«Il grande segreto della nostra santità si riduce ad assomigliare sempre di più a lui, unico, vero modello» (san Josemaría Escrivá de Balaguer).
Spiegare al grande pubblico cosa sia la santità e cosa siano i processi di canonizzazione, sembra impresa facile, ma non lo è. Si crede di conoscere entrambe le cose, ma probabilmente si ha una informazione approssimativa, legata a luoghi comuni. L’importante è seguire lo stile di vita di Gesù, ha affermato mons. Guido Mazzotta, ordinario di metafisica presso la Pontificia Università Urbaniana (consultore della Congregazione per le cause dei santi e relatore ad casum nella causa di Paolo VI), in un incontro del corso di aggiornamento per giornalisti, tenutosi recentemente all’Università della Santa Croce di Roma. Mazzotta ha esaminato la fenomenologia della santità mostrandone cinque diverse tipologie. Icona iniziale è Stefano, il primo martire morto con le stesse modalità del Cristo. La seconda è rappresentata dalla figura del monaco, la cui ascesi è imperniata sulla preghiera, sulla solitudine, sul silenzio, sulla disciplina. È stata poi la volta di san Francesco («Vivere secondo la forma del santo Vangelo sine glossa»). Il Poverello scelse, come luogo proprio, la città schierandosi dalla parte degli ultimi (minores) ad imitazione di Gesù, come ha fatto in tempi moderni Charles de Foucauld. «Le stimmate nella santità di Francesco sono l’ultimo sigillo e segno della perfetta conformità a Cristo», ha sottolineato il relatore.
Un altro significativo testimone è Ignazio di Loyola, autore degli Esercizi spirituali, dove esprime il concetto cardine «Scegliere come sceglie Gesù». Mons. Mazzotta ha ricordato a proposito del Fondatore dei Gesuiti «la meditazione dei due stendardi»; cioè: «Dietro quale stendardo decido di mettermi? Quale scelta faccio e come investo la mia vita?».
Infine, nell’ultima tipologia, è stata menzionata santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, che ebbe quella grande intuizione: «Nel cuore della Chiesa, sarò l’amore». Vale a dire: non ha importanza il ruolo che ho, ma quanto amore metto in ogni cosa che faccio.
Per quanto attiene ai processi di canonizzazione, mons. Mazzotta ha messo in evidenza l’importanza della vox populi, cioè della fama di santità come presupposto del processo diocesano. Poi ha luogo la fase romana dell’iter presso la Congregazione dove si sviluppano quattro distinti momenti: verifica della validità giuridica del processo diocesano, elaborazione della positio del relatore, esame dei consultori storici e vaglio dei consultori teologi.
E mons. Mazzotta ha tenuto a precisare: «La vera storia dell’umanità è la storia della santità». «Il Sì di Maria è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione» (Paolo VI, Marialis cultus).
del nostro redattore Carlo Mafera
Spiegare al grande pubblico cosa sia la santità e cosa siano i processi di canonizzazione, sembra impresa facile, ma non lo è. Si crede di conoscere entrambe le cose, ma probabilmente si ha una informazione approssimativa, legata a luoghi comuni. L’importante è seguire lo stile di vita di Gesù, ha affermato mons. Guido Mazzotta, ordinario di metafisica presso la Pontificia Università Urbaniana (consultore della Congregazione per le cause dei santi e relatore ad casum nella causa di Paolo VI), in un incontro del corso di aggiornamento per giornalisti, tenutosi recentemente all’Università della Santa Croce di Roma. Mazzotta ha esaminato la fenomenologia della santità mostrandone cinque diverse tipologie. Icona iniziale è Stefano, il primo martire morto con le stesse modalità del Cristo. La seconda è rappresentata dalla figura del monaco, la cui ascesi è imperniata sulla preghiera, sulla solitudine, sul silenzio, sulla disciplina. È stata poi la volta di san Francesco («Vivere secondo la forma del santo Vangelo sine glossa»). Il Poverello scelse, come luogo proprio, la città schierandosi dalla parte degli ultimi (minores) ad imitazione di Gesù, come ha fatto in tempi moderni Charles de Foucauld. «Le stimmate nella santità di Francesco sono l’ultimo sigillo e segno della perfetta conformità a Cristo», ha sottolineato il relatore.Un altro significativo testimone è Ignazio di Loyola, autore degli Esercizi spirituali, dove esprime il concetto cardine «Scegliere come sceglie Gesù». Mons. Mazzotta ha ricordato a proposito del Fondatore dei Gesuiti «la meditazione dei due stendardi»; cioè: «Dietro quale stendardo decido di mettermi? Quale scelta faccio e come investo la mia vita?».
Infine, nell’ultima tipologia, è stata menzionata santa Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, che ebbe quella grande intuizione: «Nel cuore della Chiesa, sarò l’amore». Vale a dire: non ha importanza il ruolo che ho, ma quanto amore metto in ogni cosa che faccio.
Per quanto attiene ai processi di canonizzazione, mons. Mazzotta ha messo in evidenza l’importanza della vox populi, cioè della fama di santità come presupposto del processo diocesano. Poi ha luogo la fase romana dell’iter presso la Congregazione dove si sviluppano quattro distinti momenti: verifica della validità giuridica del processo diocesano, elaborazione della positio del relatore, esame dei consultori storici e vaglio dei consultori teologi.
E mons. Mazzotta ha tenuto a precisare: «La vera storia dell’umanità è la storia della santità». «Il Sì di Maria è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione» (Paolo VI, Marialis cultus).
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