giovedì, maggio 09, 2013
Mancano pochi giorni al secondo mese dall’elezione di Papa Francesco. 

Radio Vaticana - Una delle novità più feconde di questo inizio Pontificato sono le Messe che il Papa celebra la mattina alla Casa Santa Marta, le cui omelie vengono riferite in sintesi dalla nostra emittente e dall’Osservatore Romano. Prendendo spesso spunto dai brani degli Atti degli Apostoli, e dunque dalla vita della prima comunità cristiana a Gerusalemme, il Pontefice sta tracciando un affresco sulla Chiesa, sulla sua identità e missione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Una Chiesa umile e coraggiosa in ascolto dello Spirito Santo. Una Chiesa che esce da se stessa per andare nelle periferie del mondo. Una Chiesa che è madre, non baby sitter, che costruisce ponti e non muri. Una Chiesa dalle porte aperte, che è comunità di amore non una Ong. In meno di due mesi, Papa Francesco ha offerto numerosi spunti di riflessione ai fedeli su cosa vuol dire vivere nella Chiesa, essere Chiesa. Con il suo linguaggio semplice e diretto, ma al tempo stesso profondo, il Papa sta ricordando, innanzitutto, che ogni battezzato ha una “grande responsabilità”: annunciare Cristo e così “portare avanti la Chiesa”. Essere cristiano, infatti, avverte, “non è fare carriera in uno studio per diventare un avvocato”. Essere cristiano è “un don
o che ci fa andare avanti con la forza dello Spirito nell’annuncio di Gesù Cristo”. Ecco perché, il cristiano deve essere sempre in cammino, mai fermo:

“Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella Chiesa l’atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi, senza coraggio… Quello fa tanto male alla Chiesa, perché il tepore ti porta dentro, incominciano i problemi fra noi; non abbiamo orizzonti, non abbiamo coraggio, né il coraggio della preghiera verso il cielo e neppure il coraggio di annunciare il Vangelo”. (Messa, 3 maggio)

Un coraggio, avverte Francesco, che troviamo solo se sappiamo accogliere la Parola di Dio con cuore umile, se siamo docili e non opponiamo resistenza allo Spirito Santo. Ecco allora che la Chiesa diventa davvero una comunità del “sì” che rimane nell’amore di Cristo:

“Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d’amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d’amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa”. (Messa, 24 aprile)

Il Papa mette in guardia dai rischi che corriamo nell’allontanarci da Cristo, quando siamo tentati di voler costruire una Chiesa a nostra misura. La strada di Gesù non è quella delle ideologie e dei moralismi che falsificano il Vangelo. E indica nella “mondanità” il pericolo più grave per la Chiesa:

“Quando la Chiesa diventa mondana, quando ha dentro sé lo spirito del mondo, quando ha quella pace che non è quella del Signore (…) la Chiesa è una Chiesa debole, una Chiesa che sarà vinta e incapace di portare proprio il Vangelo, il messaggio della Croce, lo scandalo della Croce… Non può portarlo avanti se è mondana”. (Messa, 30 aprile)

E se è mondana, la Chiesa non avanti ma torna indietro. Questo, osserva Papa Francesco, lo si vede anche rispetto al Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII. A 50 anni di distanza, si chiede il Santo Padre, “abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio?”:

“No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore”. (Messa, 16 aprile)

“Per dirlo chiaramente”, avverte Francesco, “lo Spirito Santo ci dà fastidio, perché ci muove, ci fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti”. Certo, sottolinea, la Chiesa “sempre va tra la Croce e la Risurrezione, tra le persecuzioni e le consolazioni del Signore”. Ma, rassicura, “questo è il cammino, chi va per questa strada non si sbaglia”. La Chiesa, ripete tante volte il Papa, è una storia d’amore, non un’organizzazione burocratica. In definitiva, la Chiesa è madre:

“Qui ci sono tante mamme, in questa Messa. Che sentite voi se qualcuno dice: ‘Ma…lei è un’organizzatrice della sua casa’? ‘No: io sono la mamma! E la Chiesa è Madre. E noi siamo in mezzo ad una storia d’amore che va avanti con la forza dello Spirito Santo e noi, tutti insieme, siamo una famiglia nella Chiesa che è la nostra Madre”. (Messa, 24 aprile)


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