giovedì, aprile 28, 2011
Sempre per il ciclo su Giovanni Paolo II, Mariangela Laviano (arabista ed esperta in Progettazione Partecipata) analizza il pensiero di Giovanni Paolo II sul fenomeno dell'immigrazione

“Fratelli e sorelle … non abbiate paura … aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!”. Così Giovanni Paolo II, proclamato beato il prossimo 1 maggio, esortava i governanti e i popoli tutti in occasione del suo Discorso per l’inizio del Pontificato del 22 Ottobre 1978. Oggi, più che mai, alla luce degli sconvolgimenti socio-politici che stiamo vivendo in tutta la sponda sud del Mediterraneo, questa esortazione a tutto tondo invita a riflettere ciascuno di noi su come il fenomeno delle migrazioni possa essere affrontato e gestito in modo sostenibile.

Quanto accaduto giorni fa sulle coste del lembo di terra più a sud del nostro Paese ha indotto i più a semplicistiche analisi che invocavano da un lato addirittura la necessità di un “bombardamento preventivo” delle cosiddette carrette del mare e dall’altro una incondizionata politica dell’accoglienza per risolvere il “problema” dei migranti di provenienza tunisina e libica. Di tutta evidenza né l’una né l’altra via erano percorribili: la prima perché inaccettabile provocazione da parte di coloro che diffondono e coltivano una certa cultura della paura, la seconda per una evidente inadeguatezza logistica che, almeno inizialmente, ha interessato in modo esclusivo le regioni del Meridione d’Italia.

In effetti l’Italia, nonostante altrettanto gravi crisi geo-politiche vissute nel recente passato a poche decine di miglia di distanza dalle proprie coste, ha confermato agli occhi della comunità internazionale, ma ancor peggio sulle spalle dei malcapitati lampedusani, di non voler accettare un dato peculiare che caratterizza parte della migrazione proveniente dai paesi del nord Africa: i migranti provenienti dal mare non possono essere banalmente e semplicisticamente respinti, come invece hanno polemicamente fatto i nostri cugini d’oltralpe!

La migrazione, intesa come fenomeno e non come problema, ha attraversato, attraversa e attraverserà la storia; essa non è circoscrivibile ad un territorio, ancorché di vaste dimensioni. Sappiamo infatti che, dietro l’appiattimento mediatico, si nasconde una vasta rete di relazioni umane, una vera e propria “geografia del transito” che sfugge alle politiche repressive. Ecco allora la sconvolgente attualità delle parole del Beato Karol Woityla, che incoraggiavano i popoli a non avere paura e gli Stati ad abbattere i muri fisici e ideologici che, oggi come allora, impediscono le libertà fondamentali della persona, costringendola a fuggire disperatamente dalla propria patria.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa