In Siria parte la missione dei primi osservatori dell’Onu
La Siria ha finalmente accettato, almeno formalmente, l’ingresso sul suo territorio dei primi osservatori dell’Onu e da questa mattina il team arrivato ieri sera a Damasco si è potuto mettere al lavoro. Ahmed Fawzi, il portavoce di Kofi Annan, l’inviato speciale delle Nazioni Unite incaricato di negoziare la tregua, ha spiegato che si tratta di un gruppo di sei persone, guidate dal colonnello marocchino Ahmad Himmish, il cui compito sarà quello di monitorare il rispetto del cessate il fuoco e del piano messo a punto da Kofi Annan: vale a dire il ritiro delle truppe governative e l’apertura di corridoi umanitari per favorire gli aiuti alla popolazione.
Il compito degli osservatori è di sicuro non facile, soprattutto per le continue e ripetute violazioni della tregua. In questo scenario così complesso, legittime sono le preoccupazioni mostrate dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, che ha dichiarato: “Il governo siriano ha nuovamente bombardato la città di Homs. Abbiamo constatato che ci sono diversi morti tra la popolazione. Ribadisco nel modo più assoluto che la fine delle violenze deve essere rispettata e mantenuta”. A conferma di ciò, nonostante l’arrivo dei primi sei dei trenta osservatori delle Nazioni Unite, sono scoppiati questa mattina a Idlib, nel nordovest della Siria, violenti combattimenti tra disertori e soldati fedeli al presidente Bashar al-Assad e sono ripresi anche i bombardamenti su Homs, come denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo con sede a Londra. Da parte sua il governo di Damasco, attraverso il portavoce e consigliere presidenziale Bouthaina Shaaban, ha ribadito di non poter garantire l’incolumità degli osservatori se la missione non avverrà con il completo coinvolgimento del regime.
La Siria ha finalmente accettato, almeno formalmente, l’ingresso sul suo territorio dei primi osservatori dell’Onu e da questa mattina il team arrivato ieri sera a Damasco si è potuto mettere al lavoro. Ahmed Fawzi, il portavoce di Kofi Annan, l’inviato speciale delle Nazioni Unite incaricato di negoziare la tregua, ha spiegato che si tratta di un gruppo di sei persone, guidate dal colonnello marocchino Ahmad Himmish, il cui compito sarà quello di monitorare il rispetto del cessate il fuoco e del piano messo a punto da Kofi Annan: vale a dire il ritiro delle truppe governative e l’apertura di corridoi umanitari per favorire gli aiuti alla popolazione.
Il compito degli osservatori è di sicuro non facile, soprattutto per le continue e ripetute violazioni della tregua. In questo scenario così complesso, legittime sono le preoccupazioni mostrate dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, che ha dichiarato: “Il governo siriano ha nuovamente bombardato la città di Homs. Abbiamo constatato che ci sono diversi morti tra la popolazione. Ribadisco nel modo più assoluto che la fine delle violenze deve essere rispettata e mantenuta”. A conferma di ciò, nonostante l’arrivo dei primi sei dei trenta osservatori delle Nazioni Unite, sono scoppiati questa mattina a Idlib, nel nordovest della Siria, violenti combattimenti tra disertori e soldati fedeli al presidente Bashar al-Assad e sono ripresi anche i bombardamenti su Homs, come denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo con sede a Londra. Da parte sua il governo di Damasco, attraverso il portavoce e consigliere presidenziale Bouthaina Shaaban, ha ribadito di non poter garantire l’incolumità degli osservatori se la missione non avverrà con il completo coinvolgimento del regime.
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