giovedì, maggio 09, 2013
Perchè pediatri e medici di base non segnalano casi di violenze a danno dei più piccoli

di Giulia Bernini

Secondo una recente indagine condotta su 1170 medici di Milano, nonostante 6 volte su 10 venga intuito il disagio del bambino a causa di maltrattamenti e abusi, nel 51,5% dei casi i pediatri o i medici di base scelgono di non segnalare il caso, né di sporgere denuncia all'autorità giudiziaria, perchè ritengono di non disporre di prove sufficienti, di non essere preparati su come e a chi fare la segnalazione, o addirittura temono di provocare conseguenze sulla famiglia.

Questo fenomeno emerge chiaramente a seguito di una recente indagine condotta da Terres des hommes e dallo Sportello bambino adolescente maltrattato (Sbam) della Clinica Mangiagalli, che ha sottoposto dei questionari a 1.170 medici. Questi documenti, inoltre, prendono in esame la cronaca di 18 mesi (da gennaio 2011 a giugno 2012). In questo periodo sono state trasmesse oltre 130mila notizie di cronaca; i casi di abusi e maltrattamenti nei riguardi di bambine e ragazze sono state 3.196, 6 al giorno. Si sono poi registrati 804 di pedofilia e adescamento on-line, seguiti da fatti di violenza familiari, abbandono, trascuratezza e bullismo.

Lucia Romeo, responsabile Spam, spiega che il personale medico necessita di uno strumento basico, un vademecum che spieghi come muoversi in questi casi. Del resto ci sono molti medici di 40-50 anni o che hanno un'esperienza professionale ventennale manchevoli di una formazione universitaria in merito a argomenti quali maltrattamenti e abusi minorili. Di conseguenza molti di loro confonde segnali di maltrattamenti con sindromi o particolari patologie. La Romeo fa l'esempio della sindrome di Manchausen by proxy, un disturbo mentale che colpisce in particolare le madri e che le induce a recare danni fisici al figlio per attirare l'attenzione su di sé: il 50% del personale medico sottoposto all'indagine ha dato una definizione scorretta di questa sindrome, collocandola tra i casi di discuria e non di ipercura. C'è poi il 27% dei medici che confonde i segni di discuria con altri sintomi. Si deducono dunque una grande incertezza e confusione. Questo stato di cose "si nota anche tra i dati delle segnalazioni, emersi dalla ricerca di Terres des hommes", riferisce Alessandra Kustemann, ginecologa e responsabile del Soccorso di violenza sessuale e domestica della Mangiagalli, la quale aggiunge che “tra il 2009 e il 2011 sono stati segnalati solo 318 casi di abusi e maltrattamenti”.

Nel nostro Paese sono stati individuati casi di maltrattamento infantile che variano da 3 a 6 casi su 1000; le vittime di violenza sessuale sono per la maggior parte bambine. “I casi denunciati sono solo la punta dell'iceberg - ritiene Federica Giannotta, responsabile diritti dei bambini dell'associazione Terres des hommes - molte violenze non vengono intercettate neanche dai medici di famiglia e dai pediatri e diventano evidenti solo quando sono ormai reiterate e hanno causato danni permanenti sui bambini”. Gli studi epidemologici mostrano che a compiere le presunte molestie sessuali sono i familiari se il bambino ha un'età inferiore a 13 anni, mentre se questi ha un'età superiore ad abusare di lui sarebbero amici, conoscenti o sconosciuti. Anche Federica Giannotta ribadisce che è necessario che il medico sia formato e che sia in grado di individuare lesioni che possono derivare da violenze su minori.


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