martedì, agosto 09, 2011
Sono oltre 400mila gli imprenditori stranieri che operano in Italia

Agenzia Misna - Questo significa che quasi un imprenditore su dieci è nato all’estero. Ma se il numero di stranieri continua a crescere (+5,7% nell’ultimo anno), quello degli italiani cala (-1,4%). E’ una tendenza ormai consolidata negli ultimi anni: dal 2006 ad oggi la presenza di immigrati nell’imprenditoria è aumentata del 38,6%, ma è calata quella degli italiani (-6,6%).
Questi sono i risultati principali emersi da uno studio della Fondazione Leone Moressa di Mestre che ha fatto riferimento agli ultimi dati disponibili di Infocamere.

La presenza straniera all’interno dei settori di attività si fa maggiore nel commercio, nelle costruzioni e nella manifattura, dove, rispettivamente, sono attivi il 36,0%, il 29,2% e il 9,1% del totale degli imprenditori. Ma è nelle costruzioni che il peso dell’imprenditoria etnica si fa più evidente: su dieci imprenditori del settore, quasi due sono stranieri (17,5%).

In quanto a dinamiche, nell’ultimo anno il numero di imprenditori nati all’estero è cresciuto in particolare nei settori dove la presenza degli imprenditori stranieri è ancora marginale: si tratta dei comparti del noleggio e supporto alle imprese (+10,4%), della sanità e assistenza sociale (+9,5%), delle attività professionali (+9,5%), dell’alloggio e ristorazione (8,8%) e nel comparto manifatturiero della meccanica (+7,8%). Per quanto riguarda commercio e costruzioni la variazione annua si attesta, rispettivamente, al 6,1% e al 5,4%.

Tra gli imprenditori stranieri le prime cinque nazionalità sono rappresentate da marocchini (13,6%), rumeni (11,1%), cinesi (10,8%), albanesi (7,8%), e svizzeri (5,3%). Nell’ultimo anno sono aumentati in particolare gli imprenditori provenienti dal Bangladesh (+17,7%) e dalla Romania (+10,3%), per i quali si registra inoltre negli ultimi cinque anni una crescita, rispettivamente, del 118,9% e del 148,4%.

La metà degli imprenditori stranieri sono concentrati in venti province, tra cui spiccano le grandi città: Roma raccoglie l’8% di tutti gli imprenditori stranieri (32.232); Milano con il 6,8% (27.439); e Torino con il 5,1% (20.652). Il peso degli stranieri sul totale degli imprenditori è maggiore a Prato, dove un imprenditore ogni quattro è straniero, seguito da Trieste (16,9%), Firenze (15,2%) e Roma (14,8%).

Tra le file degli imprenditori stranieri si conta una donna ogni quattro, sebbene occorra fare dei distinguo per settore: in agricoltura le donne sono il 51,3% di tutti gli imprenditori stranieri del comparto, il 35,0% nella manifattura, il 26,3% nel commercio, il 47,1% nell’alloggio e ristorazione e il 35,9% nel noleggio e supporto alle imprese. Le imprenditrici cinesi costituiscono il 43,6% del totale degli imprenditori nati in Cina. A livello provinciale a Prato e Napoli si registra l’incidenza più alta, rispettivamente il 34,8% e il 31,3%.

“Gli imprenditori stranieri – affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa – si dimostrano essere veri e propri attori dello sviluppo, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, che ha visto aumentare la loro numerosità a scapito delle figure imprenditoriali di origine italiana. La buona vivacità imprenditoriale, dimostrata anche nella prima parte dell’anno, fa riflettere sul loro grado di integrazione nel tessuto economico e sociale del Paese: diventare imprenditore significa prevedere progetti di investimento economico di lungo periodo, significa inserirsi all’interno di una rete di rapporti lavorativi e umani che prevedono una conoscenza approfondita del mercato nel quale si opera”.

I ricercatori concludono: “La presenza di imprese condotte da stranieri sarà sempre più capillare nel tessuto imprenditoriale nazionale: per questo motivo il fenomeno deve essere adeguatamente governato, non solo per consentire agli immigrati i medesimi strumenti di sviluppo economico offerto agli italiani (si pensi all’accesso al credito e al sussidio agli investimenti), ma anche per garantire una concorrenza realmente leale tra tutti gli attori che operano nei mercati”.

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