La Corte Suprema del Salvador ha respinto la richiesta di estradizione presentata dalla Spagna nei confronti di 13 militari a riposo per la loro presunta implicazione nell’assassinio di sei religiosi gesuiti, di una loro collaboratrice e della figlia adolescente nel 1989, durante la guerra civile (1980-1992).
Misna - Il massimo tribunale nazionale aveva ricevuto la richiesta a gennaio: la decisione è stata presa da nove dei 15 membri della Corte, dopo l’esame dettagliato dei singoli dossier degli ex militari: tra questi figura anche l’ex ministro della Difesa Rafael Humberto Larios. L’eccidio fu perpetrato il 15 novembre 1989, quando i soldati del battaglione anti-guerriglia Atlacatl, addestrato negli Stati Uniti, fecero irruzione nella ‘Universidad Centroamericana José Simeón Cañas’ (Uca), uccidendo il rettore, il gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. Inizialmente il governo tentò di attribuire la responsabilità dell’eccidio alla guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’ (Fmln), oggi partito al potere.
Un colonnello, due tenenti, un sottotenente e cinque soldati furono processati nel 1991: sette furono assolti; i due condannati – al colonnello Guillermo Benavides e al teniente Yusshy Mendoza furono comminati 30 anni di carcere – beneficiarono in seguito di un’amnistia decretata nel 1993 dall’allora presidente Cristiani (1989-1994), poche ore prima della pubblicazione di un rapporto della Commissione della Verità dell’Onu che attribuì agli alti vertici militari la responsabilità della strage. L’amnistia chiuse di fatto la vicenda in Salvador, riaperta nel 2009 in Spagna sulla base di una denuncia presentata dalla ‘Asociación Pro Derechos Humanos’ iberica e dall’organizzazione statunitense ‘Center For Justice & Accountability’.
La Uca continua a chiedere che venga fatta luce sui mandanti della strage.
Misna - Il massimo tribunale nazionale aveva ricevuto la richiesta a gennaio: la decisione è stata presa da nove dei 15 membri della Corte, dopo l’esame dettagliato dei singoli dossier degli ex militari: tra questi figura anche l’ex ministro della Difesa Rafael Humberto Larios. L’eccidio fu perpetrato il 15 novembre 1989, quando i soldati del battaglione anti-guerriglia Atlacatl, addestrato negli Stati Uniti, fecero irruzione nella ‘Universidad Centroamericana José Simeón Cañas’ (Uca), uccidendo il rettore, il gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. Inizialmente il governo tentò di attribuire la responsabilità dell’eccidio alla guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’ (Fmln), oggi partito al potere.Un colonnello, due tenenti, un sottotenente e cinque soldati furono processati nel 1991: sette furono assolti; i due condannati – al colonnello Guillermo Benavides e al teniente Yusshy Mendoza furono comminati 30 anni di carcere – beneficiarono in seguito di un’amnistia decretata nel 1993 dall’allora presidente Cristiani (1989-1994), poche ore prima della pubblicazione di un rapporto della Commissione della Verità dell’Onu che attribuì agli alti vertici militari la responsabilità della strage. L’amnistia chiuse di fatto la vicenda in Salvador, riaperta nel 2009 in Spagna sulla base di una denuncia presentata dalla ‘Asociación Pro Derechos Humanos’ iberica e dall’organizzazione statunitense ‘Center For Justice & Accountability’.
La Uca continua a chiedere che venga fatta luce sui mandanti della strage.
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