lunedì, gennaio 16, 2012
Il nostro corrispondente in Uruguay, il missionario don Vincenzo Vigilante, ci racconta del paese latino-americano, colpito da problematiche molto simili a quelle italiane

America Latina. Uruguay. Una piccola nazione confinante con Argentina e Brasile . La Republica Oriental del Uruguay conta, secondo i dati dell’ultimo censimento, 3.251.526 abitanti in un territorio piú o meno equivalente a un terzo dell’Italia. Quasi la metà, vale a dire 1.292.347, vive a Montevideo. Tra le nazioni latinoamericane si distingue per essere la piú europea (in maggioranza la popolazione è di discendenza spagnola e italiana) e la piú laicista. Dice un confratello che per noi é come un laboratorio, perché é quello che l’Italia sta diventando dal punto di vista della vita religiosa. Circa 2 mesi fa, l’8 novembre 2011, i Vescovi dell’Uruguay hanno scritto una Lettera Pastorale “Nuestra Patria: gratitud y esperanza” (La nostra Patria: gratitudine e speranza) in occasione del Bicentenario dell’indipendenza della nazione.

Se scorriamo i capitoli dell’interessante documento vediamo una serie di problemi e sfide che non sono estranee al nostro mondo. Dopo aver sottolineato i grandi progressi realizzati (“abbiamo forgiato una nazione con molte ricchezze e qualitá… una societá fondamentalmente democratica che valorizza la persona umana e ogni individuo… una convivenza sostanzialmente ugualitaria che cerca la giustizia sociale… si é andata costruendo una integrazione piú rispettosa degli uni con gli altri, una forma migliore di risolvere i conflitti… nel lavoro, nell’istruzione, nella salute negli anni ci sono stati notevoli progressi”) e ricordato la presenza cattolica in questa storia, i vescovi invitano a “prestare attenzione ad alcuni dati che, a ragione, preoccupano tutti”. E qui troviamno un elenco di mali che ben conosciamo anche noi: “L’invecchiamento della popolazione é il maggiore in America Latina. Un paese senza figli é un paese senza futuro… L’Uruguay ha una delle percentuali piú alta del mondo di suicidi. Ci chiediamo: perché é così? Non sarà che alla nostra gente, in termini generali, manca il senso dell’esistenza e soffre di assenza di speranza?… La violenza e il disprezzo per la vita degli altri… ci turba l’aumento di delitti che in non pochi casi hanno per protagonisti adolescenti… Circa la metá dei bambini che nascono oggi nell’Uruguay, nascono al di sotto della soglia di povertá… L’aumento del consumo di alcool e droga… che tocca i singoli e le famiglie, i giovani e i ragazzi in età sempre più precoce e che rende incapaci di guardare al futuro con speranza e genera violenza… La situazione delle carceri… dove siamo ancora lontani dal raggiungere il minimo di dignitá che esige il solo fatto di essere persone… Né possiamo tacere la preoccupazione davanti a una realtá che negli ultimi tempi si diffonde ogni giorno di piú: ci riferiamo alla violenza domestica”.

Partendo da queste sfide i vescovi si soffermano su due temi che definiscono “luci di allarme”: la famiglia e l’educazione. A nessuno sfugge che in questi ambiti si gioca, in gran misura, il futuro dell’Uruguay.

La lettera, dopo aver ricordato ai cattolici il loro impegno di coerenza tra fede e vita, invita a cercare con tutti cammini di unitá e sviluppo a partire dalla considerazione della dignitá di ogni persona, dalla ricerca sincera della veritá che va piú in lá di ció che mi é utile o mi conviene, cosí come dell’apprezzamento della virtú, dell’onestá, della rettitudine di coscienza e di azione.

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