venerdì, febbraio 14, 2014

Ester entrò sbattendo la porta dietro di sé e si diresse nel salone dove stava il grande camino. Luca era là, seduto sulla sedia a rotelle, le braccia inerti posate sui braccioli imbottiti e gli occhi fissi nel fuoco che stava languendo. Gli si avvicinò e lo osservò: ai piedi calzava le pantofole di feltro amaranto ed indossava la vestaglia di seta che portava sul taschino lo stemma di famiglia dei Satte: un cobra ed un avvoltoio. No. Non poteva essere uscito da quella stanza, dunque Ester dedusse di avere avuto una visione. Le sovvennero le parole del dottore: "Veda di riguardarsi signora contessa o si prenderà un bell'esaurimento nervoso. Le consiglierei di andare almeno una quindicina di giorni al mare con i bambini." Lei aveva replicato che il suo posto era lì, accanto al marito nel bene e nel male, come aveva giurato davanti al curato il giorno del matrimonio. Si sedette accanto a Luca sul tappeto persiano davanti al camino e prese ad osservarlo attentamente.

"Luca mi ascolti?" Chiese sicura di non ottenere risposta alcuna.
Il grande orologio a pendolo nella biblioteca batté la 12° ora del giorno ed i lenti rintocchi si diffusero profondi nelle stanze. Al dodicesimo gli occhi del Conte Luca divennero, d'improvviso, vivi e si fermarono in quelli della moglie che rimase sbigottita poi la bocca del giovane si aprì lievemente. Qualcosa stava accadendo.
Ester lo sapeva. Con voce tremendamente roca quasi uscisse dalle remote isole dell'oltretomba il conte sussurrò: "Nel sotterraneo Ester, nel sotterraneo..." Poi tacque.
Gli occhi tornarono fissi nel baratro dell'incoscienza e la bocca si richiuse.
Ester si alzò da sedere e prese a scuotere il marito per le spalle.
"Parlami Luca, per l'amor di Dio. Che c'è nel sotterraneo?" Questa volta non vi fu risposta. Il capo dell'uomo ciondolava avanti e indietro sotto gli scossoni che Ester gli imprimeva per farlo uscire a forza dallo stato catatonico.
La donna corse al telefono e compose il numero del dottore che aveva in cura il marito.
"E rispondi dannata miseria." Imprecò sentendo che dall'altro lato dell'apparecchio non v'era nessuno.
Aveva appena abbassato la cornetta quando udì il campanello che annunciava qualcuno al grande cancello di ferro battuto in fondo al giardino. La fortuna era dalla sua parte: la BMW del dottore imboccò il viale e si arresto davanti alla porta d'ingresso della villa.
"La manda il cielo dottore! Stavo cercando di telefonarle."
"Che è accaduto contessa? Sono passato per vedere come va il nostro paziente.
"Presto entri dottore è accaduta una cosa strana... o meglio, due cose strane. Entri che le racconto."
Il dottore, un pezzo d'uomo di 1,90 per quasi 100 kg. di peso, portava baffetti da sparviero e capelli corti a spazzola. Due grandi occhi celesti illuminavano il bei viso dalla mascella quadrata e volitiva. Le mani, estremamente curate ma forti e nervose. avevano da tempo affascinato Ester ma ora la donna non stava a badare a nessuno di questi particolari in preda alla grande agitazione di cui era vittima. Raggiunsero la stanza in cui si trovava Luca, puntò l'indice verso il malato "Mi ha parlato dottore e prima... prima, mentre ero nel parco... stava dietro di me. in piedi non in quella maledetta sedia... poi non appena mi sono avvicinata... è svanito.

Non sono pazza - aggiunse con le lacrime agli occhi Ester - non sono pazza, è che noi ci capisco più nulla."
"Va bene contessa - rispose il dottore posandole la mano sulla spalla - ora si sieda e mi racconti di nuovo tutto. Con calma, Ester." Lei udendo pronunciare il proprio nome si senti un poco più vicina a quell'uomo. "Dottore, mi ha guardato ed ha pronunciato solo: nel sotterraneo Ester, nel sotterraneo!"
"Ha detto solo questo? Sicuro? Non altro?"
"No dottore.”
Il medico si avvicinò al conte Satte, accese la piccola lampadina tascabile e proiettò l'intensa luce direttamente nelle pupille del malato. "Non c'è contrazione - disse più a se stesso che alla donna - i suoi occhi non reagiscono gli stimoli luminosi. Suo marito chissà dov'è...! E' proprio certa che abbia parlato?"
"Se non sono davvero pazza, sì. Sa cosa propongo? Andiamo nel sotterraneo. Vuole venire con me?"
L'uomo gettò un rapido sguardo al malato quindi all'orologio che aveva al polso: le dodici e venti. Decise che aveva tempo e poi voleva vederci chiaro in quella faccenda. La contessa certo non era pazza, magari aveva i nervi a fior di pelle ed aveva veduto un fantasma. Già una precedente signora della tenuta del Piffero del Gatto aveva avuto fama di vedere gli spiriti. Era una leggenda che girava da innumerevoli anni in paese ed egli ne era sempre stato affascinato anche se ovviamente non vi aveva mai dato credito.
"C'è luce a sufficienza là sotto?" Le chiese mentre si avviavano.
"Ora prendo una delle torce elettriche di Luca, molto potente dottore."
"Bene. Andiamo a vedere che cosa c'è nel sotterraneo. Non abbia timore, signora."
"No. Ora non più. Sono con lei."
Scesero le ripide scale di pietra che conducevano da basso ed arrivarono davanti ad una vecchia porta di legno e metallo, molto robusta. Ester infilò la chiave nella toppi. e spinse il battente. Buio.
Una zaffata d'aria calda li investì portando antichi odori.
"E' molto che nessuno scende qui sotto vero?"

"Esattamente dal giorno in cui Luca si sentì male. Non so chi richiuse la porta, ma credo qualcuno della servitù. La chiave stava al proprio posto di sopra, ha veduto che l'ho staccata dal chiodo nel muro?"
"Si, certo. Mi dia la torcia Ester" - disse il dottore tendendo la mano verso la donna che passandogliela sfiorò la sua. Ebbe un piccolo fremito. La potente lama di luce fendette il buio della segreta, vagò sul soffitto e sulle parete di pietra quindi si fermò sulla cassa che stava sul grande tavolo posto al centro della stanza. Con l'accendisigari Nicola accese una decina delle torce alle pareti ed ebbero luminosità sufficiente per poter spegnere la torcia elettrica. Ester prese la mano del dottore mentre si dirigevano verso la cassa, lui gliela strinse forte. Guardarono all'interno e non scorsero nulla se non un'altra cassa di forma antropomorfa.
"E' la parte inferiore di un sarcofago dell'Antico Egitto - esclamò Nicola riaccendendo la torcia elettrica - infatti osservi là in fondo... quello ne è il coperchio: doveva esserci dentro una mummia. Ne sa niente?"
Ester che stringeva spasmodicamente la mano del dottore rispose con un fil di voce: "Non so nulla Nicola. Luca non mi parlava molto del suo lavoro. Sapevo che aveva portato a casa qualcosa di importante poco prima di ammalarsi ma non abbiamo avuto tempo per parlare. Comunque se ci ha indicato il sotterraneo, probabilmente gli è accaduto qualcosa che riguarda direttamente la sua malattia. Ho ragione?”
"Direi di sì, Ester, ma di cosa può trattarsi. Io non me ne intendo di storia antica, non so come si interpretano queste antiche scritture. Può darsi che vogliano dire qualcosa di orribile come può trattarsi di antiche preghiere."
Non aveva terminato di parlare quando con un sordo rumore la pesante porta che avevano oltrepassato entrando nel sotterraneo si richiuse dietro di loro. Le torce alle pareti parvero divenire oltremodo più luminose quindi un profumo delicato si sparse in tutta la grande sala di pietra ed una nube azzurrognola prese e formarsi attorno al sarcofago sul tavolo.
Entrambi rimasero come in un incubo quasi pietrificati senza avere la forza di compiere un benché minimo movimento mentre dal sarcofago, si levava una spettrale figura avvolta in parte da bende di lino, ed in parte nuda.

L'essere che si era materializzato i portò davanti a loro: camminando non produceva alcun rumore, pareva che i suoi passi sfiorassero la pietra del pavimento. Da sotto le bende che avvolgevano il capo due grandi occhi li guardavano emettendo curiosi lampi di luce, poi, con lentezza esasperante una mano della presenza cominciò a rimuovere quelle bende. Apparve il viso: Luca era li, retto davanti a loro e li guardava in silenzio.
"Chi sei?" Chiese la voce flebile di Ester.
L'essere scosse il capo e con l'indice della mano destra indicò il soffitto.
"No, tu non sei Luca! - gridò questa volta Ester in un'esplosione di terrore - tu hai portato via mio marito! Rendimelo!”
Nicola sbalordì alle parole della donna. Come poteva avere tanto coraggio quell'essere così delicato e fragile da opporsi ad uno spettro o a chissà che cosa altro cui si trovava davanti.?
Colui che non aveva voluto morire in un lontano giorno di un'epoca perduta nella notte dei tempi fece udire la sua voce.

*******

Il 25° Conte del Piffero del Gatto, Luca Satte, si era alfine ripreso dalla grave malattia che l'aveva improvvisamente colpito cinque anni prima. Ora non si dedicava più all'archeologia ma trascorreva le giornate e parlare con la moglie Ester ed i figli Raccontavano di cose avvenute nel passato più recente e più remoto ed i ragazzi ascoltavano i genitori con estremo interesse. Luca insegnò loro le antiche scritture, gli antichi culti nati nell'ombra delle piramidi, fece conoscere loro i nomi degli antichi Faraoni che avevano governato la Doppia Terra che il Nilo bagna e gli eventi che avevano portato quella grande civiltà all'epilogo. Quando Luca ed Ester raggiunsero la convinzione che i ragazzi fossero ormai preparati e maturi a conoscere la verità si radunarono tutti e quattro nel sotterraneo. Luca disegnò attorno al grande tavolo che stava nel mezzo della sala un quadrato con la sabbia giunta con il sarcofago venuto dall'Egitto quindi tutti vi entrarono e sedettero sul tavolo. Cinsero ai fianchi solo i quattro perizomi che Ester aveva cucito quindi coralmente intonarono una nenia ritmica ed ossessiva. . Mentre cantavano un'ombra azzurra si levò dal pavimento e salendo li avvolse in un delicato profumo mentre le pareti della segreta della villa detta del "Piffero del Gatto si dissolsero lentamente. Tutto attorno vi fu solo il nulla assoluto ed il silenzio più totale. Le quattro figure sedute l'una accanto all'altra persero i loro contorni materiali e divennero pensiero.

Purissimo pensiero a raggiungere Colui che sorrise quel giorno in cui l'uomo non volle morire e lo maledisse e con lui maledisse pure i suoi sacerdoti falsi e fedifraghi. Satet e sua moglie Ananka assieme ai figli furono al cospetto del grande dio Horus e lo conobbero per Colui che egli era ed è veramente. Egli mostrò loro un giovane soldato che valorosamente combatté per il suo Faraone e che ferito mortalmente non volle entrare nell'al di là e pianse sulla sua mummia maledicendo il Fato. Mostrò loro la terra lontana in cui il giovane Satet fu mandato per riprendersi ciò che gli era stato tolto ed essi videro la collina del Piffero del Gatto con la casa, dapprima, capanna di foglie, poi di pietra, infine mattoni e cemento. Essi videro innumerevoli Satet vivere e morire inconsapevoli della loro identità fino a giungere a Luca, archeologo artefice del ricongiungimento materiale fra spirito e corpo, quel corpo che una lacrima salata aveva reso incorruttibile nei millenni con la forza dell'amore per la vita che veniva ingiustamente spezzata. "Ora va Satet, vivi la vita che ti fu negata un giorno. Vivila con tua moglie e la tua discendenza e consacra il luogo ove sorge la Casa. I vecchi riti li conosci piccolo uomo che osò sfidarmi. Hai vinto tu Satet o, come ti chiami ora. Satte. Vai!"
Oggi, nel mese di settembre, verso la metà, su al Piffero del Gatto si tiene sempre il grande ricevimento cui partecipano quasi tutti gli abitanti del piccolo paese sorto sotto la collina della grande casa.

Se lo desideri puoi venirci anche tu ma ricorda: più che lo smoking è di rigore la coscienza a posto.
Hai terminato di leggere. Sei sicuro che queste cose siano solo favole? Prima di spegnere il p.c. o cambiare la pagina prova a voltarti: magari qualcuno sta alle tue spalle... Qualcuno che ancora non conosci ma che ti potrebbe fare qualche brutta sorpresa!

Fine


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