Aumentare la pressione su Damasco per far cessare la repressione: insiste il segretario di Stato americano Hillary Clinton rivolgendosi, in un’intervista alla ‘Cbs’, in particolare a Cina, Russia e India affinché seguendo i passi della Casa Bianca impongano sanzioni alla Siria nel settore energetico e Mosca rinunci alla vendita di armi al regime di Bashar Al Assad.
Agenzia Misna - Clinton ha peraltro salutato con favore la decisione di Pechino e Mosca di appoggiare infine il testo di condanna approvato la settimana scorsa dell’Onu contro il regime. Secondo fonti diplomatiche, Washington sarebbe sempre più vicina a formulare una formale esortazione a Bashar a lasciare il potere, passo non ancora intrapreso, a differenza di quanto accaduto per la Libia. Nel frattempo, Barack Obama e il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, hanno concordato sulla “necessità di rispondere all’esigenza legittima, da parte della popolazione, di una transizione democratica in Siria, chiedendo la fine delle violenze” riferisce una nota emessa dalla Casa Bianca.
Mentre anche oggi arrivano notizie di nuove vittime denunciate dall’opposizione, da ieri sarebbe agli arresti Abdel Karim Rihaoui, presidente della Lega siriana dei diritti umani, prelevato dalla polizia mentre si trovava in un bar della capitale. Proprio la Lega è diventata una delle principali fonti di informazione utilizzate dall’opposizione, in assenza di giornalisti sul terreno.
E dopo l’Egitto e il Marocco, dal Nord Africa si è levata anche la condanna della Tunisia che ha chiesto a Damasco di “cessare immediatamente le violenze e impegnarsi in un dialogo nazionale”. Il governo e la popolazione tunisini, si legge in un comunicato ufficiale, “seguono con grande inquietudine e profonda tristezza i pericolosi eventi che sta vivendo la Siria”, ma allo stesso tempo condannano “qualsiasi tentativo di sfruttare la situazione in Siria per attentare alla sua sicurezza e stabilità”.
Agenzia Misna - Clinton ha peraltro salutato con favore la decisione di Pechino e Mosca di appoggiare infine il testo di condanna approvato la settimana scorsa dell’Onu contro il regime. Secondo fonti diplomatiche, Washington sarebbe sempre più vicina a formulare una formale esortazione a Bashar a lasciare il potere, passo non ancora intrapreso, a differenza di quanto accaduto per la Libia. Nel frattempo, Barack Obama e il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, hanno concordato sulla “necessità di rispondere all’esigenza legittima, da parte della popolazione, di una transizione democratica in Siria, chiedendo la fine delle violenze” riferisce una nota emessa dalla Casa Bianca.
Mentre anche oggi arrivano notizie di nuove vittime denunciate dall’opposizione, da ieri sarebbe agli arresti Abdel Karim Rihaoui, presidente della Lega siriana dei diritti umani, prelevato dalla polizia mentre si trovava in un bar della capitale. Proprio la Lega è diventata una delle principali fonti di informazione utilizzate dall’opposizione, in assenza di giornalisti sul terreno.
E dopo l’Egitto e il Marocco, dal Nord Africa si è levata anche la condanna della Tunisia che ha chiesto a Damasco di “cessare immediatamente le violenze e impegnarsi in un dialogo nazionale”. Il governo e la popolazione tunisini, si legge in un comunicato ufficiale, “seguono con grande inquietudine e profonda tristezza i pericolosi eventi che sta vivendo la Siria”, ma allo stesso tempo condannano “qualsiasi tentativo di sfruttare la situazione in Siria per attentare alla sua sicurezza e stabilità”.
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