Nel primo venerdì del mese del Ramadan non cennano a diminuire le proteste anti-regime ma neanche la repressione attuata dalle forze del presidente Bashar al-Assad
Agenzia Misna - A Irbine, alle porte di Damasco, la Lega siriana dei diritti umani denuncia l’uccisione di almeno quattro persone e numerosi feriti dopo che l’esercito non abbia esitato ad aprire il fuoco sui manifestanti. Più critica è la situazione a Hama dove a causa dell’ingente dispiegamento di blindati la gente non sarebbe riuscita a partecipare alle preghiere del venerdì; fonti di stampa araba riferiscono dell’uccisione di “dozzine di persone” per mano delle forze di sicurezza.
Nel quartiere di Ter Maala, a Homs (centro), una ventina di persone sarebbero rimaste gravemente ferite nella repressione armata di una protesta all’uscita di una moschea. La cronaca della giornata è simile in altri centri della provincia meridionale di Daraa, in quella orientale di Deir el-Zour e a Qamishli, a nord, dove migliaia di persone avrebbero aderito agli appelli a manifestare rilanciati dal gruppo della ‘Rivoluzione siriana 2011’ sul social network ‘Facebook’. L’agenzia di stampa ufficiale ‘Sana’ riferisce invece che le forze armate siriane dispiegate a Hama cercano di “ristabilire la sicurezza e la stabilità per normalizzare la vita quotidiana” denunciando “atti di sabotaggio e vandalismo commessi da gruppi terroristici che spaventano la gente”. In una dichiarazione ufficiale, il delegato permanente di Damasco presso le Nazioni Unite, Bachar Al-Jaafari, afferma che la Siria è “bersagliata sul piano politico ma anche mediatico, poiché da anni è l’unico paese ad aver un ruolo regionale, in competizione aperta con chi, da fuori, cerca di imporsi nell’area”. Secondo Al-Jaafari il governo di Damasco e le sue posizioni possono ancora “contare sul rispetto e il sostegno di numerosi paesi che siedono al Consiglio di sicurezza” riferisce ‘Sana’.
Alle condanne espresse negli ultimi giorni, in particolare da Washington e dall’Unione europea, si aggiunge una nuova presa di posizione della Turchia che definisce la repressione delle proteste civili di “inaccettabile” e “illegittima”. Da Ginevra un gruppo di esperti di diritti umani dell’Onu lancia l’allarme per la “gravità e l’estensione della repressione” delle proteste che prosegue nonostante “appelli reiterati al governo a porre fine alle sue strategie violenti”. In una nota diffusa dall’ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani vengono denunciate arresti e detenzioni arbitrarie, torture, violazioni della libertà di espressione e di opinione ai danni di manifestanti pacifici e difensori dei diritti umani.
In solidarietà con le piazze siriane, in Tunisia è stato creato un ‘Coordinamento tunisino in sostegno del popolo siriano in lotta per la libertà’ su iniziativa di alcuni partiti politici, organizzazioni non governative e personalità indipendenti come Mokhtar Yahyaoui, ex magistrato. Sono previste manifestazioni popolari per ottenere dal governo siriano “la liberazione di persone detenute arbitrariamente” e la fine della “carneficina” di civili. In visita a Tunisi l’oppositore siriano Mouheddine Ladhikani, stabilito a Londra, ha annunciato che un congresso dell’opposizione si terrà per la prima volta in Tunisia il 12 settembre. “Si tratta di unire l’opposizione interna a quella esterna e pensare al governo post al-Assad” ha detto Ladhikani, che si auspica che “si possa interrompere il silenzio arabo di fronte a quanto sta accadendo in Siria ma anche il disinteresse internazionale nei confronti della rivoluzione siriana orfana”.
Agenzia Misna - A Irbine, alle porte di Damasco, la Lega siriana dei diritti umani denuncia l’uccisione di almeno quattro persone e numerosi feriti dopo che l’esercito non abbia esitato ad aprire il fuoco sui manifestanti. Più critica è la situazione a Hama dove a causa dell’ingente dispiegamento di blindati la gente non sarebbe riuscita a partecipare alle preghiere del venerdì; fonti di stampa araba riferiscono dell’uccisione di “dozzine di persone” per mano delle forze di sicurezza.Nel quartiere di Ter Maala, a Homs (centro), una ventina di persone sarebbero rimaste gravemente ferite nella repressione armata di una protesta all’uscita di una moschea. La cronaca della giornata è simile in altri centri della provincia meridionale di Daraa, in quella orientale di Deir el-Zour e a Qamishli, a nord, dove migliaia di persone avrebbero aderito agli appelli a manifestare rilanciati dal gruppo della ‘Rivoluzione siriana 2011’ sul social network ‘Facebook’. L’agenzia di stampa ufficiale ‘Sana’ riferisce invece che le forze armate siriane dispiegate a Hama cercano di “ristabilire la sicurezza e la stabilità per normalizzare la vita quotidiana” denunciando “atti di sabotaggio e vandalismo commessi da gruppi terroristici che spaventano la gente”. In una dichiarazione ufficiale, il delegato permanente di Damasco presso le Nazioni Unite, Bachar Al-Jaafari, afferma che la Siria è “bersagliata sul piano politico ma anche mediatico, poiché da anni è l’unico paese ad aver un ruolo regionale, in competizione aperta con chi, da fuori, cerca di imporsi nell’area”. Secondo Al-Jaafari il governo di Damasco e le sue posizioni possono ancora “contare sul rispetto e il sostegno di numerosi paesi che siedono al Consiglio di sicurezza” riferisce ‘Sana’.
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In solidarietà con le piazze siriane, in Tunisia è stato creato un ‘Coordinamento tunisino in sostegno del popolo siriano in lotta per la libertà’ su iniziativa di alcuni partiti politici, organizzazioni non governative e personalità indipendenti come Mokhtar Yahyaoui, ex magistrato. Sono previste manifestazioni popolari per ottenere dal governo siriano “la liberazione di persone detenute arbitrariamente” e la fine della “carneficina” di civili. In visita a Tunisi l’oppositore siriano Mouheddine Ladhikani, stabilito a Londra, ha annunciato che un congresso dell’opposizione si terrà per la prima volta in Tunisia il 12 settembre. “Si tratta di unire l’opposizione interna a quella esterna e pensare al governo post al-Assad” ha detto Ladhikani, che si auspica che “si possa interrompere il silenzio arabo di fronte a quanto sta accadendo in Siria ma anche il disinteresse internazionale nei confronti della rivoluzione siriana orfana”.
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