Con la mediazione dei paesi dell’Africa occidentale si sta sbloccando la crisi politica apertasi col colpo di stato militare del 22 marzo: è prevista per oggi a Bamako la cerimonia di investitura del nuovo presidente ad interim, che segnerà il ritorno dei civili alla guida del Mali.
Misna - Come previsto dalla legge fondamentale, la Corte costituzionale deve prima costatare formalmente il vuoto di potere a Bamako. L’incarico sarà ricoperto da Dioncounda Traoré, attuale presidente dell’Assemblea nazionale (parlamento), chiamato a nominare in tempi brevi un nuovo primo ministro di transizione e un governo di unità nazionale che avranno i pieni poteri per organizzare elezioni generali in una data non precisata. A questo punto sembrano destinate a slittare le presidenziali e legislative in agenda per il 29 aprile.
I prossimi avvicendamenti istituzionali sono stati resi possibili dalle dimissioni presentate domenica dal capo di Stato uscente Amadou Toumani Touré (Att) – destituito tre settimane fa dal golpe dei militari – e dall’accordo per un’uscita dalla crisi firmato dal capitano Amadou Haya Sanogo e dai mediatori della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas). “Positivo” è stato il primo incontro tenuto ieri tra Sanogo, il capo della giunta militare, e il futuro presidente ad interim Traoré, accompagnato dal ministro ivoriano per l’Integrazione africana, Adama Bictogo, e dal ministro degli Esteri burkinabé, Djibrill Bassolé, mediatori della Cedeao nella crisi maliana. I due inviati dell’organismo regionale hanno auspicato che il primo Consiglio dei ministri dell’esecutivo di transizione possa tenersi “già entro venerdì”, anche grazie alle garanzie di collaborazione avanzate dal capitano Sanogo, deciso ad applicare “tolleranza zero” nei confronti di chi cercherà di bloccare l’attuazione dell’intesa.
Mentre a Bamako sono stati compiuti passi avanti significativi per superare il blocco politico-istituzionale scaturito dal colpo di stato, si è invece ulteriormente complicata la crisi nel Nord del paese, in teoria “indipendente” dal Sud, come deciso la scorsa settimana dal Movimento di liberazione nazionale dell’Azawad (Mnla). Oltre a Ansar Al Din, formazione islamica che ha combattuto accanto all’Mnla negli ultimi due mesi e mezzo e conquistato i tre principali centri – Kidal, Gao e Timbuctù – e a un gruppo dissidente di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), nella vasta regione settentrionale è stata anche segnalata la presenza di elementi legati al gruppo islamico nigeriano ‘Boko Haram’. Un centinaio di uomini, di nazionalità nigeriana e nigerina, sarebbero attivi a Gao.
In base a testimonianze riferite da fonti della sicurezza algerina, uomini di ‘Boko Haram’ ed esponenti del ‘Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale’ (Mujao), un gruppo dissidente di ‘Aqmi’, avrebbero partecipato al rapimento del console di Algeri e di sei membri dalla sua missione nel Nord del Mali. Di fronte alla “crescente minaccia terroristica” nel Mali, ieri il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso “profonda preoccupazione”. Non è ancora chiara la possibilità di un intervento militare della Cedeao nelle regioni settentrionali del Mali, la cui crisi rappresenterà una delle priorità per la nuova amministrazione di Bamako.
Misna - Come previsto dalla legge fondamentale, la Corte costituzionale deve prima costatare formalmente il vuoto di potere a Bamako. L’incarico sarà ricoperto da Dioncounda Traoré, attuale presidente dell’Assemblea nazionale (parlamento), chiamato a nominare in tempi brevi un nuovo primo ministro di transizione e un governo di unità nazionale che avranno i pieni poteri per organizzare elezioni generali in una data non precisata. A questo punto sembrano destinate a slittare le presidenziali e legislative in agenda per il 29 aprile.I prossimi avvicendamenti istituzionali sono stati resi possibili dalle dimissioni presentate domenica dal capo di Stato uscente Amadou Toumani Touré (Att) – destituito tre settimane fa dal golpe dei militari – e dall’accordo per un’uscita dalla crisi firmato dal capitano Amadou Haya Sanogo e dai mediatori della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas). “Positivo” è stato il primo incontro tenuto ieri tra Sanogo, il capo della giunta militare, e il futuro presidente ad interim Traoré, accompagnato dal ministro ivoriano per l’Integrazione africana, Adama Bictogo, e dal ministro degli Esteri burkinabé, Djibrill Bassolé, mediatori della Cedeao nella crisi maliana. I due inviati dell’organismo regionale hanno auspicato che il primo Consiglio dei ministri dell’esecutivo di transizione possa tenersi “già entro venerdì”, anche grazie alle garanzie di collaborazione avanzate dal capitano Sanogo, deciso ad applicare “tolleranza zero” nei confronti di chi cercherà di bloccare l’attuazione dell’intesa.
Mentre a Bamako sono stati compiuti passi avanti significativi per superare il blocco politico-istituzionale scaturito dal colpo di stato, si è invece ulteriormente complicata la crisi nel Nord del paese, in teoria “indipendente” dal Sud, come deciso la scorsa settimana dal Movimento di liberazione nazionale dell’Azawad (Mnla). Oltre a Ansar Al Din, formazione islamica che ha combattuto accanto all’Mnla negli ultimi due mesi e mezzo e conquistato i tre principali centri – Kidal, Gao e Timbuctù – e a un gruppo dissidente di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), nella vasta regione settentrionale è stata anche segnalata la presenza di elementi legati al gruppo islamico nigeriano ‘Boko Haram’. Un centinaio di uomini, di nazionalità nigeriana e nigerina, sarebbero attivi a Gao.
In base a testimonianze riferite da fonti della sicurezza algerina, uomini di ‘Boko Haram’ ed esponenti del ‘Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale’ (Mujao), un gruppo dissidente di ‘Aqmi’, avrebbero partecipato al rapimento del console di Algeri e di sei membri dalla sua missione nel Nord del Mali. Di fronte alla “crescente minaccia terroristica” nel Mali, ieri il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso “profonda preoccupazione”. Non è ancora chiara la possibilità di un intervento militare della Cedeao nelle regioni settentrionali del Mali, la cui crisi rappresenterà una delle priorità per la nuova amministrazione di Bamako.
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