venerdì, agosto 22, 2014
Marco Ligabue è nato a Correggio in Emilia Romagna quarantaquattro anni fa. Professione? Cantautore, e la professione del cantautore gli riesce e gli si addice davvero bene. 

intervista di Simona Santullo



È una splendida serata estiva, sono le sette e sto aspettando, seduta nella veranda di un locale, che arrivi Marco Ligabue. Ottima la compagnia, veramente buono l’aperitivo che stiamo bevendo, il sottofondo musicale interessante e piacevole. Tra una chiacchiera e l’altra il tempo passa velocemente ed ecco che arriva Marco, pronto a fare il soundcheck e subito dopo, come promesso, a fare due chiacchiere con noi di LPLNews24 . Si avvicina, mi saluta e la cosa che mi colpisce fin da subito sono i suoi occhi scuri e profondi ma pieni di luce e di allegria. Due parole mi bastano per capire che è un tipo simpatico e alla mano, un tipo davvero solare, perché gli è bastato davvero poco per inebriare tutto e tutti della luce di cui risplendono il suo sorriso e la sua verve. Ci sono persone che sono spinte ad avere successo perché sono interessate alla fama, alla popolarità e al denaro. Lui no, lui è interessato all’arte e al suo essere artista, avendo assoluto rispetto per se stesso e per la musica, che è una delle sue tante passioni. Il soundcheck è finito ed eccolo qui, pronto a parlare con me e a rispondere alle mie tante domande.

D.- Ciao Marco buonasera e ben arrivato, grazie per essere qui con noi. Come stai?

R.- Io tutto bene grazie. Sono appena arrivato da un bel viaggio da Vercelli, sono un po’ stanco, ma suonare è la cosa che mi piace, quindi… tutto bene.

D.- Marco Ligabue, la somiglianza fisica con tuo fratello Luciano è impressionante, ma la tua musica e il tuo stile sono molto diversi. Raccontaci un po’ di te e della tua musica.

R.- Con Luciano ci somigliamo molto fisicamente e anche su tante linee di pensiero, ma ovviamente abbiamo delle differenze. Io sono una persona più solare, più leggera rispetto a Luciano ed è una mia caratteristica di vita che cerco di mettere anche nelle canzoni, di fatti parlo spesso di sogni e di speranze, cercando sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, qualunque siano le cose che osservo e che vedo.

D.- La musica ce l’hai nel sangue. Prima di decidere di suonare come solista hai fondato i Rio, gruppo musicale italiano con cui hai firmato quattro album. Nel 2012 poi decidi di lasciare il gruppo, come mai?

R.- Si era conclusa una serie, un periodo della mia vita. Era venuta a mancare la scintilla artistica, dopo dieci anni può succedere no? Sai, come certi amori che partono benissimo, stanno insieme tanti anni ma a un certo punto finiscono. E’ stata un po’ una cosa del genere e quindi ho deciso di farmi da parte.

D.- Sei in tour per l’Italia. Che emozioni provi sul palco?

R.- Sul palco ci sono sempre stato a mio agio. Prima ero chitarrista e autore e da chitarrista ci stavo bene, adesso da cantante ci sto ancora meglio. Mi trovo benissimo anche nel ruolo d’intrattenitore, di quello che in qualche modo deve interagire con il pubblico. Mi piace davvero tanto questa mia nuova veste. Sono partito lo scorso anno a fare concerti da cantautore e dopo quindici venti tappe dove ho dovuto vincere un po’ la timidezza e le prime paure di dover andare sul palco, di dover parlare, di dover intrattenere e dire delle cose. Dopo mi sono trovato a casa e tutto è stato naturale, sì, ci sto proprio bene.

D.- Marco, il mondo dello star sistem è un mondo bello ma forse complicato. Quanto è difficile rimanere se stessi e non cedere a compromessi?

R.- E’ facilissimo. Sicuramente dipende molto dal fatto che ho avuto le mie esperienze, anche accanto a Luciano. Ho quarantaquattro anni e non ho la testa di un ventenne che magari può essere “accecato” dalla voglia di successo e di far strada. A quarantaquattro anni sono cresciuto come persona e so quali sono le mie priorità di vita, di famiglia, di valori che metto davanti a tutto. Se vengono delle belle cose nella musica, mi fa molto piacere, ma le mie priorità sono altre.

D.- Quando scrivi una canzone cosa cerchi? Il ritmo, le parole, le emozioni. Che cosa viene prima?

R.- La cosa che m’interessa molto è il racconto che c’è in ogni canzone. Mi piace che ogni canzone sia un quadretto, una foto di quelle che fai con i tuoi amici, con la tua compagna, con la tua famiglia e che ti metti in casa perché rappresenta un momento della tua vita particolare, oppure una pagina di diario perché hai vissuto un’emozione forte e l’hai voluta scrivere di getto. Per me le canzoni sono questo, per cui faccio in modo che ogni canzone sia un racconto o un’emozione che voglio comunicare. Parto di solito da una melodia abbozzata con qualche accordo di chitarra e poi dopo appena mi viene l’illuminazione o l’ispirazione che la melodia mi da, - perché è la melodia che m’ispira il tema da raccontare - mi concentro a fare il testo.

D.- Marco, sei stato parte integrante del successo di tuo fratello Luciano. Un duetto con lui, una canzone insieme… ci avete mai pensato, ti piacerebbe?

R.- Per me sarebbe un onore e un piacere. Io voglio super bene a mio fratello Luciano e lui ovviamente ne vuole a me. Ci siamo sempre supportati a vicenda, però penso che in questo momento storico non sia giusto per me. Sono partito da poco più di un anno da cantautore e vivo vantaggi ma anche svantaggi per essere il fratello di Luciano Ligabue. Farmi vedere e fare un duetto con lui sarebbe come farmi dire che cerco la via più semplice per sfondare e farmi conoscere, e invece a me piace farcela da solo. Vorrei arrivare a fare una cosa con Luciano quando sarò cresciuto, quando mi sarò affermato, quando avrò un mio racconto di vita, quando avrò tante canzoni e avrò fatto tanti concerti, in modo da andare da mio fratello e fare una cosa insieme che sia, non dico alla pari, ma che sia sicuramente qualche cosa di bello e che non dia adito ad altro tipo d’interpretazioni.

D.- Lui cosa ha detto quando ha saputo che andavi da solo?

R.- Lui ha voluto ascoltare le nuove canzoni che stavo scrivendo, e mi ha detto: “Per me, chi se le scrive, se le deve anche cantare…punto”. È stato l’ulteriore stimolo a lanciarmi in quest’avventura.

D.- Facciamo un gioco: io inizio una tua frase e tu la continui con un tuo pensiero. “non importa quando cadi ma quando ti rialzi, è lì la differenza”.

R. - “ Ci sei solo te lì davanti…”. È una canzone dove magari sembra di dire anche una cosa banale, però è effettivamente così. Io sono cresciuto come persona tutte le volte che son caduto perché ho cercato di far tesoro di quelle “botte”, di quelle cadute, di quei lividi. Capita a tutti di cadere, che sia per amore, per lavoro, per passione, per amicizia, capita di avere delle delusioni e prendere delle “ botte”. Bisogna cercare di far tesoro di queste cadute e non fermarcisi sopra più di tanto, avere la forza di rialzarsi per andare avanti. Le esperienze della vita bisogna metabolizzarle, capire cosa è successo e magari prendere spunto per crescere come persona… tanto quando cadi, ci sei sempre solo te lì davanti… davanti alla tua scelta. Ognuno ha sempre la solitudine della propria scelta finale.

D.- “ Casomai” un’altra bellissima canzone dedicata a Piero Mario Morosini morto in campo nel 2012. Ce ne parli?

R.- Pier Mario era un amico. Pier Mario veniva spesso a Correggio e c’eravamo conosciuti grazie ad alcuni calciatori di serie A che erano amici in comune. Una sera ci siamo ritrovati in un ristorante messicano insieme a questi amici e dopo un minuto ho capito che Pier Mario era una persona bellissima. Era una di quelle persone che ti sembra di conoscere da vent’anni, anche se ci parlavi solo da un minuto. Do quell'incontro sono andato alcune volte a Bergamo, lui veniva a Correggio, ci ritrovavamo a qualche concerto…una persona semplice, una persona bellissima che amava l’amicizia, l’amore, il calcio, lo sport, la musica, una persona di grande dolcezza. Purtroppo in quella maledetta partita a Pescara è successo quello che è successo, ed io tra l’altro stavo proprio guardando in diretta quella partita, quindi è stata proprio una botta fortissima. Dopo una settimana, dieci giorni che ho cercato in qualche modo di far “tesoro” di quella caduta, ho cercato solo di pensare di ricordarlo al meglio, al mio meglio perché Pier Mario era, o è una persona meravigliosa. E’ nata questa canzone che è appunto un pensiero per lui perché meritava di essere ricordato, e l’ho fatto così. E’ una canzone che canto spessissimo ai concerti proprio per averlo insieme con me.

D.- Il tuo nuovo singolo: “Ti porterò lontano”, un pezzo davvero molto bello. Come si fa, però, a riprendersi quel pezzo di cielo che è di ognuno di noi?

R.- Dobbiamo impegnarci tanto. Noi siamo gli unici al timone della nostra vita. È vero che non viviamo da soli quindi sbattiamo contro le altre cose e le altre persone con cui dobbiamo convivere, però penso che siamo in un momento dove forse vediamo il cielo più grigio di quello che è. Siamo in un periodo di Festival del lamento. Non dico che tutto va bene, però non credo assolutamente che la crisi del lavoro, la crisi economica siano l’unica cosa che ci butta a terra. Possiamo comunque avere amicizie, amori, sogni da perseguire, con tutte le difficoltà del caso, siano esse economiche e sociali di oggi. Non voglio arrendermi, non voglio unirmi a quel coro, io voglio vedere il cielo anche colorato d’azzurro.

D.- Il video è stato girato negli Stati Uniti. Come mai?

R.- Quando ho scritto questa canzone me la immaginavo in quei luoghi e in quei panorami. C’ero stato vent’anni fa nel 1994, il mio primo viaggio negli Stati Uniti e sono stato folgorato, accecato da quella bellezza, da qui cieli, da quei panorami, quei deserti…quando ho scritto la canzone a livello d’immagine, la vedevo lì e sono andato.

D.- Ti Porterò Lontano anticipa il tuo secondo disco da solista, in uscita dopo l’estate. L’estate è quasi finita, o forse non è mai iniziata…ma ci dai qualche anticipazione sul nuovo cd?

R.- Il disco l’ho quasi finito, avrà nove canzoni di cui sei le ho già completate e sto finendo di registrare le ultime tre. La filosofia di base è sempre quella del bicchiere mezzo pieno perché sono una persona così… mi piace sorridere alla vita, cercare sempre gli aspetti positivi delle cose. Mi piace suonare e cantare la bellezza delle cose e della vita stessa, penso che questo lo facciano in pochi. Mi piace essere ricordato come quello che canta e sorride della vita, che racconta anche le cose belle che succedono attorno a noi.

D.- Tu sei anche impegnato socialmente. Che cos’è AMREF?

R.- AMREF è un’Onlus che mi ha contattato per un progetto bellissimo. Sostanzialmente stanno contattando personaggi famosi a cui chiedono di realizzare un dipinto, anche se nessuno di noi è un pittore, ogni dipinto andrà all’asta. Loro stanno cercando di sviluppare un percorso didattico in Africa, per tutti quei bambini che purtroppo non hanno possibilità di studiare. È talmente semplice partecipare, considera che io in un’oretta ho realizzato il mio dipinto, anzi il mio “sghiribizzo”, il mio “scarabocchio” diciamo così, e ne raccoglieranno un centinaio in modo tale che per la fine dell’anno si faccia quest’asta e si possano raccogliere i fondi necessari per andare in Africa e portare più istruzione possibile.

D.- Un tuo giorno normale lontano dai palchi e dallo star sistem?

R.- I giorni che mi piacciono molto sono quelli che trascorro in Sardegna con la mia compagna e mia figlia, dove riesco ad andare in spiaggia, anche fuori stagione, quando non c’è nessuno, solo io con la mia chitarra, quella è la libertà. Non è lavoro, è libertà, è voglia di stare con se stessi e questa è una cosa che ci capita sempre meno oggi, perché tra telefonini, fax, la macchina, gli amici, il lavoro, sembriamo delle palline da flipper per tutto il giorno e quando arriviamo a fine di giornata, non sappiamo neanche cosa abbiamo fatto perché non ci siamo soffermati su niente di quello che c’è capitato. Il fatto di staccare la spina dal mondo ogni tanto per me è molto importante.

D.- Il tour continua in tutta l’Italia, le date le troviamo sul tuo sito, vuoi ricordarlo per i tuoi fans?

R.- Il sito è www.marcoligabue.it ,poi sono su tutti i social quindi Facebook, Youtube, Twitter, Instangram ecc. ecc. Spesso riesco anche a rispondere personalmente a chi mi contatta in privato.

Ciao Marco, grazie per l’intervista e per la bellissima serata trascorsa con le tue canzoni.


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