lunedì, giugno 03, 2013
Un testimone oculare ci descrive i segni di una deriva settaria e antireligiosa

di Patrizio Ricci

A più di due anni dall’inizio della guerra, le città siriane non appaiono liberate ma anzi sbriciolate fin nella propria anima. La richiesta di un cambiamento politico è ormai dimenticata: quando il cuore si chiude, il sogno di potere trasforma gli uomini in oggetti. Davanti a tanti morti basterebbe fare un passo indietro, preservando come un monito questo strazio nella mente, e accettare un compromesso per farla finita. Invece sembra che le diplomazie stentino a capire che non è auspicabile una vittoria solo di una parte: chi ora esulta davanti agli uomini moribondi imploranti e prende di mira solo una parte della popolazione, cosa farà in caso di vittoria? Per questo, l’opposizione armata ora è divisa al suo interno e alcuni gruppi non approvano che la lotta stia assumendo sempre di più i connotati di una pulizia etnica religiosa contro alawiti, cristiani e soprattutto sciiti.

I segni che il conflitto ha assunto una deriva sempre più spregiudicata sono molteplici: i cristiani sono continuamente presi di mira e i crimini contro le minoranze diventano sempre più efferati. A al-Duvair, un villaggio cristiano alla periferia di Homs, gli abitanti sono stati cacciati dalle loro case dai ribelli: chi non è fuggito è stato ucciso. Intanto l’Associazione di Studiosi mussulmani (organizzazione di Ulema islamici presente in svariati Paesi) è scesa in campo ed ha proclamato la “Jihad” e per sostenerla ha lanciato una ‘Fatwa’ con cui impone l'obbligo per ogni residente musulmano in Siria di sostenere i ribelli con ogni mezzo. Segno evidente che in caso di vittoria chi ha appoggiato dall’esterno chiederà il conto.

Da Aleppo una fonte attendibile ci scrive denunciando alcuni episodi che descrivono un quadro di violenza indiscriminata: “Qualche giorno fa una bomba è stata lanciata in pieno centro, non lontano dalla Cattedrale Siro cattolica. Ha colpito l'Ospedale Salloum. Un giovane cristiano stava per essere dimesso quando l’esplosione l’ha ucciso. Sempre ad Aleppo, un sacerdote Siro cattolico che accompagnava un funerale è stato fermato dalle squadre rivoluzionarie e gli è stato impedito di continuare ad adempiere il suo dovere sacerdotale. Alle sue proteste hanno iniziato a picchiare l'autista, poi si sono accaniti contro di lui e ora rischia di perdere un occhio.
Nei villaggi cristiani della zona dell'Oronte (Gisser Choughour) le milizie Giamaat Al-Nousrah hanno rubato le campane della Chiesa parrocchiale latina del Villaggio di Ghassanieh. Questo villaggio fu occupato da queste masnade che entrando in villaggio minacciarono gli abitanti che li avrebbero sgozzati tutti, così scapparono lasciando loro libero il campo. Fino a poco tempo fa in villaggio erano rimasti soltanto 18 fedeli cattolici tra questi due religiosi latini e le tre Suore del Rosario. Oggi sono stati costretti a scappare pure loro. Giamaat Al-Nousrah detta legge incontrastata in quei villaggi. Le chiese sono state profanate, ridotte a stalle, e peggio ancora.
Gli altri villaggi cristiani della zona Knayé, Jacoubié, Jedeideh non stanno meglio. Gli episodi di violenza e di devastazione gratuita non sono più sporadici. Nel villaggio di Jedeideh il parroco ortodosso è stato costretto ad abbandonare il villaggio e successivamente la chiesa è stata profanata e distrutta.
Nei villaggi occupati si vive nel terrore. Le milizie ribelli mettono in atto una precisa strategia: si terrorizza la gente per costringerla ad abbondonare le case per poi impossessarsene. Le abitazioni e le proprietà con una "fatwa" vengono dichiarate islamiche e così i cristiani all’improvviso sono senza nulla, in strada per tutta la loro vita”.

La Siria così ridotta non è altro che l’obiettivo di una contesa ed armi e munizioni continuano ad affluire, con l’Occidente che cospira e persegue i propri interessi economici e geostrategici mettendo da parte i suoi principi. Nel silenzio generale, senza aspettare il risultato della conferenza di pace decisa a giugno, l’Europa ha già autorizzato i singoli paesi membri a rifornire di armi l’Esercito libero siriano dal 1° di agosto (queste forniture si aggiungeranno a quelle già in corso da Usa, Paesi del Golfo e Turchia): è una iniziativa congrua per la pace?

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