Quella certezza che, ricorda, sostenne l’Albania e la aiutò a rialzarsi “dopo tanta persecuzione e distruzione”. E la medesima certezza che Francesco rinnova, salutandoli dopo la catechesi, alle popolazioni del Medio Oriente:
“Dio non è assente neppure oggi in queste drammatiche situazioni, Dio è vicino, e fa opere grandi di salvezza per chi confida in Lui. Non si deve cedere alla disperazione, ma continuare ad essere sicuri che il bene vince il male e che il Signore asciugherà ogni lacrima e ci libererà da ogni paura”.
L’esilio del cuore, la pace di Dio
Ma il rientro degli esiliati di Israele nella nuova Gerusalemme, conclude Francesco, è anche un “grande simbolo della consolazione” data a un “cuore che si converte”:
“Il vero e radicale ritorno dall’esilio e la confortante luce dopo il buio della crisi di fede, si realizza a Pasqua, nell’esperienza piena e definitiva dell’amore di Dio, amore misericordioso che dona gioia, pace e vita eterna”.
Nel saluto ai gruppi in piazza, il Papa ha detto di volersi unire spiritualmente ai giovani di Cracovia, radunati nella Tauron Arena per vivere insieme l’evento giubilare “Giovani e Misericordia”. Francesco li ha esortati a essere “autentici testimoni” di Gesù nell’aprire le porte ai loro coetanei della prossima Gmg.
Radio Vaticana -È una delle affermazioni a braccio dal Papa all’udienza generale tenuta in Piazza San Pietro davanti a 40 mila persone. Francesco ha parlato dei milioni di migranti in cerca di una nuova patria, affermando che “Dio non è assente” neppure “oggi in queste drammatiche situazioni”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
In un’epoca di bivacchi infiniti, in mezzo al fango di tendopoli in forma di “giungla”, o di rotte marittime e balcaniche, come si chiamano le nuove strade della salvezza, aperte a forza di gambe da carovane di disperati e chiuse da muri di reticolati, forse non c’è niente che spieghi meglio la parola “felicità” del sorriso stampato sul viso di quegli immigrati ai quali qualcuno ha detto: vieni, puoi stare qui, non ti cacciamo via.
“Dov’è Dio?”
Papa Francesco dedica a loro la catechesi di un mercoledì di sole e nuvole. Negli sfollati di oggi rivede i deportati di Israele di cui parla la Bibbia, rilegge le parole antiche del profeta Geremia e dedica la “consolazione” che esprimono – quella di un pronto ritorno in patria – a nuovi esiliati in arrivo dal Medio Oriente, dall’Africa, dall’Asia. Gente che convive con povertà materiali e la miseria di sentirsi senza nessuno, non solo in terra ma anche in cielo:
“Quante volte abbiamo sentito questa parola: ‘Dio si è dimenticato di me’: sono persone che soffrono e si sentono abbandonate. E quanti nostri fratelli invece stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care! In questi casi uno può chiedersi: dov’è Dio?”.
Nazioni che aprono le porte
E anche: dov’è la solidarietà, il senso dell’accoglienza verso lo straniero che da millenni esprime il grado di civiltà di un popolo? “Com’è possibile – si chiede Francesco – che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne, bambini innocenti?”:
“Quando cercano di entrare in qualche altra parte gli chiudono la porta. E sono lì, al confine perché tante porte e tanti cuori sono chiusi. I migranti di oggi che soffrono il freddo, senza cibo e non possono entrare, non sentono l’accoglienza. A me piace tanto sentire quando vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte!”.
Dio non è assente
Da Geremia, il Papa prende la certezza che rivolge a chi anche oggi sogna una terra promessa e una nuova speranza. Quella certezza che, ricorda, sostenne l’Albania e la aiutò a rialzarsi “dopo tanta persecuzione e distruzione”. E la medesima certezza che Francesco rinnova, salutandoli dopo la catechesi, alle popolazioni del Medio Oriente:
“Dio non è assente neppure oggi in queste drammatiche situazioni, Dio è vicino, e fa opere grandi di salvezza per chi confida in Lui. Non si deve cedere alla disperazione, ma continuare ad essere sicuri che il bene vince il male e che il Signore asciugherà ogni lacrima e ci libererà da ogni paura”.
L’esilio del cuore, la pace di Dio
Ma il rientro degli esiliati di Israele nella nuova Gerusalemme, conclude Francesco, è anche un “grande simbolo della consolazione” data a un “cuore che si converte”:
“Il vero e radicale ritorno dall’esilio e la confortante luce dopo il buio della crisi di fede, si realizza a Pasqua, nell’esperienza piena e definitiva dell’amore di Dio, amore misericordioso che dona gioia, pace e vita eterna”.
Nel saluto ai gruppi in piazza, il Papa ha detto di volersi unire spiritualmente ai giovani di Cracovia, radunati nella Tauron Arena per vivere insieme l’evento giubilare “Giovani e Misericordia”. Francesco li ha esortati a essere “autentici testimoni” di Gesù nell’aprire le porte ai loro coetanei della prossima Gmg.
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