Le potenzialità di utilizzo della pulitura laser, già applicata su opere lapidee e metalliche, ha trovato di recente un nuovo utilizzo: l'ablazione basata sulla vaporizzazione nel restauro
Almanacco della Scienza - CNR - "Questo metodo", spiega Salvatore Siano, responsabile del gruppo sulla conservazione di beni culturali dell'Istituto di fisica applicata (Ifac) del Cnr, "può essere applicato a statue di marmo o di bronzo, ma anche ad affreschi e ora stiamo studiando l'utilizzo per dipinti su tela o tavola. È fondamentale però fare ogni volta studi preparatori e mettere a punto lo strumento per il singolo intervento". L'esperienza nelle catacombe di Santa Tecla a Roma merita un'attenzione particolare, sottolinea Siano, "rappresentando il primo caso di ablazione laser in ambiente ipogeo, per di più su delicate opere pittoriche di circa 1700 anni fa". Il processo messo a punto dall'Ifac-Cnr per la rimozione delle tenaci crescite calcaree è basato su un fenomeno detto di spallazione secondaria.
"Questo regime ablativo", prosegue il ricercatore, "è determinato dall'assorbimento delle radiazione laser e dalla conseguente vaporizzazione dell'acqua al di sotto dello strato calcareo, in corrispondenza dei depositi carboniosi del passato (crosta nera antica). Le formazioni calcaree, traslucide e scarsamente assorbenti, vengono quindi staccate da un'azione termomeccanica interna".
Il nuovo metodo è risultato efficace e altamente selettivo, al punto che la Pcas-Pontificia commissione di archeologia sacra ha chiesto la consulenza dell'Ifac e disposto un intervento sull'intero cubicolo, restituendo una leggibilità prima inimmaginabile a scene, decorazioni e figure paleocristiane, tra le quali la responsabile della Pcas Barbara Mazzei ha riconosciuto l'icona più antica di San Paolo. "A valle di questo grande successo", spiega Mazzei, "abbiamo esteso la collaborazione con l'Ifac ad un altro grosso problema conservativo riscontrato nelle catacombe di Domitilla, ma frequente anche in altri complessi: tenaci croste nere consolidate dalle precipitazioni calcaree che si verificano in ambiente ipogeo". I primi risultati ottenuti sono incoraggianti.
Marco Cirilli
Fonte: Salvatore Siano, Istituto di fisica applicata "Nello Carrara"
Sesto Fiorentino, tel. 055/522.6491, email s.siano@ifac.cnr.it
Almanacco della Scienza - CNR - "Questo metodo", spiega Salvatore Siano, responsabile del gruppo sulla conservazione di beni culturali dell'Istituto di fisica applicata (Ifac) del Cnr, "può essere applicato a statue di marmo o di bronzo, ma anche ad affreschi e ora stiamo studiando l'utilizzo per dipinti su tela o tavola. È fondamentale però fare ogni volta studi preparatori e mettere a punto lo strumento per il singolo intervento". L'esperienza nelle catacombe di Santa Tecla a Roma merita un'attenzione particolare, sottolinea Siano, "rappresentando il primo caso di ablazione laser in ambiente ipogeo, per di più su delicate opere pittoriche di circa 1700 anni fa". Il processo messo a punto dall'Ifac-Cnr per la rimozione delle tenaci crescite calcaree è basato su un fenomeno detto di spallazione secondaria."Questo regime ablativo", prosegue il ricercatore, "è determinato dall'assorbimento delle radiazione laser e dalla conseguente vaporizzazione dell'acqua al di sotto dello strato calcareo, in corrispondenza dei depositi carboniosi del passato (crosta nera antica). Le formazioni calcaree, traslucide e scarsamente assorbenti, vengono quindi staccate da un'azione termomeccanica interna".
Il nuovo metodo è risultato efficace e altamente selettivo, al punto che la Pcas-Pontificia commissione di archeologia sacra ha chiesto la consulenza dell'Ifac e disposto un intervento sull'intero cubicolo, restituendo una leggibilità prima inimmaginabile a scene, decorazioni e figure paleocristiane, tra le quali la responsabile della Pcas Barbara Mazzei ha riconosciuto l'icona più antica di San Paolo. "A valle di questo grande successo", spiega Mazzei, "abbiamo esteso la collaborazione con l'Ifac ad un altro grosso problema conservativo riscontrato nelle catacombe di Domitilla, ma frequente anche in altri complessi: tenaci croste nere consolidate dalle precipitazioni calcaree che si verificano in ambiente ipogeo". I primi risultati ottenuti sono incoraggianti.
Marco Cirilli
Fonte: Salvatore Siano, Istituto di fisica applicata "Nello Carrara"
Sesto Fiorentino, tel. 055/522.6491, email s.siano@ifac.cnr.it
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