domenica, aprile 26, 2009
Radio Vaticana - Le donne alle prese con una gravidanza indesiderata vivono spesso momenti di profonda solitudine e molte fra loro si rivolgono a strutture in grado di fornire ascolto e consigli. Tra queste strutture ci sono i Centri di aiuto alla vita (Cav), gestiti dal Movimento della vita. Migliaia sono le madri che hanno trovato aiuto e altrettante le migliaia di vite sottratte all’aborto, come spiega, al microfono di Fabio Colagrande, Ubaldo Camillotti del Movimento per la vita di Padova e membro della Segreteria nazionale di coordinamento dei Cav (ascolta).
R. – Io vorrei che questi numeri ve li raccontassero quei quattro mila volontari dei Centri di aiuto alla vita, perché sono veramente loro che dovrebbero raccontarvi le emozioni che stanno dietro questi numeri. E’ proprio il lavoro di queste persone, silenziose, che ha permesso di giungere a questi numeri straordinari. Solo l’anno scorso, in 172 Cav su 315, sono nati poco meno di otto mila bambini; quindi, la stima di 14 mila in tutta Italia, è più che attendibile. Sono state assistite 12 mila gestanti, 15 mila donne con vari problemi, non solo di gravidanza. L’anno scorso, mediamente, sono nati in ogni Cav 46 bambini, sono state assistite 160 donne. Questo ci permette di enucleare, in due numeri - spazzando via tutto il resto - che i bambini nati in questi oltre 30 anni di attività sono stimati ragionevolmente intorno ai 110 mila, e che sono circa 340 mila le donne assistite. Più della metà di queste donne non hanno avuto problemi di gravidanza. Questo manifesta chiaramente la nostra amicizia verso le donne. Questi due numeri rendono onore a quei quattro mila volontari che tutti i giorni, silenziosamente, scommettono sulla vita.
D. – Qual è l’aspetto più interessante del tipo di conforto, assistenza offerta dai volontari dei Centri di aiuto alla vita?
R. - L’aspetto più interessante della nostra attività è proprio che nonostante le difficoltà economiche, denunciate maggiormente dalle donne, la presenza del volontario per la vita fa superare la grande difficoltà che è costituita, non tanto da una gravidanza inattesa, ma dalla solitudine in cui si trova. E’ la solitudine che crea i problemi e, in particolare, la solitudine di una donna che aspetta un bambino. L’attività del volontario fa superare questa difficoltà e addirittura trasforma la difficoltà della donna in un’occasione di crescita. Questa è la grande lezione che secondo me proviene dal volontariato per la vita. Nessuna donna è mai venuta da noi a lamentarsi per aver messo al mondo un figlio, pur in mezzo a tante difficoltà. Questo significa che anche una gravidanza inattesa può essere facilmente accolta se la donna non viene lasciata sola. Lo dimostrano, fra l’altro, i nostri numeri secondo cui la maggior parte delle donne che manifestano la volontà di abortire, una volta venute a contatto con un Centro di aiuto alla vita, ritornano sulla loro decisione e accettano il figlio.
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domenica, aprile 26, 2009
A causa dell'influenza suina sono state sospese le messe in tutte le chiese della capitale
Radio Vaticana - L'arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera, “preoccupato e rattristato per la situazione sanitaria che ha causato diverse vittime” colpite dall'influenza suina, ha annunciato la sospensione, a partire da questa domenica, e fino a nuovo ordine, di tutte le Messe in programma nell’arcidiocesi della capitale. “Sono sospese tutte le Messe fino a nuova disposizione” in tutte le parrocchie della città, si legge nel comunicato dell’arcivescovo trasmesso alla stampa ieri sera dal responsabile per le comunicazioni José de Jesùs Aguilar, con la precisazione che la decisione è stata presa in accordo con il ministero della Sanità. In concreto, la misura non implica la chiusura delle chiese per quei fedeli che intendano recarvisi a pregare. La Messa, tuttavia, spiega il comunicato, dovrà essere seguita via radio, grazie alle celebrazioni trasmesse da altre zone del Paese o dall'estero. Fino a qualche ora prima di questa disposizione, la Chiesa aveva evitato di sospendere le Messe in programma nella giornata di oggi, limitandosi a raccomandare ai fedeli a recarsi in chiesa con le mascherine per coprire bocca e naso. Il cardinale Norberto Rivera Carrera ricorda che è dovere dei pastori “la cura non solo della salute spirituale, ma anche di quella fisica”. Questa grave decisione, precisa il porporato, non esime i fedeli cristiani dall’adempiere il precetto dominicale e perciò si raccomanda di unirsi alla celebrazione eucaristica tramite la radio e la Tv nazionale e internazionale. D’altra parte l’arcivescovo chiede a tutti di rivolgere una particolare preghiera a Nostra Signora di Guadalupe affinché protegga tutti, in particolare le popolazioni delle zone a rischio come il Distretto federale. Infine, nel comunicato, il cardinale Rivera Carrera chiede a tutti di collaborare con le autorità del Paese adottando responsabilmente i comportamenti suggeriti e, al tempo stesso, ricorda ai parroci il loro dovere di assecondare queste raccomandazioni per il bene comune e di ogni cittadino. (A cura di Luis Badilla)
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domenica, aprile 26, 2009
Agenzia Misna - “I partecipanti al convegno fanno propria la proposta di mons. Giovanni Barbareschi perché nelle città e nei paesi in cui vi sia stato un Istituto di suore che ha collaborato alla lotta di Liberazione e alla Resistenza in vario modo (salvataggio di ebrei, partigiani, popolazioni inermi), sia dedicata una ‘Via Suore della Resistenza’. Invitano gli amministratori e chiunque ne ha la possibilità a farsi parte attiva perché il progetto possa trovare realizzazione presto e nel modo più esteso possibile”: è l'odg approvato al termine del convegno “Le suore e la Resistenza”, organizzato a Milano, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio di enti locali, dalla Fondazione culturale "Ambrosianeum" e dall'Azione Cattolica Ambrosiana. “Tra le forme di Resistenza non armata, quella attuata da numerosi istituti religiosi femminili, che spesso hanno anche ospitato attività clandestine della Resistenza, è finora tra le più dimenticate” ha sottolineato Marco Garzonio, presidente dell' “Ambrosianeum” sul cui sitoweb si può leggere tra l'altro: "La Resistenza è stata studiata da numerose prospettive e in tanti modi diversi. La riscoperta avvenuta negli ultimi anni delle forme di Resistenza non armata consente oggi il recupero di molti protagonisti trascurati... da numerose testimonianze emerge un ruolo tutt’altro che secondario, come soccorritrici, infermiere, informatrici. I loro istituti hanno spesso ospitato attività clandestine della Resistenza. Nel suo percorso di riscoperta di questi soggetti l’"Ambrosianeum", dopo aver offerto negli anni scorsi un contributo sui preti e sulle donne, propone un primo bilancio e sollecita nuove ricerche. Si tratta di un lavoro ancora pionieristico, ma certo utile al fine di mostrare il carattere davvero popolare della lotta di liberazione in Italia".
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domenica, aprile 26, 2009
Benedetto XVI ha canonizzato cinque nuovi santi, esempio che è possibile “porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta”.
AsiaNews – Dal tempo in cui Gesù Risorto era fisicamente presente tra gli apostoli fino ai nostri giorni, segnati da una grave crisi economica e dallo “smarrimento” soprattutto dei giovani, i fedeli trovano nell’Eucaristia ispirazione e sostegno. In “una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo” è possibile “porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta”.
E’ l’insegnamento che Benendetto XVI ha indicato nella vita di cinque beati, quattro italiani e un portoghese, che ha canonizzato nel corso di una messa solenne celebrata sul sagrato della basilica di San Pietro, in una giornata grigia, alle 30mila persone riunitesi per il rito che ha iscritto tra i santi Arcangelo Tadini, (1846-1912), fondatore della congregazione delle Suore operaie della Santa casa di Nazareth; Bernardo Tolomei (1272-1348), abate, fondatore della congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto dell’ordine di San Benedetto; Nuno De Santa Maria Álvares Pereira (1360-1431), religioso, dell’ordine dei Carmelitani; Geltrude Comensoli (1847-1903), fondatrice dell’istituto delle Suore Sacramentine; Caterina Volpicelli (1839-1894), fondatrice della congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore.
“Le diverse vicende umane e spirituali di questi nuovi Santi – ha sottolineato il Papa - stanno a mostrarci il rinnovamento profondo che nel cuore dell’uomo opera il mistero della risurrezione di Cristo; mistero fondamentale che orienta e guida tutta la storia della salvezza. Giustamente pertanto la Chiesa sempre, ed ancor più in questo tempo pasquale, ci invita a dirigere i nostri sguardi verso Cristo risorto, realmente presente nel Sacramento dell’Eucaristia”.
“Lunghe ore trascorreva in preghiera davanti all’Eucaristia sant’Arcangelo Tadini, che, avendo sempre di vista nel suo ministero pastorale la persona umana nella sua totalità, aiutava i suoi parrocchiani a crescere umanamente e spiritualmente”. “Assunse per questo non poche iniziative concrete e coraggiose, come l’organizzazione della "Società operaia cattolica di mutuo soccorso", la costruzione della filanda e del convitto per le operaie e la fondazione, nel 1900, della "Congregazione delle suore operaie della Santa Casa di Nazareth", allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth. Quanto profetica fu l’intuizione carismatica di Don Tadini e quanto attuale resta il suo esempio anche oggi, in un’epoca di grave crisi economica! Egli ci ricorda che solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell’Eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attività lavorative e in ogni ambito della nostra società”.
“Anche in san Bernardo Tolomei, iniziatore di un singolare movimento monastico benedettino, spicca l’amore per la preghiera e per il lavoro manuale. La sua fu un’esistenza eucaristica, tutta dedita alla contemplazione, che si traduceva in umile servizio del prossimo”. “In occasione della grande peste del 1348, lasciò la solitudine di Monte Oliveto per recarsi nel monastero di S. Benedetto a Porta Tufi, in Siena, ad assistere i suoi monaci colpiti dal male, e morì egli stesso vittima del morbo come autentico martire della carità. Dall’esempio di questo Santo viene a noi l’invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carità pronta anche al sacrificio supremo”.
Alvares Pereira è eroe nazionale del Portogallo. Conestabile del regno di Portogallo, nominato generale a soli 23 anni, guida l’esercito nella vittoria nella battaglia di Atoleiros, grazie alla quale il Portogallo conquista la piena indipendenza. Rimasto vedovo e sistemata l'unica figlia vivente, andata in sposa al figlio di re Joao I, nel 1423 entra a Lisbona nel convento da lui fondato per l'Ordine dei Carmelitani. Vuole essere un semplice "donato" e prende il nome di fra Nuno di Santa Maria. Muore il giorno di Pasqua del 1431, lasciando il ricordo di un uomo di preghiera e di penitenza, generoso verso i poveri, devoto della Madonna.
“Una particolare attrazione per Gesù presente nell’Eucaristia avvertì sin da bambina santa Gertrude Comensoli”. “Fu infatti davanti all’Eucarestia che santa Gertrude comprese la sua vocazione e missione nella Chiesa: quella di dedicarsi senza riserve all’azione apostolica e missionaria, specialmente a favore della gioventù. Nacque così, in obbedienza a Papa Leone XIII, il suo Istituto che mirava a tradurre la ‘carità contemplata’ nel Cristo eucaristico, in ‘carità vissuta’ nel dedicarsi al prossimo bisognoso. In una società smarrita e spesso ferita, come è la nostra, ad una gioventù, come quella dei nostri tempi, in cerca di valori e di un senso da dare al proprio esistere, santa Gertrude indica come saldo punto di riferimento il Dio che nell’Eucaristia si è fatto nostro compagno di viaggio. Ci ricorda che ‘l’adorazione deve prevalere sopra tutte le opere di carità’ perché è dall’amore per Cristo morto e risorto, realmente presente nel Sacramento eucaristico, che scaturisce quella carità evangelica che ci spinge a considerare fratelli tutti gli uomini”.
“Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di ‘essere di Cristo, per portare a Cristo’ quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico”. “Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora’. Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta”. E, ha aggiunto in francese prima della recita del Regina Caeli, “che l’esempio dei nuovi santi ci dia di non avere paura di andare verso i nostri fratelli e sorelle per trasmettere la Parola di vita nel mondo intero”. ... (continua)
domenica, aprile 26, 2009
Seicento indigeni Emberá sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi situati nel cuore del Chocó, nordovest della Colombia, a causa dei violenti scontri tra la guerriglia, i paramilitari e l'esercito. La denuncia arriva dalla Corce rossa internazionale.
PeaceReporter - Le comunità desplazadas sono state costrette a vagare nella selva per giorni, in attesa che gli scontri a fuoco si placassero. Adesso, secondo Caracol Radio, sono riusciti a rifugiarsi nel centro urbano di Pizarro e in un villaggio agricolo dei dintorni. A fornire loro gli alimenti base e le cure necessarie supplendo all'emergenza sono gli uomini della Cruz Roja, aiuti che non potranno durare all'infinito. "Il Comitato internazionale della Croce rossa è preoccupato per la sorte della popolazione civile di questa zona, che da molte settimane sopporta un aggravarsi delle conseguenze del conflitto armato. La maggioranza delle persone colpite da questa situazione è formata da donne e bambini", conclude il comunicato dell'organizzazione medica. La delegata incaricata della zona, Silvia Padrón, ha cercato di sottolineare lo stato d'angoscia in cui si trovano queste persone nel sapere di familiari e vicini sperduti nella selva, tra scontri a fuoco e attacchi.
La denuncia di Msf. Uno sfollamento, questo degli indigeni, che va a sommarsi a quelli avvenuti nelle ultime settimane in molte altre zone del Chocó. All'inizio di marzo, Medici senza frontiere ha denunciato un escalation di violenze tra paramilitari e guerriglieri dell'Esercito di Liberazione nazionale (Eln) che ha costretto famiglie intere a lasciare i loro villaggi. Si tratta di circa ottocento persone, che si sono rintanate a Catru, un piccolo villaggio di 1200 anime. Ad attendere a questa ennesima emergenza ci ha pensato questa volta Msf: "La comunità locale ha mostrato grande solidarietà nell'accogliere la gente desplazada nelle loro case. Al momento ci sono dalle due alle quattro famiglie in ogni casa, e si tratta di casupole che vanno strette anche a un singolo nucleo familiare", ha spiegato Oscar Bernal, coordinatore per la Colombia di Msf. "Il sovraffollamento fa aumentare il rischio di diffusione di malattie infettive".
Ogni giorno Medici senza frontiere procura un team di settanta fra medici e psicologi. "I principali problemi di salute sono dati dalla malaria, poi c'è la tubercolosi e la malnutrizione dei bambini", spiega Bernal. Poi si contano gravidanze a rischio, polmonite e tubercolosi extra polmonare e per raggiungere il primo ospedale è necessario percorrere 4 ore di barca e molte altre via terra. Ma ciò che sta accadendo adesso in Chocó non è certo un'emergenza nuova, come non lo è per molte altre zone della Colombia, martoriate da un conflitto ultraquarantennale. Il numero di desplazados colombiani, infatti, fanno del paese sudamericano il secondo al mondo dopo il Sudan per numero di sfollati interni. Le cifre ufficiose, date da Ong, parlano di circa 4 milioni di desplazados contro l'1.9 milioni dichiarati dal governo. A questi si aggiungono altre cifre della crisi umanitaria: oltre alle vittime, che si aggirano oltre i 300mila - ma che sono difficili da stimare per la natura stessa della guerra in Colombia - si contano oltre mille persone l'anno ferite da mine antiuomo, centinaia di rapiti ogni anni a scopo di riscatto dai vari gruppi armati (486 nel 2007) e da bande di criminali comuni, e il dieci percento della superficie territoriale coltivata a coca (dato delle Nazioni Unite del 2007).
Accordo di pace. Forse. Intanto, il presidente della Repubblica, nemico giurato delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia e da sempre paladino delle prove di forza in nome di una guerra senza esclusione di colpi, dà l'impressione di rendersi conto di quanto sia lontana la tanto sbandierata vittoria sul campo. E guarda a un accordo di pace con le Farc, mentre quello in atto con le Eln langue da anni. In cambio, le Farc dovranno rispettare, però, un cessate il fuoco a partire da questa settimana, la Semana Santa, quale dimostrazione di buona fede verso dei negoziati che la guerriglia va dicendo di volere da anni. Si tratta del secondo invito ad accordi di pace in 24 ore. Un atteggiamento quello tenuto da Alvaro Uribe nel fine settimana, che ha colto di sorpresa molti settori politici, visto che solo una settimana fa aveva rigettato ogni proposta di dialogo lanciata dalle Farc. Già arrivata la risposta delle Farc, che si sono dette disponibili a realizzare lo scambio di prigionieri che viene rimandato da anni, ma per la prima volta dimostrandosi meno inflessibili sull'esigenza di una zona smilitarizzata nel sudest del paese, condizione sine qua non delle proposte passate. Ventidue, fra militari e poliziotti, contro 500 guerriglieri prigionieri nelle carceri di Stato. Questo quanto chiesto dalle Farc. A Uribe l'ardua risposta.
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domenica, aprile 26, 2009
- Il dialogo della vita - di Renato Zilio
- Sicurezza e criminalizzazione dei migranti - di Lorenzo Prencipe
- La strage di Marzabotto: le vittime furono 750 e non 1820 - di Carlo Mafera
- I vantaggi della bicicletta nella città - di Carlo Mafera
- Tempo per le relazioni e speranza dai numeri - di Antonino Crivello
- Le Foibe - di Carlo Mafera
- L'introduzione della stampa nella civiltà occidentale - di Carlo Mafera
- Ogni essere vivente - di Monica Cardarelli
- Chronos e Kairòs nello scorrere del tempo - di Fabio Vitucci
- Giovani&Europa - di Renato Zilio
- Codipendenza o libertà relazionale? - di Carlo Mafera
- Una risorsa davvero preziosa - di Carlo Mafera
- Chronos e Kairòs - di Carlo Mafera
- Vivere ai confini - di Renato Zilio
- La ricerca di sé e la ricerca della verità in sant’Agostino - di Carlo Mafera
- Il mito della "madre matrigna" nella Genesi e nelle fiabe - di Carlo Mafera
- Corradino D'Ascanio, un inventore dimenticato - di Carlo Mafera
- I fatti precedenti la Prima Guerra Mondiale - di Carlo Mafera
- Verso una nuova identità - di Renato Zilio
- L’epilogo della seconda guerra mondiale e l'atomica - di Carlo Mafera
- Solitudine, grande intima solitudine! - di Monica Cardarelli
- Un po' di storia: il Trattato di Versailles - di Carlo Mafera
- Spezzare il pane - di Renato Zilio
- La 'riflessione' come prevenzione delle stragi del sabato sera - di Carlo Mafera
- "Sete di Dio", il nuovo libro di Alessandra Borghese - di Carlo Mafera
- Tuba Sahaab, ambasciatrice internazionale della poesia - di Carlo Mafera
- L'unica certezza è quella di non essere infallibili - di Carlo Mafera
- Il dizionario dell’indimenticabile - di Monica Cardarelli
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- Testimoni del nostro tempo: memoria di P. Vincenzo Zucca - di Elisabetta Nardi
- La vita della Missione francescana O.F.S. di Onest, in Romania - di Lucia Iorio
- Elogio della differenza - di Renato Zilio
- Economia globale e mondo cattolico - di Carlo Mafera
- Amore, sessualità e genere. La complementarietà uomo-donna - di Carlo Mafera
- E' desiderio del Signore - di Carlo Mafera
- Marta Sordi, i Cristiani e l'Impero Romano - di Carlo Mafera
- Un Olocausto dimenticato - di Carlo Mafera
- Pentecoste Africana - di Renato Zilio
- L'Akathistos - di Carlo Mafera
- La lettera di Suor Marcella - di suor Marcella Catozza
- Un approccio diverso alla Santità - di Carlo Mafera
- Nucleare ed energia pulita: intervista all'On. Realacci - di Fabio Gioffrè
- Emigrano anche i Santi - di Renato Zilio
- Padre Marcello della Vergine del Carmeloo - di Carlo Mafera
- La potenza dei sogni, la forza della fede - di Monica Cardarelli
- Beato Angelico, L’alba del Rinascimento - di Carlo Mafera
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- Notizie dal Chaco - di fra Tarcisio Ciabatti
- Laicità e laicismo - di Carlo Mafera
- Nei gulag di Stalin un gesuita: Padre Pietro Leoni - di Carlo Mafera
- Lourdes - I miei giorni al servizio di Maria - di Carlo Mafera
- Il pensiero e l'azione sociale di Giorgio La Pira - di Carlo Mafera
- Il mondo delle piccole gioie quotidiane - di Monica Cardarelli
- Il pensiero e l'azione sociale di Giorgio La Pira - di Carlo Mafera
- Meditazione sul corpo - di Renato Zilio
- Gli Alleati sapevano dell'Olocausto già dal 1941 - di Carlo Mafera
- Giorgio La Pira e il messaggio di Fatima - di Carlo Mafera
- Identità sacerdotale e celibato: tra oriente e occidente - di Carlo Mafera
- Due piccoli flash sulla bioetica - di Carlo Mafera
- Alla ricerca del volto - di Carlo Mafera
- Genitori e figli, difficoltà e incomprensioni - di Masal Pas Bagdadi
- Ce.Mi.Ofs.: il carisma dei francescani laici missionari II parte - di Lucia Iorio
- Strangers into citizens - di Renato Zilio
- Un figlio di nome ‘Libro’ - di Monica Cardarelli
- La santità e i processi di canonizzazione della Chiesa - di Carlo Mafera
- Le cause della denatalità in Italia - di Carlo Mafera
- 3 maggio 2009, Giornata Mondiale delle Vocazioni - di Renato Zilio
- Visitando la cultura inglese - di Renato Zilio
- Il dialogo interreligioso - di Carlo Mafera
- La presenza della Santa Sede negli scenari internazionali - II parte - di Carlo Mafera
- La presenza della Santa Sede negli scenari internazionali - I parte - di Carlo Mafera
- Papa Pacelli e gli Ebrei - di Carlo Mafera
- Grazie, scusami. Perdono. - di Monica Cardarelli
- Vite migranti da benedire - di Renato Zilio
- Ce.Mi.Ofs., francescani secolari e missionarietà - I parte - di Lucia Iorio
- Da un altro punto di vista... - di Renato Zilio
- "Due per due cinque": riflessione sulla personalità umana - di Monica Cardarelli
- Terremoto in Abruzzo: intervista a Toni Capuozzo - di Fabio Gioffrè
- La passione di Maria e il percorso della croce di Jacopo - di Monica Cardarelli
- Prevedibilità del sisma in Abruzzo non attendibile - di Antonio Caprai
- Mettersi nelle mani dell’altro - di Renato Zilio
- Non arrestarti ma anzi, cautamente avanza - di Monica Cardarelli
- L’esercito ha messo una pietra al posto del mio cuore - di un militare israeliano
- Ogni vita è bella - di Fabio Vitucci
- La legge è manifestazione di servizio - di Fabio Vitucci
- Vivere low-cost - di Fabio Vitucci
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- Giorno della Memoria: diciamo NO alla violenza, sull’esempio di Aldo Moro e di Peppino Impastato - di Fabio Vitucci
- Immigrazione: problema risolvibile? - di Antonino Crivello
- Le sentinelle e il loro messaggio - di Antonino Crivello
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domenica, aprile 26, 2009
Sono quelli che in una sola serata alternano birra e gin, poi passano alla tequila e al whisky, sconfinano negli aperitivi alcolici e nell’immancabile vino: una scelta, quest’ultima, che torna di moda, soprattutto tra le under 18, anche per il costo basso che si concilia bene con la crisi economica.
PapaBoys - Il dato è chiaramente allarmante e ci dispiace sinceramente doverlo proporre: ma è possibile che più di un milione di giovani italiani siano a 'rischio alcool'? Preoccupano i minori: al Nord il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che bevono sino ad ubriacarsi (sei bicchieri a sera) ha meno di 18 anni. I dati sono dell'Istat e dell'Istituto superiore di Sanità, che nella giornata dell'Alcohol Prevention Day 2009, hanno presentato due distinte ricerche. Sembra destinata a sparire l’immagine del tipo che tiene la bottiglia di vino in una mano e il bicchiere nell’altra. Sembra sempre più frequente, invece, quella del giovane “policonsumatore”. Quello che in una sola serata, quasi sempre nel week end, alterna birra e gin, poi passa alla tequila e al whisky, sconfina negli aperitivi alcolici e nei “breezer” (cocktail alcolico del tipo Ready to drink), per poi terminare nell’immancabile vino: una scelta, quest’ultima, che torna di moda, soprattutto tra le ragazze minori, anche per il costo basso che si concilia bene con la crisi economica. Le bevande alcoliche e la successione possono anche non essere quelle proposte, ma la sostanza è questa: quattro bicchieri e mezzo di un cocktail di bicchieri a sera per gli under 18 maschietti e addirittura 6 per le femminucce. Con bevute fino a tarda notte, happy-hours e brindisi, facendo la spola tra un locale e l'altro, a le possibilità di diventare protagonisti di incidenti stradali che si moltiplicano con l’avvicinarsi dell’alba. E non sono fenomeni isolati: perché in Italia risultano a rischio dipendenza da alcol il 14,9% dei ragazzi e il 6,8% delle ragazze. A darci queste notizie da brivido sono l'Istat e l'Istituto superiore di Sanità, che nella giornata dell'Alcohol Prevention Day 2009, hanno presentato due ricerche sull'uso e (soprattutto) l'abuso di alcol in Italia. In entrambi i casi, che solo nel nostro Paese coinvolge qualcosa come 10 milioni di italiani, quello che fa pensare è la superficialità con la quale i più giovani si avvicinano al bicchiere. Secondo l'Istat le fasce di popolazione in cui i comportamenti a rischio sono più diffusi sono gli anziani con più di 65 anni, i giovani di 18-24 anni e i minori di tra gli 11 e i 17 anni. In particolare sono i giovani tra i 18 ed i 24 anni i più soggetti al “binge drinking”: si tratta di una vera e propria “bevuta esagerata", tipica de Nord Europa, concentrata in singole occasioni. Un dato che fa ancora più scalpore se si pensa che l'Oms raccomanda da anni la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. A livello territoriale, in Italia i comportamenti a rischio risultano maggiormente diffusi nella popolazione residente al Nord. E ancora una volta sono i giovani, alla ricerca di uno sballo a basso costo, a preoccupare: basti pensare che il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che bevono sino ad ubriacarsi ha meno di 18 anni. Secondo la ricerca 'Il Pilota' dell'Osservatorio Nazionale Alcol del Cnesps dell'Istituto superiore di sanità, i ragazzi bevono in media 4 bicchieri di alcol, 3 le ragazze. Gli under 18 fanno registrare addirittura un record in questa cattiva abitudine: 4 bicchieri e mezzo i maschi, inaspettatamente 6 le femmine.
QUALI PROBLEMATICHE E MOTIVAZIONI?
Per l'Istituto superiore di Sanità non ci sono dubbi: al cocktail di bevande assunto dai giovani corrisponde un cocktail di motivazioni: l`accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande alcoliche da parte dei giovani abbinata all`abbassamento dei prezzi nelle occasioni di happy-hours, per passare alle sempre più persuasive forme di pubblicità e strategie di marketing. Nel conto va messa poi la cattiva educazione in famiglia: il comportamento di non pochi genitori che, inclini a bere, si trasforma in invito indiretto verso i figli a fare lo stesso. Non a caso è potenzialmente a rischio il 22,7% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore adotta comportamenti propensi al consumo di bevande alcoliche.
LO SBALLO DEL MOMENTO
Ed infine c’è la moda del momento. Come quella di realizzare lo sballo del sabato sera in piazza tra amici con l’intento di bere un’intera damigiana costituita de vino e bevande alcoliche e superalcoliche a basso costo: si tratta di “una tendenza viva in paesi come la Spagna – spiega Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale Alcol, del Centro Oms per la ricerca sull'alcol e presidente della Società italiana di Alcologia - dove il rito del cosiddetto “butellon” impera da almeno 5 anni. Oggi infatti non è infrequente, soprattutto nelle Regioni italiane del Nord-Est e Nord-Ovest, vedere gruppi di giovani che in piazza o nei luoghi pubblici consumano collettivamente cocktail di alcol secondo una ritualità che ha molte analogie con il consumo delle droghe". ... (continua)