venerdì, maggio 25, 2012
L’uomo di oggi, ha affermato oggi Benedetto XVI nell’Aula del Sinodo di fronte all’Assemblea dei 250 Vescovi italiani, “esclude Dio” dal suo orizzonte. Dio è il "grande sconosciuto" e l’Italia rischia di "diventare un grande deserto inospitale e il buon seme, di venire soffocato, calpestato e perduto"

di Alberto Giannino

Il “secolarismo - ha detto il Papa - erode quel tessuto culturale che, fino a un recente passato, era un riferimento unificante, capace di abbracciare l'intera esistenza umana e di scandirne i momenti più significativi, dalla nascita al passaggio alla vita eterna”. Parole durissime per il Collegio episcopale italiano abituato a parlare più di altri temi (attualità, politica, economia e istituzioni) che delle questioni di fede. Benedetto XVI parla di “secolarizzazione” della nostra società quale causa principale della morte di Dio. Una morte che ci conduce non solo alla negazione, ma all’oscurità, al cieco ateismo e alla cecità. Potremmo dire che Dio è l’oppio del popolo allora? Fino a quando ci saranno persone materialiste, indifferenti, apatiche, sorde e ostili sì. Però noi sappiamo che Dio non è morto, perché non muore, e perché il sole non si spegne.

Certo il nostro Dio è un mistero, è ignoto, è inaccessibile, e lo vedremo “faccia a faccia” solo dopo la nostra morte, ma chi lo prega, chi ha un colloquio quotidiano con lui, chi lo sa vicino, provvido ed amoroso, sa che Dio è Padre e Dio è Amore. Questo annuncio è oggi ripetuto a filosofi e teologi che hanno osato proclamare, con un linguaggio speculativo e arbitrario, la più stolta negazione sull’esistenza di Dio: Dio è morto! Traendola non dalla realtà delle cose e della vita, ma dall’irreligiosità negativa e soggettiva dell’uomo moderno, quasi che questi, diventato cieco per le aberranti degradazioni delle sue facoltà spirituali, gridasse: il mondo non esiste, perché io non lo vedo! Ma qui ci avventuriamo nel campo del neopositivismo logico dove le Verità sono verificabili empiricamente solo se si vedono, si toccano e si sentono. E il concetto di Dio non si può dimostrare in questa questa logica. Ecco allora Gesù, ecco il Maestro, che ci infonde l’indiscutibile certezza su Dio: la certezza che Dio È, ch’Egli è infinitamente personale e vivente, ch’Egli è 1’Assoluto e il Necessario, ch’Egli è creatore con atto trascendente e onnipotente e ch’Egli è conservatore con atto immanente e provvidenziale per ogni altro essere, che creatura si chiama; e finalmente ch’Egli ha un nome sovrano e dolcissimo, radicato nel nostro essere stesso: è Padre!

Ed ecco allora la seconda verità fondamentale della nostra religione cristiana (evidenziata da Benedetto XVI efficacemente nella sua Lettera Enciclica "Deus Caritas Est"): Dio è Amore. Questa è l’estrema rivelazione su Dio, la quale appare nella notte della negazione e della disperazione, nelle nubi dell’ignoranza e del dubbio, nei lampi de1 timore e della terribilità del Dio giudice e vindice nello stordimento stesso d’una verità così impensata ed abbagliante: Dio è Amore! Questa centralità dell’Amore di Dio per noi ha espressioni che superano ogni dimensione e ogni capacità di comprensione, e ci offre ineffabili incontri con la Divinità, misteriosa sempre, ma accessibile ormai sopra un piano soprannaturale, che eleva quello naturale a insperate fortune, come nell’Incarnazione, nella Redenzione, nell’Eucaristia, nella Pentecoste e in tutta l’economia della grazia.

Oggi dilaga il materialismo ateo o liberale, scettico, che degenera in “secolarismo”, come dice Papa Benedetto XVI, che ci propone Gesù di Nazaret solo come Uomo, Maestro, Salvatore, Rivoluzionario e Profeta. Ma non ci propone, viceversa, la natura divina. Gesù, invece, è anche Dio nonostante l’idealismo immanentista e il materialismo moderno. Non soffriamo di "un’angoscia metafisica" per cui abbiamo bisogno di Dio a tutti costi per vivere come affermano certuni.

L’Italia rischia di diventare refrattaria a Dio, spiritualmente arida, ostile alla Trascendenza e alla Realtà misteriosa- come sottolinea efficacemente il Papa - perché è diffusa una mentalità laicista e secolarizzata, perché la vita a-religiosa è insoddisfacente, pessimista e insignificante. Ma, soprattutto, perché molti uomini e donne del nostro tempo camminano con grave rischio e spregiudicatezza sulle sabbie mobili con escursioni nel terreno infido delle moderne filosofie.

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