martedì, giugno 08, 2010
Una commissione di inchiesta interna il cui mandato sarà limitato a valutare gli aspetti giuridici relativi all’embargo imposto sulla Striscia di Gaza e all’assalto delle imbarcazioni umanitarie della ‘Freedom Flottilla’.

Agenzia Misna - È quanto annunciato dal governo israeliano che ha più volte rigettato la richiesta di un’inchiesta internazionale sulla vicenda, conclusasi con nove pacifisti uccisi e decine di feriti. “La commissione analizzerà essenzialmente due questioni: se il blocco marittimo sia conforme al diritto internazionale e se l’operazione che abbiamo lanciato contro la flottiglia sia, anch’essa, conforme al diritto internazionale” ha affermato il ministro di stato Benny Begin alla radio pubblica israeliana. Secondo i media israeliani tuttavia, la creazione ufficiale di tale commissione non è stata ancora annunciata e comunque l’organismo – a cui eventuali giuristi stranieri potranno partecipare solo in qualità di osservatori – non avrà il mandato di interrogare soldati e ufficiali che hanno partecipato all’operazione. “Questi motivi, e il mandato troppo limitato per rendere credibile l’inchiesta, sono alla base del rifiuto di diversi giuristi israeliani di parteciparvi” riferisce il quotidiano Ha’aretz, citando l’ex-ministro della Giustizia Amnon Rubinstein che definisce una tale commissione “simile a un caffè decaffeinato”. Un tentativo – secondo analisti e commentatori politici – di evitare che “l’effetto Erdogan” si estenda a tutti i paesi musulmani, anche quelli con cui Israele era riuscito a stringere regolari rapporti diplomatici. A distanza di giorni dall’assalto infatti, non accennano a placarsi le polemiche contro il governo di Tel Aviv e alle critiche di Turchia, Siria e Iran, si sono aggiunte quelle della Lega Araba e dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci), che ha chiesto agli Stati membri di riconsiderare le loro relazioni con Israele. Intanto, un documento diffuso dall’associazione per i diritti umani ‘Gisha’ denuncia che in oltre tre anni di embargo “tra i prodotti di cui è vietata l’importazione a Gaza figurano aceto, giocattoli, coriandolo, carta e strumenti musicali, margarina e nylon. Il tasso di disoccupazione nel territorio, riferisce ancora il rapporto “ha raggiunto quota 34% nel primo quarto del 2010 e oltre l’80% della popolazione vive grazie agli aiuti internazionali”.


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