L’artista pugliese è il personaggio del momento: cosa rende i suoi film così amati dal grande pubblico e dalla critica?
di Andrea Trippetta
Checco Zalone ha colpito ancora: a distanza di quasi 20 giorni dall’uscita del suo ultimo film “Sole a catinelle”, il comico pugliese è riuscito ad andare oltre ogni più rosea previsione, raggiungendo la soglia dei 43,7 milioni di incassi e superando il precedente exploit di “Che bella giornata” (2011), fermatosi a 43,4. Una domanda sorge spontanea: che cosa c’è dietro un così grande successo di pubblico? Non è soltanto questione di botteghino; la maggior parte di coloro che si sono imbattuti in una delle tante esibizioni zaloniane, compreso il sottoscritto, sono stati subito conquistati dalla trascinante forza della sua ironia, che non sembra voler risparmiare nessun aspetto della realtà contemporanea. Lo stesso attore, durante la recente (e trionfale) apparizione al Roma Film Festival 2013, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha attribuito il merito della sua popolarità ad un mix di tre ingredienti fondamentali: la fortuna (20%), il talento (45%) e il «fare le cose nel modo giusto» (35%). Tutti elementi necessari, nessuno escluso, per l’ascesa di quest’astro nascente (o meglio già nato) dello spettacolo italiano.
È stato lo stesso Checco a riferire che Pietro Valsecchi, il produttore dei suoi film, lo ha contattato grazie al suggerimento del figlio quindicenne, rimasto entusiasta di fronte ad un video visionato su YouTube. Una circostanza propizia o, per meglio dire, provvidenziale, così come la nascita della piccola Gaia, a cui il (vero) superpapà Zalone ha dedicato l’ormai celebre canzone “Dall’ovaia a Gaia”: una vera e propria “chicca” dell’artista di Capurso, in cui è magistralmente rappresentata la sua capacità di voler bene alla realtà attraverso il sorriso.
A parer mio, è proprio questa la cifra di fondo dell’arte di Zalone ed anche la vera ragione del suo successo: la capacità di guardare con semplicità alla vita, evitando di liquidare la complessità della realtà attraverso schemi ideologici precostituiti (e di questo è massimo esempio il tormentone “Gli uomini sessuali”, anche nella sua più recente versione “Los hombres sexual” presente nell’ultimo film). Checco è seguito perché è in grado di trasmettere una positività di fondo, anche laddove vengono toccate tematiche molto sensibili come la politica o la crisi economica. Attenzione: non un facile ottimismo (che “Sole a catinelle” mette alla berlina), ma la speranza di chi ritiene che la vita sia degna di essere vissuta fino in fondo, poiché sempre in grado di stupirci in nuove maniere.
di Andrea Trippetta
Checco Zalone ha colpito ancora: a distanza di quasi 20 giorni dall’uscita del suo ultimo film “Sole a catinelle”, il comico pugliese è riuscito ad andare oltre ogni più rosea previsione, raggiungendo la soglia dei 43,7 milioni di incassi e superando il precedente exploit di “Che bella giornata” (2011), fermatosi a 43,4. Una domanda sorge spontanea: che cosa c’è dietro un così grande successo di pubblico? Non è soltanto questione di botteghino; la maggior parte di coloro che si sono imbattuti in una delle tante esibizioni zaloniane, compreso il sottoscritto, sono stati subito conquistati dalla trascinante forza della sua ironia, che non sembra voler risparmiare nessun aspetto della realtà contemporanea. Lo stesso attore, durante la recente (e trionfale) apparizione al Roma Film Festival 2013, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha attribuito il merito della sua popolarità ad un mix di tre ingredienti fondamentali: la fortuna (20%), il talento (45%) e il «fare le cose nel modo giusto» (35%). Tutti elementi necessari, nessuno escluso, per l’ascesa di quest’astro nascente (o meglio già nato) dello spettacolo italiano.
È stato lo stesso Checco a riferire che Pietro Valsecchi, il produttore dei suoi film, lo ha contattato grazie al suggerimento del figlio quindicenne, rimasto entusiasta di fronte ad un video visionato su YouTube. Una circostanza propizia o, per meglio dire, provvidenziale, così come la nascita della piccola Gaia, a cui il (vero) superpapà Zalone ha dedicato l’ormai celebre canzone “Dall’ovaia a Gaia”: una vera e propria “chicca” dell’artista di Capurso, in cui è magistralmente rappresentata la sua capacità di voler bene alla realtà attraverso il sorriso.
A parer mio, è proprio questa la cifra di fondo dell’arte di Zalone ed anche la vera ragione del suo successo: la capacità di guardare con semplicità alla vita, evitando di liquidare la complessità della realtà attraverso schemi ideologici precostituiti (e di questo è massimo esempio il tormentone “Gli uomini sessuali”, anche nella sua più recente versione “Los hombres sexual” presente nell’ultimo film). Checco è seguito perché è in grado di trasmettere una positività di fondo, anche laddove vengono toccate tematiche molto sensibili come la politica o la crisi economica. Attenzione: non un facile ottimismo (che “Sole a catinelle” mette alla berlina), ma la speranza di chi ritiene che la vita sia degna di essere vissuta fino in fondo, poiché sempre in grado di stupirci in nuove maniere.
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