venerdì, ottobre 04, 2013
“Keep calm and start the mission” si leggeva in uno dei tanti striscioni che le migliaia di giovani provenienti da tutta l’Umbria (e non solo) hanno portato con loro. Da stamani la piazza antistante la basilica di santa Maria degli Angeli è gremita di giovani che hanno atteso con canti e momenti di preghiera l’arrivo di papa Francesco.

di Monica Cardarelli

Il papa entrando nella piazza si è soffermato a salutare bambini e i ragazzi dell’Unitalsi ma anche tanti dei giovani che hanno fatto da cornice al suo passaggio. Ore intense queste per tutta la famiglia francescana che ha visto un susseguirsi di incontri e di visite nei luoghi francescani che conservano la memoria di Francesco e Chiara. Nel pomeriggio papa Francesco infatti si è recato all’Eremo delle Carceri, al duomo di san Rufino e alla Basilica di santa Chiara dove, dopo aver sostato in preghiera davanti al corpo di santa Chiara, ha rivolto un saluto alla comunità di clarisse. Prima di lasciare la città non poteva mancare il saluto alla Porziuncola.

Circa 12.000 i giovani in piazza che con gioia ed entusiasmo, ma anche con le lacrime agli occhi e l’emozione a fior di pelle, esultavano per averlo visto passare da vicino, aver potuto scattare una foto. Un entusiasmo e un calore contagioso e reciproco che ha riacceso il sorriso sul volto di papa Francesco, visibilmente stanco per la giornata così impegnativa.

Rispondendo ad alcune domande poste dai giovani papa Francesco si è soffermato sulla famiglia e sulla vocazione: “ci vuole coraggio per formare una famiglia! E la domanda di voi, giovani sposi, si collega a quella sulla vocazione. Che cos’è il matrimonio? E’ una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa. Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!”.

Ha proseguito poi affermando che “ci vuole questa base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido! Oggi, questa base non è più garantita dalle famiglie e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco. Basterebbe guardare certi programmi televisivi!

L’egoismo ci minaccia perché dentro di noi tutti abbiamo una doppia personalità. Un’altra difficoltà è la cultura del provvisorio. Sembra che niente sia definitivo e tutto sia provvisorio. Gesù non ci ha salvato provvisoriamente, ci ha salvati definitivamente.

Ma lo Spirito Santo suscita sempre risposte nuove alle nuove esigenze! E così si sono moltiplicati nella Chiesa i cammini per fidanzati, i corsi di preparazione al Matrimonio, i gruppi di giovani coppie nelle parrocchie, i movimenti familiari… Sono una ricchezza immensa! Sono punti di riferimento per tutti: giovani in ricerca, coppie in crisi, genitori in difficoltà con i figli e viceversa. E poi ci sono le diverse forme di accoglienza: l’affido, l’adozione, le case-famiglia di vari tipi…

La fantasia dello Spirito è infinita, ma è anche molto concreta! Allora vorrei dirvi di non avere paura di fare passi definitivi nella vita come è quello del matrimonio: approfondite il vostro amore, rispettandone i tempi e le espressioni, pregate, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli! Fatelo entrare nella vostra casa come uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre”.

Soffermandosi poi sul tema della vocazione alla vita religiosa e consacrata ha ricordato che “La famiglia è la vocazione che Dio ha scritto nella natura dell’uomo e della donna, ma c’è un’altra vocazione complementare al matrimonio: la chiamata al celibato e alla verginità per il Regno dei cieli. E’ la vocazione che Gesù stesso ha vissuto. Come riconoscerla? Come seguirla? E’ la terza domanda che mi avete fatto. E vi rispondo con due elementi essenziali: pregare e camminare nella Chiesa. Queste due cose vanno insieme, sono intrecciate. All’origine di ogni vocazione alla vita consacrata c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda per tutta la vita! E questo noi non lo possiamo calcolare o programmare. Dio ci sorprende sempre! E’ Dio che chiama; però è importante avere un rapporto quotidiano con Lui, ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo e nell’intimo di noi stessi, parlargli, accostarsi ai Sacramenti. Avere questo rapporto familiare con il Signore è come tenere aperta la finestra della nostra vita perché Lui ci faccia sentire la sua voce, che cosa vuole da noi. Sarebbe bello sentire voi, sentire qui i preti presenti, le suore… Sarebbe bellissimo, perché ogni storia è unica, ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge tutta la persona: affetto, intelletto, sensi, tutto. Il rapporto con Dio non riguarda solo una parte di noi stessi, riguarda tutto. E’ un amore così grande, così bello, così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia. E una cosa vorrei dirla con forza, specialmente oggi: la verginità per il Regno di Dio non è un “no”, è un “sì”! Certo, comporta la rinuncia a un legame coniugale e una propria famiglia, ma alla base c’è il “sì”, come risposta al “sì” totale di Cristo verso di noi, e questo “sì” rende fecondi. Ma qui ad Assisi non c’è bisogno di parole! C’è Francesco, c’è Chiara, parlano loro! Il loro carisma continua a parlare a tanti giovani nel mondo intero: ragazzi e ragazze che lasciano tutto per seguire Gesù sulla via del Vangelo.” Rispondendo all’ultima domanda sull’impegno sociale, papa Francesco ha ribadito come il Vangelo riguardi “tutto l’uomo, il mondo, la società, la civiltà umana”. Poi con entusiasmo ha invitato i giovani testimoniare il Vangelo, perché l’amore infinito di Dio, la sua misericordia senza limiti “ha vinto il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo.” Questo messaggio di salvezza chiede di “suscitare la fede,con l’evangelizzazione e di trasformare il mondo secondo il disegno di Dio, e questa è animazione cristiana della società.”

Testimoniare con la vita prima e poi con le parole se serve, come diceva Francesco ai suoi frati, è stato l’invito che papa Bergoglio ha rivolto ai giovani salutandoli con queste parole: “Giovani dell’Umbria: fate così anche voi! Oggi, nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza!”.

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