lunedì, aprile 16, 2012
Il processo a Anders Behring Breivik è cominciato oggi alle ore nove. L'estremista, responsabile della strage effettuata sull'isola di Utoya e della bomba esplosa Oslo, ha ucciso in tutto 77 persone

di Claudia Zichi

Il processo durerà, si presume, 10 settimane, dal 16 aprile al 21 giugno, quando gli avvocati terranno le ultime arringhe. È probabile che l’imputato ripeta la sua tesi di aver agito per 'legittima difesa' rispetto alla politica a favore degli immigrati promossa dal governo laburista. A detta dell'avvocato Lippestadt, Breivik potrebbe perfino dichiararsi rammaricato, sì, ma di non essere riuscito a realizzare un maggior numero di vittime.

Il tema centrale del procedimento penale sarà focalizzato sulla salute mentale dell'omicida al momento delle stragi: mai nessuno, in tempo di pace, ha commesso crimini tanto sanguinari quanto quelli commessi da Breivik il 22 luglio 2011. In tale data, Breivik ha prima ucciso otto persone a Oslo nell'esplosione di una bomba ai piedi della torre che ospita la sede del primo ministro laburista, assente al momento dell'attentato; poi, indossata la divisa da agente di polizia, ha sparato con freddezza per oltre un'ora su un gruppo di giovani laburisti riuniti in un campo estivo sull'isola di Utoya, poco distante dalla capitale, uccidendo altre 69 persone, in gran parte adolescenti.

La dinamica sarà anche chiara ma resta incomprensibile il principio di questo gesto. L’inchiesta sugli attentati consta di addirittura 50.000 pagine. Oltre ai morti bisogna considerare i feriti gravi (9 a Oslo e 33 a Utoya), e non è ancora stata stilata una lista delle persone colpite da danni psicologici (basti qui dire che a Utoya erano presenti 564 persone e 250 a Oslo): cifre troppo basse secondo Anders Breivik! Dopo la cattura, l’estremista è stato sottoposto a un lungo interrogatorio, durato in totale 223 ore e 4 minuti, un tempo che, trascritto, corrisponde a ben 1137 pagine. Data la sua risonanza mediatica, al processo hanno accesso più di mille 1000 persone: 978 persone come querelanti, 5 giudici, 2 avvocati dell’accusa, 4 della difesa e lo stesso Anders Behring Breivik. Fondamentale il ruolo dei 4 psichiatri, che saranno sentiti durante l’intero processo. Saranno infine presenti 700 giornalisti per la stampa estera, 55 per la stampa norvegese, 4 guardie e due interpreti. La diretta del procedimento è trasmessa sui monitor a circuito chiuso e in altre 17 procure del Paese.

L’udienza riguarderà dapprima l’attentato di Oslo e poi dal 3 maggio il massacro a Utoya. Proprio il 3 maggio i giudici visiteranno l’isola per vedere con i propri occhi i luoghi della strage. In un secondo momento, da metà giugno, saranno sentiti tutti i testimoni, più di un centinaio. Il 21 giugno la difesa e l’accusa terranno le ultime arringhe e la sentenza finale è attesa per il 20 luglio.

Il principale nodo da sciogliere nel corso del processo è sulla salute mentale di Breivik al momento degli attentati: giudicato psicotico e quindi penalmente non responsabile da un primo rapporto psichiatrico condotto lo scorso anno, l'imputato è stato dichiarato sano di mente da una controperizia i cui risultati sono stati resi noti il 10 aprile. Acconsentendo ad una pretesa dello stesso Breivik, i suoi avvocati dichiareranno Breivik come psichicamente sano: anche se ammette i fatti, Breivik ritiene infatti, come detto, di aver agito per legittima difesa contro «i traditori della patria» colpevoli, secondo lui, di svendere la società norvegese all'islam e al multiculturalismo. Gli accusatori sosterranno invece la tesi dell’insanità mentale. Se Breivik sarà riconosciuto penalmente responsabile, rischia 21 anni di carcere (mentre i norvegesi chiedono già una legge che decreti una pena più lunga per i crimini di massa) che potranno essere prolungati nel caso venisse considerato ancora socialmente pericoloso. Nel caso contrario, sarà rinchiuso a vita in un ospedale psichiatrico.

Sarà il primo caso in Norvegia di un processo registrato e filmato: si tratta chiaramente di una eccezione motivata dall’interesse a livello internazionale. Tuttavia, e forse per fortuna, il mondo non potrà vedere Breivik mentre spiegherà i motivi del suo gesto, che ha già definito «atroce ma necessario»: la giuria ha infatti stabilito che si tratta di un peso troppo grande per le vittime e per i familiari, e inoltre vi è il rischio concreto che Breivik parli alle telecamere piuttosto che ai giudici.

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