domenica, aprile 13, 2014
Nell’1983 usciva Un Sabato Italiano, un album storico per la musica italiana con il quale si affermava uno stile ed un linguaggio unico, ancora oggi inimitabile da nessun altro artista. 

intervista di Simona Santullo 

A trent’anni di distanza la pubblicazione di un nuovo album in versione più jazz con due nuovi brani inediti e un’autobiografia tutta da leggere. Abbiamo chiesto a Sergio Caputo di ripercorrere per i lettori di LPL News24 le tappe più significative della sua brillante carriera artistica iniziata alla fine degli anni '70 e giunta fino ad oggi con l'uscita del nuovo CD. Ricordiamo che l'artista è anche protagonista di un tour teatrale dal titolo "UN SABATO ITALIANO SHOW", cominciato a dicembre scorso. Nei concerti viene eseguito l'intero album (cosa mai fatta prima) ed anche i successi più popolari che lo hanno reso famoso.


D.- Sergio, tu esordisci al Folk Studio di Roma alla fine degli anni ’70. In quel locale di Trastevere hanno suonato nomi del calibro di Bob Dylan, Antonello Venditti, De Gregori, Rino Gaetano. Cosa ricordi di quegli anni e di quelle serate?

R.- Questa cosa la racconto molto bene nel libro - “Un sabato italiano memories” - che è un Oscar Mondadori, uscito un paio di mesi fa e che è appena andato in ristampa con mia grande gioia. Nel libro ricordo appunto quei tempi in cui frequentavo il Folk Studio. Giovane pubblicitario di giorno e musicista di sera, mi divertivo a fare musica e stavo maturando appunto quel momento che mi avrebbe poi portato a scrivere il disco Sabato italiano e a pubblicarlo. Il Folk Studio era quello che era... una cantina nella quale, come andava di moda allora, si suonava e si formava la canzone d’autore. Non ricordo particolari momenti di entusiasmo anche perché io frequentavo il Folk Studio per sentirmi importante e non avevo grosse ambizioni di fare musica, quello è venuto dopo. Lì invece ho avuto occasione di ascoltare molto jazz suonato dal vivo, e parlo di personaggi come Danilo Rea, Maurizio Giammarco, Roberto Gatto che poi ha suonato insieme a me e che oggi sono grandi jazzisti italiani, e quello mi è stato molto molto utile per maturare il genere musicale che dopo mi sono fatto io da solo.

D.- Il grande successo arriva nei primi anni ’80 con “ Un sabato italiano”. Avevi solo 29 anni. È stato un album che ha fatto storia e scuola nella musica italiana. Ci sono canzoni che oggi sono ancora più belle di allora e che soprattutto piacciono anche alle nuove generazioni. Immaginavi tutto questo successo?

R.- Assolutamente no infatti dovendo appunto festeggiare il trentennale proprio nel 2016 ho sentito la necessità di rifare l’album completamente, e quindi rifare questo remake in versione più jazz per liberare quelle canzoni da quella patina anni ottanta piena di effettacci, echi sintetizzatori, che in quel periodo andavano benissimo, andavano molto di moda negli anni ottanta, ma oggi davanti al pubblico giovane che mi ritrovo di fronte durante i concerti non vanno più, così mi sono preoccupato di restituire al pubblico, sia vecchio che nuovo, questo nuovo disco in forma più classica in maniera di non doverlo rifare tra trent’anni e questa è un po’ la storia di questo disco. Mi sono divertito a pensarlo come se fosse uscito oggi, con due brani nuovi, uno si chiama I love the sky in september e l’altro C’est moi l’amour.

D.- Tu sei stato un pubblicitario. Spesso si dice: i mitici anni ’80. Gli anni del mondiale dell’ ’82; gli anni del Bomber, delle Superga, delle All star e le Clarks. Gli anni dove abbiamo imparato che cos’è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, non esisteva Internet, giocavamo a Pac Man e bevevamo il Billy. Insomma, sono stati cosi mitici quegli anni?

R.- Sono stati degli anni senza i quali il mondo di oggi non ci sarebbe. Tutte le cose che sono molto importanti oggi e quindi dai computer all’informatica, ai cellulari alla comunicazione in generale inclusi i social network, sono nati o hanno cominciato a muovere i primi passi negli anni ’80 e questo è molto importante. Anche la musica che c’era in quel periodo ha dato poi origine alla musica che ascoltiamo oggi, come ad esempio l’hip hop oppure un certo tipo l’hip hop rock contemporaneo, senza gli anni ’80 non sarebbe proprio esistito.

D.- Nella prima versione di “ Bimba se sapessi” c’è una strofa che inizialmente diceva: “ citrosodina granulare”, che però per ovvi motivi hai dovuto cambiare in “idrofobina vegetale”. È vero che ci sono in giro 5.000 copie della versione originale in vinile e che vengono vendute ad un prezzo elevatissimo sul mercato?

R.- Sì è vero perché è una rarità come un francobollo che contiene un errore. Però devo dire che “In un sabato italiano trenta” che è appunto “Sabato italiano remake” è tornato ad essere “citrosodina granulare” così com’è dal vivo. La storia è poi raccontata molto bene in “Sabato italiano memories” e non vorrei rovinare la lettura della storia perché è un aneddoto molto divertente.

D.- Il tuo stile musicale spazia dal jazz ai ritmi latini, i tuoi testi, pur ispirandosi al quotidiano sono pieni di ironia. Questo rende le tue canzoni uniche e fino ad ora inimitabili. Da dove nasce questo modo di comporre i tuoi pezzi?

R.- Cerco di scrivere come si vive, cerco di scrivere come si parla veramente, come si pensa, come si ama, ecc. ecc. Cerco di evitare quel mondo un po’ fictional della canzone italiana che somiglia molto spesso alle poesie di Giovanni Pascoli, quello non è il mio stile letterario e lo si capisce anche leggendo i miei romanzi. Ovviamente questo nelle canzoni richiede uno sforzo di sintesi perché lo spazio in una canzone è molto limitato e quindi si hanno questi testi molto fotografici; vado per fotogrammi.

D.- Sergio per diversi anni hai abbandonato l’Italia e sei andato a vivere negli Stati Uniti dove sicuramente hai fatto nuove esperienze e tanti incontri musicali. Queste influenze le ritroviamo nella nuova versione di Sabato italiano?

R.- Sicuramente sì, anche perché lì ho fatto una grande esperienza musicale con artisti di altissimo livello. Oggi sono un performer molto più ferrato di quanto non fossi prima di partire per gli Stati Uniti. Oggi sono tornato dopo dodici anni di America e ho ripreso la mia carriera musicale da dove l’avevo interrotta.

D.- La tua vita ora è qui in Italia oppure pensi di tornare in America?

R.- No io non metto mai dei veti sul futuro. Le cose sono cambiate tante volte nella mia vita che ormai ho imparato che non bisogna mai mettere delle opposizioni o delle proibizioni su nulla. A questo punto credo che la mia base sia l’Italia, ma non escludo comunque di andare altrove, vediamo.

D.- Sei tornato da poco da Parigi?

R.- Sono appena tornato da Parigi dove oltre ad aver presentato il libro in una libreria parigina molto attenta anche alla letteratura italiana ho anche girato parecchie immagini del mio video del brano “I love the sky in september” e mi sono divertito molto a suonare anche lì perché ho fatto un piccolo unplugged nella libreria con degli amici francesi.

D.- Sergio so che stai lavorando anche ad un nuovo cd di inediti, puoi darci qualche anticipazione?

R.- Ho talmente tanti brani che devo maturarli bene, definirli e riportarli in un progetto unico e questo non è facile, per cui devo scegliere sicuramente le canzoni che stiano bene le une accanto alle altre quindi è un po’ prematuro per raccontarlo.


D.- Oltre la rivisitazione dell’album, anche un romanzo. UN SABATO ITALIANO MEMORIES, edito Oscar Mondadori. Scrivere di se e il piacere di raccontarsi, ricordi, amori, incontri e successi. Partendo dal presupposto che ogni vita è degna di un romanzo, com’è questo tuo romanzo?

R.- Interessante e mai noioso. Non ho mai avuto il tempo di annoiarmi più di tanto anche perché le cose che mi sono accadute probabilmente mi sono accadute perché me le andavo a cercare, naturalmente. Devo dire di aver avuto fino ad ora una vita abbastanza avventurosa

D.- Programmi ed eventi per questa estate?

R.- Questa estate dovrei essere in tour, moderatamente, perché non amo molto i tour estivi poiché non amo molto il caldo. Sicuramente però festival, concerti e situazioni particolari ci saranno. Indubbiamente sarò in giro per un certo numero di date, anche perché faccio questo tipo di lavoro e quindi sarebbe sciocco non approfittarne. Le date le troverete sul sito e sulla pagina di facebook.

Ringraziamo Sergio Caputo per questa intervista, a lui vanno i nostri migliori auguri per il tuor, per una carriera ancora ricca di grandi successi e lo invitiamo per un prossimo appuntamento con i lettori di LPL News24.
Ringraziamo per la grande collaborazione il tuo manager, il dott. Paolo Cassiano della Music Show International.

Ricordiamo le prossime date del tour.

Per tutti i suoi fan Sergio Caputo suonerà

08/04/14 Bologna – Teatro Duse
10/04/14 Pescara - Teatro Massimo
14/04/14 Civitanova Marche – Teatro Rossini




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